Micrografia parkinsoniana

La micrografia è un disturbo comune e precoce nella malattia di Parkinson,
riconducibile alla acinesia, bradicinesia, ipertensione, perdita di automazione tipica dell’affezione. Tale disturbo di scrittura può essere trattato con sedute di riabilitazione.

La micrografia è un disturbo della scrittura frequente nella malattia di Parkinson ed é caratterizzata da dimensioni che si contraggono nel suo progredire verso la fine di una parola o di una riga. La peculiarità di tale scrittura, definita dagli Autori francesi «pattes de mouche» (zampe di mosca) denota inoltre rallentamento, ma consente solitamente la lettura. In altri casi la scrittura è perturbata al punto da divenire indecifrabile. Tale disturbo grafico è molto diffuso (si cita il 75% dei malati di Parkinson) e spesso si instaura precocemente, nella fase iniziale della malattia, contribuendo alla diagnosi, di cui diviene un carattere premonitore. Le implicazioni pratiche del disturbo variano da caso a caso, in funzione del soggetto che ne è portatore e della sua attività, ma il problema ha comunque un impatto negativo sulla vita sociale e professionale, generando spesso conflittualità nell’autenticazione/disconoscimento/capacità in ambito forense.
La scrittura è notoriamente un’attività complessa finalizzata a produrre rapidamente su un supporto caratteri piccoli e piuttosto simili, con movimenti veloci e precisi. Oltre ai tratti dei caratteri, la scrittura richiede abilità di movimento nel produrre “salti” da sinistra a destra, permettendo inoltre rientri in senso opposto, garantendo accentature e ritocchi. Sebbene il supporto di scrittura sia piano, l’attività manuale richiesta deve generare dunque movimenti tridimensionali che implicano impegno articolare non solo della mano, ma anche del polso, del gomito e della spalla. La scrittura risente inoltre dell’atteggiamento posturale e dei punti d’appoggio preferenziali del soggetto.

L’apprendimento della scrittura è piuttosto lungo e complesso, iniziando nei bambini di circa 3 anni con i primi tratti verosimilmente simbolici e non codificati in senso alfabetico, proseguendo poi a circa 6 anni con la produzione di caratteri appresi su cui esercita un controllo visivo. Col tempo l’attività verrà progressivamente automatizzata e l’ispezione visiva non sarà più necessaria.
Nel Parkinson, fin dall’inizio della malattia, la corretta calligrafia acquisita nella scuola primaria durante l’infanzia, inizia frequentemente a deteriorarsi con restringimento della dimensione dei caratteri, difficoltà di avvio della scrittura e quindi nel tracciare le prime lettere di un testo. Gruppi di lettere sono spesso intervallati da spazi, incertezze, arresti, alcune lettere con occhielli o ripiegamenti (
boucles) quali la “e ” e la “l pongono particolari problemi ai pazienti con malattia di Parkinson, così come la “’m” e la “’n”, cui tendono ad aggiungere una o più gambe.
La micrografia è una conseguenza dei sintomi motori della malattia di Parkinson: l’acinesia che rende difficile l’avvio del movimento, con sovrapposizione di ansia nell’iniziare a scrivere, la bradicinesia che riduce l’ampiezza dei caratteri, l’ipertono muscolare che ostacola il flusso di scrittura e quindi la sua qualità, la perdita di movimenti automatici che ne produce il deterioramento.
La rieducazione alla scrittura, demandata alle professionalità abilitate, si articola in genere in un percorso riabilitativo fondato su attività intensiva in 15 sessioni, con 3 sedute a settimana. Ogni sessione dura 45 minuti ed è completata da esercizi da svolgere ogni giorno a casa. All’inizio di ogni sessione, il terapeuta sceglie con il paziente un tema personale motivante: prepararsi e firmare un assegno, scrivere una lettera ai familiari, preparare una lista della spesa, ecc. L’intento degli esercizi iniziali è quello di produrre un’esaltazione dell’ampiezza e della gamma di movimento, con allenamento paziente nel riprodurre nello spazio enormi tracciati raffiguranti “8” o “ 0”. L’esercizio sarà seguito dal tracciato di altre linee curve su grandi superfici. Poi il paziente sarà invitato a trovare la corretta altezza dei caratteri scrivendo parole brevi, poi sempre più lunghe su fogli quadrettati. Lo scopo di questo metodo è rendere il movimento volontario consapevole e meno automatico, memorizzando comandi verbali e monitorando le varie escursioni per ottenere il risultato visivo atteso.

Antonella Pastorini

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