L’unicità e la grandezza di Sigmund Freud consisteva nella sua innata capacità, di esprimere concetti di una elevata complessità, con esempi pratici ed una terminologia accessibile a tutti. Immaginate una casa in costruzione, forse la casa dei vostri sogni, quindi stabile, duratura, che vi dia garanzie di integrità, ebbene, la formazione della personalità di ogni essere umano Freud la paragonava proprio ad una casa in costruzione.
Naturalmente si inizia dalle “fondamenta”, che devono essere forti e stabili, dove si ergerà la costruzione, su un terreno orizzontale, esattamente come la posizione del neonato, quindi parliamo di fase orale ( da 0 ad 1 anno). Poi è la volta dei muri, il corpo della casa inizia a prendere forma, ed è verticale, proprio come la posizione del bambino quando inizia a camminare. Verso i dodici-tredici mesi, infatti, inizia ad esplorare un mondo nuovo, prende contatto con tutto ciò che lo circonda, percepisce una realtà del tutto nuova rispetto a prima. Via via arriviamo alla soffitta, contiene i nostri ricordi, foto, giocattoli, la culla di legno con il tulle ed il vecchio cavalluccio a dondolo, è il luogo dove i bambini si rifugiano volentieri, il loro nascondiglio segreto, dove giocano ai pirati, ed il vecchio baule della nonna diventa un prezioso forziere. Un luogo colmo di ricordi ma anche di sogni e con tutto ciò che è possibile, quindi il futuro, la meta da raggiungere. Per ultimo, il tetto, di solito ha la forma di un triangolo (edipico) , papà, bimbo, mamma, che oltre ad avere una funzione estetica, di completamento, infatti rende la casa più bella ed armoniosa, ma conferisce soprattutto unità , un completamento all’insieme. Quindi se il tetto sarà solido, equivale alla risoluzione del complesso di Edipo, ed è un elemento basilare nella formazione della personalità di ciascun essere umano, in caso contrario, creerà non pochi problemi nella fase adolescenziale.
Ho fatto questa premessa perché di recente gli organi di stampa hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica vicende giudiziarie dove i bambini sono tristemente i protagonisti in quanto sottratti alla responsabilità genitoriale oppure oggetto di un contenzioso sull’affidamento.
Talvolta si inorridisce di fronte alla superficialità di alcuni “opinionisti”, persino uomini di Chiesa, si sono lasciati sedurre dalla ribalta mediatica, rilasciando dichiarazioni che non trasmettono nulla di positivo, messaggi del tutto sbagliati, che potrebbero alimentare anche lo spirito di emulazione, di persone già disturbate. C’è una corrente di pensiero che ritiene giusto usare un bambino come “mezzo” rieducativo a carattere sperimentale nei confronti dei genitori e non viceversa, lo trovo davvero ingiusto. Allora mi chiedo, tutto ciò nasce da una patologia che si chiama “delirio di onnipotenza”, dove si ha la convinzione, errata, che tutto sia possibile per loro, oppure una mera strumentalizzazione? Possibile che non si arrivi a pensare che per formare gli uomini di domani c’è bisogno di stabilità, di fondamenta solide per poter costruire il loro futuro? Sono molti i bambini violati, usati, a volte purtroppo uccisi proprio dalle persone di cui più si fidavano, allora, ci si domanda per quale motivo i saccenti che si fanno intervistare in televisione non riflettano su questo aspetto. Si pensava, di dover tutelare le vittime, non i carnefici, e le vittime purtroppo saranno sempre i bambini, esseri indifesi che sovente hanno la sfortuna di essere concepiti da persone malvagie, non idonee alla “costruzione” di una nuova vita. Potrebbero sembrare delle riflessioni ovvie, infatti, sono stata piuttosto indecisa se pubblicare o meno questo articolo. E’ scontato che ad un bambino necessiti una situazione familiare serena, con genitori che sappiano trasmettere dei valori, dei sani principi, il rispetto per il prossimo, educarlo alla non violenza, ed alla non sopraffazione. Un bimbo appena nato è come una “spugna”, assorbe tutto e memorizza odori, sensazioni, l’amore che gli viene trasmesso, e man mano che cresce tutto ciò verrà riproposto, ai genitori ma anche alla società, sotto forma di comportamenti più o meno idonei, di serenità, di socievolezza verso i coetanei, di allegria e dalla voglia di condivisione, ma soprattutto fiducia nel prossimo e verso un mondo da esplorare. Soltanto dopo qualche anno, quando sarà in grado, verso i tre anni, di tenere in mano matite e colori, attraverso i primi scarabocchi, gli esperti della psicologia nell’età evolutiva saranno in grado di valutare il percorso intrapreso.
Patrizia Belloni