L’impronta della scrittura

René Le Senne nasce a Elbeuf in Francia, nel 1882, professore di filosofia alla Sorbona, è noto soprattutto per il suo trattato di caratterologia, ovvero una branca della psicologia che ha per oggetto lo studio del carattere, che si propone come obiettivo l’applicazione di metodi e mezzi oggettivi per una accurata indagine.

Vista la grande variabilità del genere umano, cerca di stabilirne le costanti generali.

Le Senne prende in considerazione solo quattro fattori che fanno parte del carattere di ciascuno di noi.

L’emotività, l’attività, la risonanza delle proprie emozioni, ed infine l’ampiezza del campo di coscienza.

In base alle svariate combinazioni di queste proprietà Le Senne distingue otto caratteri fondamentali: il nervoso, sentimentale, collerico, passionale, sanguigno, flemmatico non emotivo attivo, amorfo, flemmatico non emotivo non attivo.

Questo studio si è rivelato direi fondamentale per le applicazioni grafologiche, per la sua elevata comprensibilità, oggi è tra le tipologie più usate specialmente dai grafologi francesi e spagnoli.

La parola carattere deriva dal greco e significa impronta, quindi quando scriviamo lasciamo la nostra, e da lì si parte per intraprendere uno studio circa le caratteristiche di una scrittura su basi oggettive, per giungere alla personalità del soggetto in questione.

Le Senne insegna che non si può distinguere una scrittura maschile da quella femminile senza essere a conoscenza del sesso dello scrivente, tanto meno esiste la scrittura dello stupratore seriale piuttosto che del rapinatore, o spacciatore, etc.

Ci sono delle scritture che lasciano una certa impronta ed attraverso uno studio molto accurato ed anche una valutazione delle patologie latenti, che emergono dalla scrittura, possono fornire un orientamento che però come tale rimane.

A tal proposito, per tornare a Le Senne, si afferma il principio che ci sono molti uomini facenti parte della “tipologia” sentimentale e ciò comporta un certo tipo di scrittura, più morbida e accogliente, che emana sentimento e calore. Mentre ci sono donne che appartengono alla “tipologia” collerico, ( lo dice la parola stessa) e la scrittura sarà ovviamente opposta.

In grafologia, come nella vita nulla è scontato, sfatiamo il mito che la scrittura armoniosa, dalla forma rotonda, morbida , che si snoda come un nastro di seta sul rigo faccia parte del genere femminile, mentre quella rigida, angolosa, dall’apparenza aggressiva del genere maschile, a volte è proprio il contrario.

Vi mostro alcuni esempi per dimostrare che è impossibile stabilire il “sesso” della scrittura

SCRITTURA DONNA

SCRITTURA UOMO

La grafologia è una scienza umana, basata sullo studio delle persone attraverso la scrittura, seguendo un percorso psicologico ma anche scientifico, vedasi i temperamenti ippocratici e le ricerche del neurologo Pophal attraverso i vari stadi di tensione e distensione del gesto grafico.

In quanto “umana” è possibile considerare, anche un margine di errore, per questo e tanti altri motivi si devono analizzare bene tutte le caratteristiche di una scrittura e non spettacolarizzare a tutti i costi una professione così impegnativa.

E’ da ritenersi nociva una errata informazione, a livello mediatico, da parte di sedicenti grafologi, che amano andare in televisione affermando concetti del tutto errati, fuorviando l’utente che non conosce questa professione, facendo passare un messaggio quasi di “stregoneria”!

Sicuramente non biasimo chi non conosce la grafologia, il suo significato e di quanto studio e dedizione ci sia per arrivare a tracciare un profilo psicologico avendo a disposizione poche righe di scrittura, o, per quanto riguarda la perizia giudiziaria “ soltanto” una firma.

Ciò che stupisce sono gli “addetti ai lavori o i presunti tali, che in questo modo calpestano o screditano la professione, offendendo la categoria e chi osserva scrupolosamente il codice deontologico, rinunciando, a volte, ad un incarico a favore della chiarezza.

Patrizia Belloni

Le indagini grafico grafologiche nella ricerca della verità

L’indagine grafica mira a determinare attraverso il ricorso alle strumentazioni tecniche ed alle conoscenze scientifiche se le scritture oggetto dell’esame siano riconducibili al medesimo autore.

Tra i metodi più seguiti dai consulenti grafico-grafologi vi è quello conosciuto con il termine grafonomico che consente di analizzare la scrittura nel suo aspetto dinamico ovvero nel momento elaborativo dei vari segni grafici.

Il padre della grafonomica in Italia è stato il professore Salvatore Ottolenghi, medico legale (1861-1934) fondatore della Scuola di Polizia scientifica italiana che intese applicare al campo delle scritture il metodo già utilizzato negli altri settori degli accertamenti di Polizia Giudiziaria basato sull’applicazione dei principi del segnalamento descrittivo alle indagini grafiche” in quanto, come egli stesso scriveva “ogni processo di identificazione è in fondo un’operazione di confronto, di paragone. Esso consiste in quattro operazioni…osservazione, rilievo o segnalazione dei caratteri, confronto dei caratteri stessi, giudizio di identità”. La bontà del metodo scientifico teorizzato dal Prof. Ottolenghi ed applicato tuttora dalla Polizia scientifica ha trovato il suo riconoscimento in campo internazionale nel 1982 in Olanda a Nijmegen, nel corso del primo “International Workshop on Handwriting Movement Analysis”: in cui venne utilizzato il termine “Graphonomics”.

In ambito internazionale con il suddetto termine “Graphonomics” plurale del termine italiano Grafonomia si vuole evidenziare il coinvolgimento di più discipline nello studio delle scritture nelle loro diverse tipologie.

L’investigatore – nel senso più estensivo del termine – volendo comprendere in tale categoria i pubblici ministeri, la polizia giudiziaria, gli avvocati con i loro sostituti e i privati appositamente autorizzati ad espletare attività investigativa è bene pertanto che conoscano i limiti e le possibilità delle indagine grafico-grafologiche al fine di indirizzare la ricerca della verità.

Chi ha esperienza di investigazioni soprattutto nell’ambito del diritto penale è consapevole che l’identificazione degli autori del reato avviene spesso attraverso la composizione di un puzzle in cui lo sforzo principale è quello di raccogliere quanti più elementi di informazione possibile per giungere a completare il quadro d’insieme e avere una chiara visione dell’azione delittuosa e l’identità del colpevole.

Ogni elemento acquisito nel corso dell’indagine andrà esaminato e valutato unitamente ad altri indizi in modo che gli ulteriori accertamenti investigativi possano essere orientati nella giusta direzione.

Una scrittura pubblica o privata o semplicemente una firma possono costituire la tessera di partenza del puzzle che andrà completato cercando di trovare le tessere mancanti nel tempo più breve possibile.

In questa attività di ricerca un ruolo fondamentale sarà ricoperto dal consulente grafico grafologo che nella sua indagine dovrà confrontarsi con due comportamenti tipici nella falsificazione della grafia: l’imitazione e la dissimulazione.

Tentare di riprodurre la scrittura di un’altra persona nella maniera più fedele possibile non è affatto facile ma l’abilità del bravo falsario è tutt’altro che da sottovalutare.

All’opposto con la dissimulazione la persona vuole evitare che la scrittura lasciata possa divenire una traccia grafica di identificazione ed allora lo sforzo sarà quello di modificare il proprio gesto scrittorio privandolo per quanto possibile di quelle particolarità identificative.

L’esperienza maturata sul campo con l’esame di molteplici casi e tipologie di scritture costituisce un bagaglio conoscitivo di sicuro affidamento per la valutazione del nuovo caso e del manoscritto.

Fondamentalmente, l’esperto o consulente grafico dovrà capire se due scritti siano stati generati dalla stessa mano. Un lavoro di confronto che non potrà limitarsi agli aspetti morfologici dei manoscritti redatti, ma in particolare a quelli dinamici, strettamente legati al movimento spontaneo e naturale della mano. Infatti è possibile riconoscere l’autografia o l’eterografia di due scritti, anche nei casi d’imitazione e di dissimulazione, in quanto sopravvivono comunque alcuni movimenti automatizzati, individualizzati e incontrollabili.

Per scoprire una falsificazione, il consulente dovrà individuare nello scritto in esame i punti in cui riemerge la spontaneità grafica del falsario che soprattutto in elaborati grafici di maggiore estensione può incorrere più facilmente in errori nell’azione di falsificazione.

In pratica il consulente grafico grafologo si trova ad affrontare una casistica assai eterogenea e complessa, a titolo esemplificativo ma non esaustivo si possono indicare:

a) la sospetta falsità di firme apposte su assegni, cambiali, contratti e fideiussioni con ripercussioni di carattere penale in relazione al delitto di truffa;

b) l’attribuzione o meno delle disposizioni testamentarie al “de cuius” con conseguente impugnazione del testamento;

c) la simulazione di un suicidio e il ritrovamento di uno scritto falsamente realizzato per motivare il gesto della vittima al fine di sviare le indagini dal compiuto omicidio;

d) i manoscritti anonimi o apocrifi con contenuti: minatori, diffamatori, calunniatori, estorsivi.

L’indagine grafico-grafologica, costituisce quindi sin dall’avvio dell’attività investigativa un valido ausilio nella ricerca della verità in grado di ottimizzare gli sforzi delle parti in causa, sia nel settore penale sia in quello civile. Inoltre basandosi su atti ripetibili non potranno pregiudicare in alcun modo le successive attività peritali sulle quali poi il giudice costruirà il proprio convincimento.

Dr. Roberto Colasanti

Criminalista

Ufficiale Superiore Arma dei Carabinieri

Il valore scientifico della grafologia

Molto spesso, durante un processo, gli avvocati di parte e l’autorità giudiziaria interpellano un grafologo ai fini della “ricerca della verità” quantomeno a livello processuale. Il referto grafologico assume un particolare rilievo nelle controversie civilistiche, ove l’eventuale apocrifia di uno scritto può inficiare la validità di un atto oppure di un contratto, ma anche in ambito penale con riferimento ad una vasta gamma di reati. Al contempo il grafologo viene chiamato a fornire consulenza in altri ambiti sociali quali, ad esempio, la consulenza aziendale, la pedagogia (grafologia dell’età evolutiva) e l’analisi della personalità (psicologia della scrittura).
Il grafologo professionista, negli ultimi tempi, trova spazio anche in programmi televisivi di tipo giornalistico ove capita di assistere al rilascio di responsi psicologici e/o criminologici sulla scorta di qualche rigo. Di conseguenza, se da un lato la grafologia risulta senz’altro affascinante dall’altro lato può dar luogo ad una serie di interrogativi in ordine alla sua rilevanza scientifica. Così, la lettura di un profilo grafologico accostato ad una scrittura, in mancanza dell’esposizione di un iter logico e analitico può far sorgere dei dubbi sulla valenza della scienza grafologica. La spettacolarizzazione di certo non giova all’affermazione della grafologia in una accezione di tipo scientifico.
In questo “Magazine” appare, quindi, doveroso soffermarsi sul valore scientifico della grafologia. Si tratta di una scienza umana in quanto attiene una manifestazione dell’uomo che è l’unico animale che utilizza i segni e i simboli per esprimersi. Possiamo parlare di scienza in quanto si basa su un metodo razionale e su un iter logico ben definito per l’analisi della grafia. Possiamo evidenziare, anche se per gli addetti ai lavori si tratta di affermazioni superflue, che il “risultato finale” rappresentato dalla consulenza grafologica è il risultato di studi e di specifiche competenze professionali.
Sull’argomento si è espresso anche il prof. Umberto Veronesi sul settimanale “Oggi” del 4 agosto 2004. In una intervista avente ad oggetto la grafologia, l’autorevole esponente della comunità scientifica non lascia spazio ad interpretazioni affermando “io credo che la grafologia abbia senz’altro un carattere scientifico, ma che entri nella categoria delle pseudoscienze quando se ne fa un uso banale e approssimativo, un po’ come succede per la psicologia quando viene ridotta in pillole per i quiz psicologici pubblicati sui giornali. Se invece viene usata in modo corretto, e integrata con altre discipline (psicologia e psicanalisi, ma anche fisiologia e neuroscienze), la grafologia è un metodo scientifico, che può aiutare a conoscere meglio le persone” (estratto da “Oggi” 04.08.2004).
Anche l’art. 2 del codice deontologico europeo afferma che “La Grafologia, scienza umana e tecnica d’osservazione e d’interpretazione, permette l’indagine sugli aspetti cognitivo-temperamentali per mezzo dell’analisi della scrittura.”
Si può, quindi, affermare che il grafologo trovi spazio nei contesti sopra menzionati in quanto professionista serio consapevole del proprio ruolo e della validità del metodo scientifico su cui poggia la propria attività. Si invita il pubblico a voler considerare la grafologia al di là delle esigenze mediatiche e delle semplificazioni tenendo presente le basi su cui poggia e gli ambiti di applicazione.

D’altra parte uno degli obiettivi di “Grafologia Magazine” dichiarato sin dal primo numero è la divulgazione del sapere grafologico e delle sue applicazioni.

Gabriele Colasanti