La scrittura quale espressione dell’uomo e della sua evoluzione o regressione

La necessità di valutazione di scritture di comparazione coeve a quelle in verifica

La scrittura, come è noto ormai da molto tempo, rappresenta la proiezione più umana, terrena, dell’intera sfera psichica di ciascun individuo.
Lo studio della grafologia vide i suoi albori già dal 1600 con Cesare Lombroso, ed oggi, attraverso anni di studi e di ricerca, da parte di grafologi illustri, psicologi e filosofi si è affermata, oltre come scienza umana, (in quanto studia l’uomo), anche come un efficace strumento per esaminare la personalità di chi scrive.
Attraverso una tecnica di osservazione e di interpretazione della scrittura, si mettono in luce le caratteristiche intellettuali, ovvero il tipo di intelligenza e le modalità di espressione, sintetica, analitica, concreta, astratta ecc., l’integrazione socio – culturale, pertanto il comportamento, la capacità o meno di relazionarsi con il prossimo (anche nella sfera affettiva) e molto altro ancora dell’autore del manoscritto.
Quando l’indagine si applica alla natura dell’uomo, questa assume uno statuto che sfugge all’oggettivazione delle scienze esatte, ma si articola in una dimensione di umanità che oltrepassa i suoi paradigmi scientifici permeandosi delle luci e delle ombre, spesso inesorabili dell’anima” – da Eugenio Borgna – “ Noi siamo un colloquio”.
E’ l’istinto psicomotorio che guida la mano, di conseguenza in ogni individuo, la scrittura si manifesta con specifiche caratteristiche grafiche, personali e personalizzanti, un po’ come le impronte digitali, per quanto riguarda alcune specie grafiche.
Con l’avanzare del tempo, anche l’età produce lente ed inesorabili variazioni nella scrittura, proprio come i tratti somatici di ciascun essere umano.
Nella fanciullezza sono dominanti i tratti tipici del periodo, si dà vita al proprio gesto grafico in modo rallentato, pensato. Infatti la scrittura sarà precisa, chiara e leggibile; si presta molta attenzione alla forma, si vuole valorizzare il più possibile il modo di presentarsi, a discapito del movimento, ovvero libertà.
Soltanto verso l’adolescenza, l’attività grafica, o motilità, appare più sciolta, anche se le forme scolastiche sono ancora presenti.
La scrittura, con le sue modificazioni grafiche, si evolve sino a quando un individuo raggiunge un più completo sviluppo. Verso i 16/17 anni si può riscontrare un tracciato grafico più disinvolto, meno aderente al modello scolastico, si avverte la necessità di dare un proprio “volto” alla scrittura: ciò che viene detta “personalità grafica”.
Con il sopraggiungere dell’anzianità, proprio come l’andatura, anche la scrittura può apparire incerta, con tremori, deficienze, per questo è fondamentale, in perizia giudiziaria, specialmente quando si analizza un testamento olografo, vergato da una persona anziana, avere come termine di paragone un discreto numero di scritture, che siano coeve, ossia, scritte il più vicino possibile, come data, al testamento.
Come ho già scritto nei miei articoli, mi avvalgo di esperienze dirette, di fatti realmente accaduti poiché ciò rende tutto più umano, alla portata di chi legge, che probabilmente si riconosce in quanto narrato, magari trova una soluzione al proprio problema oppure non commette alcuni errori di valutazione che spesso compromettono l’andamento dell’intero giudizio da parte del grafologo.
Poco tempo fa, una signora mi ha contattato per farmi analizzare un testamento olografo, segreto, ovvero scritto di proprio pugno dalla testatrice ma consegnato ad un Notaio, il quale dichiara di aver ricevuto in data… dalla Signora … nel pieno delle proprie facoltà fisiche e mentali, un testamento, quindi sottoscritto e sigillato dal Notaio – Pubblico Ufficiale.
La Signora in questione, come unica scrittura comparativa, o di confronto, mi ha prodotto uno scritto vergato dalla defunta sorella risalente agli anni ’70, quindi, considerando che il testamento è stato scritto nel 2018, molti anni or sono.
Nel corso della sua esistenza, la signora defunta ha attraversato periodi piuttosto bui dal punto di vista sanitario, dovuti ad una amputazione di un arto inferiore del corpo. Di conseguenza problemi di circolazione sanguigna, depressione dovuta alla importante menomazione, quindi svariati farmaci antidepressivi, terapie farmacologiche intensive, tutto ciò ha influito in maniera devastante sulla scrittura.
Ogni qualvolta il nostro organismo viene in qualche modo leso, in maniera più o meno grave, ogni alterazione che si manifesta nella struttura cellulare di ciascun individuo si riflette, inevitabilmente, sulle diverse attività anche motorie, nonché sulla scrittura.
Dai numerosi studi effettuati da medici neurologi, viene confermato che il grafismo è influenzato dallo stato di salute psico-fisica dello scrivente, per questo motivo, la scrittura è sensibile alle influenze di natura patologica.
Quando ci si rivolge al grafologo, è di fondamentale importanza produrre scritture di comparazione certe del testatore, soprattutto coeve. Più documenti vengono messi a disposizione per poter compiere uno studio, meglio è, al fine di poter valutare se sia il caso o meno di impugnare il testamento.
Produrre al grafologo scritture che siano effettivamente state vergate dal testatore durante la sua esistenza è fondamentale ma purtroppo accade che alcune persone si avvalgono di scritture vergate da altre persone per convincere il consulente ad assumere l’incarico, quindi iniziare un percorso giudiziario sulla base del nulla.
E’ importante ricordare che, oltre al consulente di parte (CTP) , una volta iniziato l’iter, c’è anche il CTP di controparte, che ovviamente darà il proprio parere in merito, poi, in ultimo, il CTU, consulente di ufficio nominato dal Giudice, che darà un suo parere “super partes”, una volta esaminate le note preventive dei rispettivi consulenti di parte, sullo scritto in analisi.
Il Giudice, una volta esaminate tutte le varie perizie, emetterà sentenza sulla base del proprio convincimento, ma anche sulla scorta della consulenza del CTU.
In breve ho sottolineato i vari passaggi per far capire, a chi legge, che il consulente di parte è soltanto il primo passo, importante, ma soltanto se vige la regola del rispetto e sincerità reciproci.
L’attività del grafologo impone il rispetto dei valori morali e professionali e, come per altri consulenti, vige la regola del segreto professionale, per cui, tutte le informazioni, i documenti che vengono prodotti al professionista, hanno come unico, fondamentale obiettivo, di poter arrivare alla verità.
Patrizia Belloni
Grafologa giudiziaria