a cura di Patrizia Belloni
Cari lettori,
Sempre più numerosi seguite “Grafologia Magazine” e di questo vi ringraziamo, ci scrivete in tanti per avere consigli o pareri su scritture o firme su testamenti ma non soltanto.
Tante persone inviano un loro commento sugli articoli da noi pubblicati, una traccia del loro apprezzamento sul lavoro dei tanti professionisti che collaborano con questo giornale ormai da due anni.
Spesso, con grande piacere, si crea l’occasione per uno scambio di idee ed all’occorrenza di una cordiale collaborazione.
La linea o condotta editoriale di questa testata giornalistica è sempre la stessa, ovvero di essere accessibile a tutti, con un linguaggio comprensibile anche a chi non è addentro alla materia, non ci sono oneri, alcun abbonamento da sostenere, ma soprattutto in totale e piena libertà di poterla leggere, oppure no.
Sovente quando scrivo un articolo prendo spunto da un fatto che realmente mi è accaduto, al fine che altre persone possano riconoscersi in una analoga situazione, e magari farne tesoro. Pochi giorni fa vengo contattata da una persona nel mio studio, aveva bisogno di un parere circa un testamento olografo.
E’ prassi ma soprattutto correttezza professionale chiedere delle scritture o firme comparative sufficienti, quanto più possibile coeve al testamento o firma in verifica.
Possono essere utili anche agende telefoniche con indirizzi, nomi, e numeri scritti dalla persona in questione, firma su patente, passaporto, qualsiasi scritto che possa essere utile per una comparazione della scrittura da verificare.
Tutto ciò al fine di un parere tecnico quanto più possibilmente “probabile”, proprio per tutelare la persona che richiede la prestazione di un grafologo giudiziario.
Infatti, la certezza, per quanto riguarda la perizia giudiziaria grafologica non esiste, si può parlare di “probabilità” più o meno alta, rispetto alle scritture comparative, a maggior ragione se ci troviamo a dover lavorare su fotocopie, in quel caso si apre un altro scenario, si dovrà accertare la qualità delle suddette.
Diffidate sempre di chi vi assicura un parere di certezza assoluta.
Non dobbiamo dimenticare che la grafologia è una scienza umana, anche se attraverso la perizia possiamo tracciare un lato scientifico, ma rimane pur sempre una indagine di carattere umanistico.
La scrittura può variare anche in base al contesto in cui si scrive e soprattutto per cui si scrive. Le variazioni possono essere anche di natura oggettiva, oltre che soggettiva.
Ad esempio, se scriviamo mentre si viaggia, le vibrazioni del treno o dell’aereo possono fare in modo che la scrittura appaia differente dal solito.
Di certo, in materia scientifica esiste soltanto il D.N.A o impronte digitali, tutto il resto è “probabilità”.
Dopo aver esposto tutto ciò, seppur in modo sintetico ma efficace, di rimando, la persona in questione si è risentita, asserendo che se il CTP viene pagato deve andare incontro al richiedente.
Ora…
Mi sento di ribadire alcuni concetti fondamentali, il CTP (consulente tecnico di parte) se professionista corretto, deve saper mostrare anche l’altra faccia della medaglia.
Come mi è accaduto, in un caso di poco tempo fa, dopo uno studio condotto su svariate firme e scritture, ho dovuto comunicare alla persona che aveva richiesto un mio parere, che il testamento era autografo e non apocrifico.
Mi rendo conto che alle volte si fa fatica ad accettare ma, il CTP non è soltanto colui che elargisce buone notizie, quelle che tutti vorrebbero ascoltare.
Il compito di un bravo e corretto professionista è anche quello di, quando non ci sono i presupposti, sconsigliare al proprio assistito di intraprendere battaglie legali inutili e dispendiose.
L’altra faccia della medaglia altrettanto importante.