Tra i vari ambiti professionali, dove la grafologia può trovare spazio, nella sua applicazione, mi fa piacere annoverare anche quello sportivo.
Questo articolo può servire da “spunto” di riflessione per i preparatori atletici, figure di riferimento molto importanti per chi pratica uno sport a livello agonistico.
Gli allenatori “costruiscono” in base alle caratteristiche fisiche, ed al tipo di disciplina, un allenamento personalizzato, come un abito, cucito su misura.
Ma come si può capire se un atleta, svolge una adeguata preparazione, senza incorrere a quell’increscioso inconveniente che si chiama sovrallenamento?
Ciò comporta una riduzione della capacità di recupero psico-fisico, può causare insonnia, inappetenza, incapacità di concentrazione, apatia, facile irritabilità, a volte anche depressione.
Incide nelle prestazioni e necessita di un lungo periodo di riposo ed accurati controlli anche a causa di un accelerato battito cardiaco.
Anche in questo specifico settore la grafologia può essere di aiuto per evitare tutta una serie di problematiche, può dare un suo contributo. In che modo?
L’atleta prima del suo allenamento può scrivere su un foglio bianco, senza righe, nè margini, anche poche righe, il contenuto non è importante.
Al termine del suo allenamento scrive di nuovo, anche un testo diverso dal primo, e se lo sforo fisico sarà stato eccessivo, non adeguato, la grafia lo può rilevare.
Gli sportivi sono tenaci, dotati di un forte senso di responsabilità, rigorosi e con un forte controllo su se stessi, concentrati sull’obiettivo da raggiungere, tutto ciò si evince dal tipo di scrittura, sicuramente “rettilinea”, la mente è in grado di elaborare un rigo immaginario dove lo scritto si appoggia, e questo rende possibile che non ci siano nè cadute, nè salite, il rigore e la disciplina agiscono sull’impostazione spaziale, ovvero la ripartizione, la gestione del foglio stesso.
Il foglio… meravigliosa metafora di come gestiamo la nostra vita sociale, professionale, quanto “spazio” concediamo a noi stessi ed al prossimo.
L’obiettivo, ovvero la conseguenzialità, la continuità delle lettere, se c’è continuità vuol dire che c’è coesione tra il pensiero e l’azione.
Se dopo l’allenamento si notano delle differenze importanti, ovvero una scrittura “discendente”, una ripartizione spaziale confusa, tremolii, evanescenze nella pressione, come se l’inchiostro stesse per terminare, allora ci troviamo di fronte ad alcuni segnali, ad un campanello di allarme che evidenzia delle difficoltà nell’atleta con quel tipo di allenamento.
Patrizia Belloni