Editoriale. Dialogo aperto tra esperti e lettori.

FOTO%20PATRIZIA%20GRAFOLOGIA22Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni, basti pensare ai politici, i potenti che governano il paese, quando dicono di dichiarare la guerra in nome della pace, oppure, quando sul giornale leggiamo titoli di cronaca dove spesso, assassini, si giustificano dicendo di aver ucciso per “troppo” amore.

Sono due paradossi, ossimori inquietanti che ci accompagnano ormai da troppo tempo, non fanno altro che generare confusione, specialmente nelle menti dei più piccoli o negli adolescenti che si trovano in una fase di per sé difficile.

Un’arma benevola, a disposizione di ciascuno di noi, capace di sciogliere i nodi dell’omertà e della violenza, è la comunicazione.

Saper costruire su basi solide un confronto, riuscire a dialogare in modo costruttivo e gettare le basi per un vivere civile, umano.

Spesso, le persone a me vicine, mi chiedono il motivo per il quale mi sono impegnata in questo progetto editoriale, tanti commenti, non è un impegno aggiuntivo?

Credo nella comunicazione, trasmettere le mie competenze, e non solo, ho tanti compagni di “viaggio” che si alternano, professionisti con i quali condividiamo lo stesso intento.

Avere la possibilità di divulgare un messaggio di positività, ed allo stesso tempo essere di aiuto al prossimo, con articoli ed esempi concreti è una grande gratificazione.

L’altro obiettivo, non meno importante, è quello di poter far conoscere la grafologia, in tutte le sue sfaccettature, le potenzialità, per esempio, come riuscire a capire l’aspetto umano e psicologico di una persona attraverso poche righe, come nel caso di Bossetti e Levato.

Come conoscere meglio i nostri figli attraverso uno scritto, un disegno, i colori che utilizzano, magari se percepiamo in loro un malessere, se non si recano volentieri a scuola, accusando un mal di pancia sospetto, se il loro rendimento è scarso contrariamente al solito.

Se fidarci o meno di colleghi o sottoposti, come collocare la persona giusta per un determinato ruolo, in consulenza aziendale. In perizia giudiziaria saper riconoscere se un testamento olografo è stato scritto proprio dal de cuius attraverso ovviamente scritture comparative, che non devono essere molto datate, la scrittura nel corso degli anni cambia, specialmente se si assumono farmaci,

per patologie significative come ad esempio antidepressivi, oppure a seguito di un lutto, può cambiare dopo una separazione, o addirittura dopo un percorso psico-terapeutico.

Altresì parlare anche dei limiti, come hanno tutte le scienze umane, ad esempio non poter distinguere una grafia maschile da quella femminile a priori, ed a tal proposito ho citato Le Senne, filosofo esperto di caratterologia, oppure non poter eseguire una perizia avendo a disposizione una sola vocale, ci vuole almeno la firma completa.

Tempo fa una signora, non cito il nome per sua espressa volontà, mi ha dato la scrittura del figlio ventenne per sapere l’orientamento sessuale dal momento che il ragazzo non aveva frequentazioni femminili.

Anche in quel caso ho dovuto ribadire il concetto che dalla scrittura non è dato saperlo.

Sicuramente si possono evidenziare difficoltà alla socializzazione, ansia, insicurezza, magari ha un carattere chiuso, non ama condividere la sfera affettiva, ma questo non implica tendenze particolari.

A distanza di sei mesi il bilancio è positivo, molti ci scrivono, per un consiglio, un parere, ed è proprio per questo motivo che abbiamo pensato di pubblicare i vostri quesiti, una rubrica per chi volesse mettersi in contatto con noi.

Il lavoro svolto sino ad ora in questo progetto editoriale, lo considero un punto di partenza e non di arrivo, per questo motivo, si susseguiranno altri professionisti che daranno un contributo importante per una crescita sempre maggiore di “Grafologia Magazine.”

Patrizia Belloni

Analisi della scrittura per conoscere meglio i nostri figli

L’educazione di un figlio è quanto mai complessa e delicata. Una educazione permissiva può generare problemi emotivi per mancanza di direttive ma altresì una impostazione severa può ugualmente crearne a meno che non venga impartita con dolcezza e persuasione. Quindi un compito difficilissimo! E altrettanto difficile per chi voglia cercare di analizzare il rapporto genitori/figli. Infatti, in questo caso, non basta una preparazione psico-pedagogica ma occorrerebbe anche conoscere le eventuali problematiche dei genitori stessi che possono in qualche modo influire nel suddetto rapporto.

Gli eventuali problemi emotivi dei genitori potrebbero togliere obiettività ai loro giudizi. Ecco quindi la necessità di un terzo, estraneo ma competente, che intervenga consigliando i genitori al fine di riportare, per quanto possibile, l’equilibrio emotivo nella famiglia.

Spesso nessuno dei due genitori si rende conto che il proprio comportamento possa in qualche modo influire sull’equilibrio emotivo dei figli. L’intervento del terzo competente è quindi essenziale per verificare quale tipo di rapporto sussista.

Ognuno di noi potrebbe avere dei problemi emotivi i quali possono influire in diversi modi: con disturbi psicosomatici, intellettivi o caratteriali. Sono proprio questi ultimi che possono interferire nel rapporto educativo.

Il consulente si può avvalere di diversi mezzi (colloqui, test, ecc) per valutare il soggetto in questione. Tra i test è da citare anche il test della scrittura che, usato con la dovuta cautela, può aiutare a mettere in luce eventuali problematiche.

Sarebbe meglio, proprio per non incorrere in eventuali deduzioni affrettate, disporre di più scritti e di periodi diversi in modo da valutare con quale intensità e in che periodo si manifestano eventuali problematiche emotive e l’evoluzione delle stesse. In tal modo si avrebbe un quadro più completo che potrebbe essere d’aiuto a quanti sono delegati allo sviluppo ed all’educazione del soggetto in questione.

Claudia Ducci

Perizie grafiche. Intervista con Gianluca Ferrari.

Grafologia Magazine ha intervistato Gianluca Ferrari, dottore di ricerca in arti, letterature e lingue italiana ed europee, ufficiale dei Carabinieri, già Comandante della Sezione di grafica e fonica del RIS di Roma.

Da quanti anni svolge indagini nel campo delle comparazioni grafiche e ci vuole illustrare in cosa consiste?

Il mio approccio all’identificazione della scrittura risale agli anni dell’università. Stiamo parlando dell’a.a. 1992/1993, quando ho iniziato a frequentare la Scuola di Paleografia e Filologia Musicale dell’Università degli Studi di Pavia: dapprima con i corsi di paleografia latina, in seguito con quelli di esegesi delle fonti manoscritte. Il mio interesse per la scrittura e la sua attribuzione hanno trovato un primo e diretto riscontro nell’analisi del carteggio conservato agli Archivi Nazionali di Parigi riguardante Luigi Cherubini e la composizione del testo musicale e letterario di Anacréon ou l’Amour Fugitif, un opéra-ballet del 1803.

Ovviamente, una cosa è attribuire varianti e lezioni al librettista o al compositore; una cosa è identificare la mano di un soggetto che è chiamato a rispondere penalmente o civilmente delle azioni perpetrate tramite la manoscrittura.

L’approccio e il rigore metodologico e tecnico sono identici ma le ripercussioni sono ben diverse: nel primo caso potrà uscire un bell’articolo su una rivista specialistica se non addirittura una monografia; nel secondo è in gioco la libertà personale o interessi di tipo patrimoniale.

Comunque, grazie a queste competenze, sono stato scelto per svolgere il servizio militare come Ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri, e subito impiegato al Centro CC Investigazioni Scientifiche di Roma (poi divenuto RIS). La possibilità di coniugare la ricerca con l’utilità sociale del lavoro identificativo, mi hanno fatto abbandonare il progetto di carriera universitaria e decidere di continuare a prestare servizio nell’Arma dei Carabinieri.

La comparazione grafica è il mezzo grazie al quale è possibile attribuire, in termini positivi o negativi, una scrittura al soggetto che le investigazioni o il contesto documentale hanno fatto emergere come possibile autore. Si tratta, quindi, di un’identificazione non assoluta, ma relativa: è necessario disporre di un campione della grafia del soggetto affinché si possa tecnicamente accertare se sia o non sia colui che ha manoscritto il testo oggetto di interesse giudiziario. Per farlo, è necessario disporre di materiale grafico omogeneo in termini qualitativi (stile, materiali scrittori, etc.) e temporali (requisito della coevità) affinché il responso sia non solo tecnicamente corretto ma anche corrispondente alla verità che il quesito peritale intende appurare.

Può spiegarci, in base alla sua esperienza, quali sono gli errori più frequenti commessi nelle comparazioni grafiche?

Gli errori sono molteplici. Tra questi, quello più diffuso e pericoloso è far discendere direttamente un giudizio di identificazione positiva dalla corrispondenza estetico-formale di caratteristiche grafiche comuni e, per converso, esprimere un giudizio di esclusione di paternità sulla base della mera divergenza estetica e formale della scrittura in verifica da quella naturale e spontanea del presunto autore. Un giudizio d’identificazione positiva, invece, deve scaturire dall’esclusione dell’eventualità che le corrispondenze siano dovute all’eterogenesi (diffusione di caratteristiche di scrittura tra più soggetti nell’ambito della popolazione scrivente di riferimento) o il prodotto di una simulazione. Anche il giudizio di eterografia deve discendere dall’esclusione delle ipotesi concorrenti che, in questo caso sono: dissimulazione e invenzione grafica.

È l’apprezzamento della rarità e della complessità nelle modalità gestuali di realizzazione delle caratteristiche grafiche che deve essere alla base di ogni convincimento peritale. Tutto ciò con una premessa: non tutto è identificabile e non tutto può portare a giudizi estremi di giudizio. L’altro errore frequente, infatti, è quello di esprimersi in termini perentori, indipendentemente dalla consistenza del tracciato grafico da verificare e delle sue (solo sue!) possibilità di essere ricondotto al suo autore. Chi è chiamato ad esprimersi deve considerare la possibilità che, per carenza di elementi efficaci ai fini identificativi, il tracciato non possa essere attribuito. L’inconclusività dell’accertamento è un’ipotesi ben presente in tutta la letteratura scientifica e un’eventualità frequente nell’identificazione di tracciati grafici, specie nelle sigle, ma difficilmente i periti o consulenti si esprimono in tali termini per timore di essere considerati meno bravi. E in effetti, ci sarà sempre qualcuno che, per incapacità, presunzione o interesse, “accontenterà” il cliente, pubblico o privato che sia. Ciò crea, inevitabilmente, una spirale verso il basso, produttiva di effetti negativi sia sulla disciplina in sé, sia sui malcapitati che ne subiscono le conseguenze penali o civili.

Qual è il suo piano di lavoro quando si trova ad esperire una consulenza grafica?

L’indagine grafica volta all’identificazione dell’autore materiale di uno scritto, è un processo discriminativo teso a studiare l’evidenza fisica degli abiti grafici attraverso:

  1. la preliminare verifica della

    natura fisica del tracciato (discriminazione tra scrittura meccanica o manuale),

    – rispondenza della scrittura ai requisiti d’identificabilità;

  2. il rilevamento e l’analisi degli elementi distintivi delle grafie a confronto;

  3. la comparazione degli elementi distintivi;

  4. la valutazione dei dati emersi all’esito dell’analisi diretta e confrontuale.

Quindi, con riferimento a tutti i processi di ricerca scientifica, ritengo che non si possa procedere che attraverso le seguenti fasi:

  1. enunciazione delle ipotesi a priori (autografia naturale e spontanea, simulazione, dissimulazione, invenzione, etc.);

  2. discriminazione preliminare delle ipotesi ritenute superflue rispetto alla natura del documento e al quadro estetico emergente da una verifica preliminare;

  3. individuazione del metodo della ricerca al fine di discriminare le ipotesi ritenute possibili nel caso in esame (se l’ipotesi emergente come possibile è l’autografia, per esempio, devo ricercare elementi identificativi del procedimento di imitazione);

  4. raccolta dei dati della grafia in verifica X;

  5. raccolta dei dati della grafia in comparazione C;

  6. confronto dei dati X – C;

  7. valutazione delle ipotesi a priori alla luce dei risultati comparativi;

  8. bilanciamento delle probabilità di autografia/eterografia in relazione alle ipotesi subordinate;

  9. formulazione della risposta al quesito.

Nell’ambito dei casi effettuati in questi anni, può farci una classifica delle tipologie di reati in cui è stato incaricato come consulente e perito?

La casistica è molto ampia se si considera la tipologia dei documenti che ho avuto modo di verificare: documenti d’identità italiani ed esteri, scritture private, contratti, assegni, testamenti, dipinti, etc. Il primo posto della mia personale classifica è occupato dagli assegni che condividono la posizione con le scritture private. I reati, invece, sono sempre legati alla falsità materiale o all’uso di atto falso. Poi ci sono le “mode” e, tra queste, ormai da qualche anno, parallelamente all’affermarsi della tecnica della profilometria laser che ha permesso di risolvere inequivocabilmente l’ordine di apposizioni di tracciati in incrocio, c’è stata l’impennata delle ipotesi di reato concernenti l’abuso di un foglio firmato in bianco. A questa possibilità di contestazione, spesso si ricorre anche in modo strumentale e al fine di procrastinare le decisioni del Giudice, nel momento in cui la manoscrittura contestata è stata dichiarata autografa.

Patrizia Belloni

Omicidio con enigma grafico. Un caso giudiziario in cui le indagini grafo-grafologiche sono risultate decisive.

Era stato freddato sull’uscio di casa attorno alle ore 23:00, l’aveva stabilito il medico legale, eppure la telefonata alla caserma dei carabinieri per denunciare il rinvenimento del cadavere era arrivata solamente alle 7,00 del mattino seguente. Due colpi di fucile, uno caricato a pallettoni gli aveva perforato lo stomaco e l’altro caricato a palla asciutta, un pezzo di piombo del peso di 35 grammi, gli aveva spezzato il polso prima di conficcarsi nella porta dell’abitazione. In casa viveva da solo ma intorno vi erano diverse abitazioni, ma nonostante le distanze estremamente ridotte tra gli edifici, nessuno quella notte aveva udito il rumore assordante degli spari. Senza testimoni le speranze di risalire all’autore dell’omicidio sembravano alquanto scarse e notoriamente la gente del posto non era solita collaborare con le forze di polizia. Le indagini si concentrarono come accade usualmente in questi casi sulla persona della vittima. Un uomo di 35 anni, di professione geometra, separato dalla moglie da un paio d’ anni che viveva da solo in condizioni economiche di modestissimo livello, incensurato. I familiari più stretti vivevano a circa 100 chilometri di distanza. I vicini di casa lo descrivevano come una persona riservata di poche parole.

In apparenza senza nemici, eppure qualcuno che verosimilmente conosceva l’aveva ucciso con inaudita violenza sparandogli a distanza ravvicinata senza lasciargli via di fuga. Una vera e propria esecuzione dietro la quale si poteva ragionevolmente ipotizzare una vendetta o un regolamento di conti. L’abitazione, gli indumenti ed ogni effetto personale della vittima vennero passati al setaccio per raccogliere quanti più elementi di informazione. Ogni documento o lettera rinvenuti furono esaminati e riesaminati più volte per scoprire amicizie, inimicizie e contatti. All’ennesima rilettura del materiale cartaceo ci si accorse che alcune lettere erano manoscritte ma il linguaggio usato non era l’italiano ne altri idiomi conosciuti e perciò la scrittura non era comprensibile.

Segni grafici privi di significato vergati su di un foglietto in cui compariva la scritta in corsivo “Zmifs poi do zehsddi zn einodi hiedi”. La calligrafia però era diversa da quella riportata su altri fogli pure rinvenuti nel cassetto dello scrittoio collocato nella camera da letto dove una simile scrittura risultava annotata su un piccolo foglio di block notes a quadretti “Ezfi hcldczns do zmi”. Non c’erano dubbi si trattava di un codice ma bisognava trovare la chiave di lettura per capirne il significato e perché si volesse mantenerlo celato. Un segreto che la vittima ed almeno un’altra persona conoscevano visto che i due foglietti sembravano scritti da mani diverse.

La località dove abitava la vittima era una frazione abbastanza isolata sita a circa 700 metri di altitudine con una cinquantina di residenti dove era praticamente impossibile che non venisse notato l’arrivo di un forestiero come altamente improbabile appariva che nottetempo la vittima avesse aperto la porta di casa ad uno sconosciuto. Qualcosa aveva turbato la tranquilla vita degli abitanti di quella frazione ma non c’era la volontà di svelare agli estranei quali erano considerati gli investigatori alcunché. Vennero ascoltati uno ad uno tutti gli abitanti della frazione e presto si capì che un amore clandestino era la ragione del codice al quale facevano ricorso i due amanti.

Infatti dopo vari tentativi si riuscì a trovare la chiave di lettura, quasi banale nella sua semplicità, le lettere usate rappresentavano l’alfabeto italiano al contrario ovvero dove c’era la “Z” si doveva leggere “A” al posto della lettera “V” si doveva leggere la lettera “B” e così via. Sul primo foglietto c’era scritto “Amore mio ti aspetto al solito posto” mentre sull’altro c’era scritto “Sarò puntuale ti amo”. Attraverso l’esame dei saggi calligrafici raccolti con vari stratagemmi si individuò la presunta amante della vittima sul conto della quale a seguito di approfonditi accertamenti emerse che spesso si recava a trovare la sorella che abitava in un comune distante dalla frazione poco meno di ottanta chilometri. La nota gelosia del marito che aveva la disponibilità di due fucili indusse gli inquirenti a effettuare un’ispezione delle armi e ad eseguire il prelievo a mezzo “stub” dei possibili residui della deflagrazione dei colpi d’arma da fuoco sul corpo del coniuge che vennero confermati dall’esame al microscopio elettronico a scansione. Particelle ternarie di piombo, bario e antimonio risultarono presenti sugli indumenti, sulle mani e sul volto. Il cerchio si era chiuso la vittima era stata uccisa dal vicino di casa conoscente da vecchia da data con il quale si frequentavano da tempo e per il quale la moglie aveva preso una sbandata, un tradimento vendicato con il sangue. La moglie messa alle strette e rassicurata che il marito non avrebbe potuto farle più alcun male finalmente rese la confessione liberatoria di quanto accaduto quella notte. Il caso in questione rappresenta un tipico esempio di come gli investigatori possano trarre importantissime indicazioni dalle conoscenze grafico-grafologiche per indirizzare nel verso giusto le indagine soprattutto quando il fattore tempo risulta determinante per acquisire prove che altrimenti potrebbero disperdersi. E’ notorio tra gli addetti ai lavori che il prelievo a mezzo dello “stub” sul corpo del sospettato debba essere eseguito nel giro di poche ore dall’impiego delle armi da fuoco.

Roberto Colasanti