Incertezza scientifica nella comparazione delle scritture. A cura del Prof. Giuseppe Schirripa Spagnolo

Nella stragrande maggioranza dei casi, una perizia espletata per determinare la “paternità” di una scrittura, termina con un’identificazione o esclusione “certa”. Questo di per sé non sarebbe un dramma se, di fatto, non accadesse che le perizie di parte avverse giungano – praticamente sempre – a “certezze” contrastanti; la cosa sconvolgente è che nessuno si preoccupa del fatto che proporre al Giudice “certezze” contrastanti sta ad indicare o la poca fede di qualcuno o la scarsa affidabilità delle perizie; scaricare sul Giudice, anche, la responsabilità di smascherale la poca fede o la poca affidabilità di una consulenza tecnica, a nostro modesto avviso, è deontologicamente scorretto.

Le conclusioni di “certezza” sono tecnicamente e scientificamente inaccettabili. Tutte le determinazioni tecnico-scientifiche, comunque e da chiunque eseguite, hanno sempre associata un’incertezza di misura e limiti fisici. Per ultimo va osservato che i dati scientifici devono essere interpretati e con l’interpretazione si può ricadere nella soggettività.

Per comprendere meglio questo concetto, si prenda ad esempio il precorso seguito in un’indagine medica (per alcuni versi simile a quella che dovrebbe essere la procedura da intraprendere in una corretta analisi di comparazione delle scritture).

Il medico visita il malato e, in base ai sintomi, cerca di capire che tipo di malattia lo affligge. In seguito richiede una serie d’esami clinici atti a supportare la diagnosi. Un bravo medico, nelle analisi cliniche, cerca conferme o smentite alle proprie ipotesi. Il medico sa che le analisi cliniche possono essere di grandissimo ausilio ma che non danno certezze. Le analisi cliniche, così come tutte le analisi strumentali, hanno limiti e incertezze e il risultato, di una specifica analisi, può dipendere da malattie diverse. Inoltre, un medico coscienzioso, sa bene che bisogna “incrociare” analisi diverse e differenti interpretazioni dello stesso sintomo. Purtroppo avvengono, anche, diagnosi errate che possono dipendere da errori nelle analisi (molto di rado) o da una loro errata interpretazione. Ovviamente gli errori d’interpretazione si riducono con l’esperienza e con l’aver esaminato casi simili.

Così come il medico, il perito grafico nominato dal giudice esamina il documento sotto indagine e “ipotizza” come stanno le cose. Per cercare conferme o smentite si appoggia, quando possibile, a indagini tecniche. Un bravo perito non si limita a cercare conferme alla sua tesi iniziale. Esso deve cercare elementi che la neghino; non trovarli corrobora l’ipotesi ma ciò non fornisce certezza (non trovare un cigno nero non significa che “certamente” tutti i cigni sono bianchi). Inoltre, così come il bravo medico, il perito non deve aspettarsi, dalle indagini tecniche, certezze. Se così fosse la risposta ai quesiti, di fatto, non verrebbe fornita dal perito ma dal tecnico che ha eseguito l’analisi. Chi si fiderebbe di una diagnosi non fornita dal medico ma dai tecnici che operano nei laboratori di analisi cliniche? Ovviamente nessuno. Parimenti, il perito esperto di comparazione delle scritture è colui che interpretando, in base alla propria esperienza professionale, i dati tecnici (acquisiti in proprio o tramite l’aiuto di laboratori/tecnici specializzati) fornisce la risposta ai questi formulati dal giudice.

Per una corretta interpretazione dei dati provenienti dalle indagini tecniche è indispensabile, oltre ad un’ovvia esperienza, una conoscenza critica dei limiti e delle potenzialità delle tecniche utilizzate. L’identificazione o l’esclusione “certa”, nella maggior parte dei casi, non dipendono dall’impreparazione del perito. Purtroppo è opinione comune che un giudizio di “certezza” dia una dimostrazione di maggiore capacità tecnica; al contrario, un giudizio di probabilità implica scarsa preparazione e poche conoscenze tecnico-scientifiche. Inoltre, il committente, per finalità diverse, secondo il ruolo rivestito, si aspetta dall’identificazione un giudizio “certo”, ritenuto, per prassi errata, ma storicamente radicata, l’unica formulazione spendibile processualmente.

In realtà i periti dovrebbero condurre le analisi forensi da un punto di vista obiettivo e neutrale. Non appartiene alla responsabilità del perito supportare la tesi di chi ha conferito l’incarico. In particolare nelle perizie di parte non spetta al perito provare “con certezza” una particolare tesi. La deontologia professionale impone sempre un esame oggettivo il perito di parte non ha il compito di screditare o contraddire la perizia avversa; ovviamente se questa è corretta e tecnicamente ineccepibile. Esso ha il dovere di coadiuvare l’avvocato nello scegliere la strada che meglio tutela il cliente.

Quando le scoperte del perito di parte sostengono la posizione del cliente, questi elementi possono essere utilizzati dagli avvocati come elemento a favore. In ogni caso il perito deve rimanere neutrale; non è responsabilità del perito “vincere” un caso. La pessima abitudine di screditare la professionalità degli altri periti, messa in atto quando non vi sono argomentazioni a proprio favore, dovrebbe essere acquisita dal Giudice come elemento a sfavore; si denigra perché non si hanno in mano elementi probatori oggettivi.

La comunità scientifica internazionale pone sempre maggiore attenzione al problema dell’incertezza nelle analisi forensi. Inoltre ci sono sforzi a livello internazionale per trovare una soluzione accettabile al problema della determinazione oggettiva dell’incertezza in rapporto alla prova. Questo è ancora un problema aperto e oggetto di approfonditi studi.

Prof. Giuseppe Schirripa Spagnolo

Dipartimento di Matematica e Fisica, Università degli Studi Roma Tre

Editoriale – Per una grafologia ad ampio spettro

Cari lettori,

Lo spirito di Grafologia Magazine è quello di apertura a collaborazioni e contributi di pensiero, di esperienze in materia grafologica, che provengano da professionisti e studiosi, indipendentemente dalla loro appartenenza o meno ad un’associazione professionale.FullSizeRender

In quest’ottica, è un grande piacere per me pubblicare “Incertezza scientifica nelle comparazioni delle scritture” del Professore Giuseppe Schirripa Spagnolo, che affronta la delicata tematica delle attività peritali.

Il Prof. Schirripa ha conseguito la laurea in fisica (cum laude) nel 1978 presso l’Università degli Studi Della Calabria, dal 1998 Professore Associato, presso  il Dipartimento di Matematica e Fisica – Università degli Studi  “Roma Tre”.

La principale attività di ricerca del prof. G. Schirripa Spagnolo verte sulla progettazione e realizzazione di sistemi optoelettronici non convenzionali per la diagnosi non distruttiva dello stato di conservazione delle opere d’arte e per applicazioni nel campo della sicurezza. Si occupa inoltre di sistemi ottici per l’individuazione della  falsificazione di documenti e banconote, quali la metrologia ottica, l’elaborazione digitale delle immagini e di colorimetria, nel cui ambito particolare menzione merita, la profilometria, branca della metrologia che consente attraverso la misura della forma 3D degli oggetti, di fornire risposte scientificamente affidabili nello svelare la falsificazione delle scritture e di altri documenti.

Il prof. Schirripa oltre ad essere autore di oltre 180 lavori a stampa è apprezzato relatore in congressi e seminari organizzati da diverse associazioni nazionali a cui aderiscono grafologi che espletano le funzioni di periti giudiziari.

Attualmente, il Prof. Schirripa, è Coordinatore della Scuola Dottorale Internazionale “European Doctorate Electronic Materials Optoelectronic Microsystems (EDEMOM) Sezione Elettronica: dalle nanostrutture ai sistemi.

L’articolo del Prof. Schirripa rappresenta non solo un’approfondimento per i cultori .della grafologia e dei suoi ambiti applicativi ma anche il segno tangibile della continua evoluzione editoriale e dell’apertura a nuove collaborazioni.

Colgo l’occasione per augurare buone feste a tutti i lettori.

Patrizia Belloni

Conoscersi meglio attraverso la grafologia

Quando ci si rivolge al grafologo per avere una analisi dettagliata della propria scrittura, con annesso profilo psicologico, sicuramente si avverte la necessità di conoscersi meglio, forse si sta attraversando un momento di crisi, capita, ed allora scatta la famosa “molla”, vogliamo capire meglio noi stessi.

Ci poniamo di fronte ad un foglio bianco, lo facciamo in modo naturale, senza pensare a quale forma dare al nostro scritto, oppure alla dimensione delle lettere, come gestire lo spazio a nostra disposizione piuttosto che alla forza pressoria che esercitiamo, insomma tutto ciò avviene spontaneamente, il gesto grafico è involontario, è un gesto psico-motorio.

Analizzare una scrittura può sicuramente aiutare il soggetto in questione a far emergere quei lati oscuri del carattere, pensieri ed azioni rimosse che spesso, però sottraggono serenità, sicurezza delle proprie azioni, giovialità ed intraprendenza.

E’ vero che la nostra mente riesce, attraverso dei meccanismi di difesa, inconsci, a rimuovere l’episodio doloroso, subito o procurato, ma è pur vero che non è in grado di rimuovere il sentimento.

Per questo e tanti altri motivi, la grafologia è di grande ausilio anche per psicologi e psicoterapeuti, che sovente si rivolgono a noi grafologi per avere un “panorama” piuttosto chiaro e dettagliato sulla persona in questione. Un valido contributo per iniziare un percorso di vita piuttosto complesso.

Dall’esame della scrittura possiamo rilevare anche le eventuali potenzialità, che sono fondamentali per orientare le proprie scelte, professionali e non, verso una giusta direzione, canalizzare le proprie energie, specialmente nel caso degli adolescenti per indirizzarli verso un cammino a loro più congeniale.

La grafologia non ha nulla di occulto, di magico, non si prefigge scopi terapeutici, anche se la persona conoscendosi meglio, può lavorare su se stessa, per una qualità di vita migliore, sia con i propri mezzi ma anche avvalendosi di un aiuto esterno, quale uno psicoterapeuta, che il grafologo stesso, quando e se lo reputi necessario può consigliare.

La grafologia, strumento di indagine piuttosto complesso, per questo motivo non ci si improvvisa. Quando si analizza una scrittura oltre alle competenze professionali dobbiamo mettere in gioco la nostra coscienza. Redigere un’analisi è un compito molto delicato, spesso ci si trova di fronte a persone, che nonostante abbiano scelto in modo del tutto autonomo, di far analizzare la propria scrittura, quando vengono messe di fronte a certe verità, rimosse, o mascherate, non le accettano. Sovente mi domando quale sia la strada giusta, il modo migliore per comunicare alla persona gli esiti dell’analisi grafologica, ed ogni volta la risposta è la stessa, delicatezza e prudenza, e far capire a chi ci sta di fronte che non stiamo giudicando, che non ci sono qualità o difetti ma semplicemente impulsi che necessitano di equilibrio.

Avevo già ultimato questo articolo, rimaneva solo di pubblicarlo quando ho ricevuto una email che ritengo esprima la connotazone propria dell’analisi della grafia sotto l’aspetto psicologico.

Mi riferisco all’analisi dell’incoscio attraverso la “psicologia della scrittura” che un libero professionista di 60 anni ha colto e richiesto, esternando alcune riflessioni dopo aver ricevuto il profilo grafologico da me redatto a seguito di epressa richiesta presso il mio studio in Roma.

Il signor Alessandro mi ha scritto “dott.ssa Belloni voglio ringraziarla per la sua analisi grafologica, ha focalizzato e messo in rilievo alcuni aspetti che mi erano poco chiari, ho riflettuto molto, non è facile accettare un quadro così completo della mia personalità. Dopo la sua analisi il puzzle si è composto, vorrei tanto cambiare e mettere a frutto le mie potenzialità”.

Con ciò non desidero autocelebrarmi ma portare in evidenza l’importanza della grafologia nell’ambito di un percorso di crescita personale e di conoscenza del proprio carattere nella prospettiva di una evoluzione e di un cambiamento.

Patrizia Belloni

Problematiche connesse all’analisi delle riproduzioni di scritture

La consulenza grafologica in ambito giudiziario non è esente da contrasti giurisprudenziali sul metodo dell’analisi della scrittura.

Difatti, persiste un grande punto interrogativo sulla possibilità di una consulenza tecnica di comparazione della scrittura sulle riproduzioni (fotocopie, fax, scansioni, etc).

La possibilità dell’utilizzo della riproduzione riguarda tanto la valutazione dello scritto oggetto della contestazione quanto le scritture di comparazione di provenienza certa (quali ad es. atti pubblici). Se da un lato il problema della conformità della copia rispetto all’originale può essere superato dalla “copia autentica”, dall’altro lato occorre valutare l’idoneità o meno della fotocopia di porre in luce le caratteristiche della scrittura collegate alla persona e alla personalità dell’autore.

La Corte di Cassazione non si è espressa in modo uniforme. Così, si legge in una sentenza (Cass. Civ., Sez. VI-2, n° 20484 del 29.09.2014) che “in effetti soltanto nel documento originale possono individuarsi quegli elementi la cui peculiarità o addirittura singolarità consente di risalire, con elevato grado di probabilità, al reale autore della sottoscrizione in relazione alla conosciuta specificità del profilo calligrafico, degli strumenti di scrittura abitualmente usati, delle stesse caratteristiche psico-fisiche del soggetto rappresentati dalla firma; non può invece che risultare inattendibile un esame grafico condotto su di una copia fotostatica, essendo questa inidonea a rendere percepibili segni grafici personalizzati ed oggettivi” con un richiamo espresso ad una precedente pronuncia ( Cass. Civ., Sez. II, n. 1831 del 18.02.2000) secondo la quale “Solo se compiuta sul documento originale – in relazione al quale è configurabile l’accertamento dell’autenticità -la verificazione può utilmente condurre, in alternativa al riconoscimento, al risultato di attribuire la dichiarazione al suo apparente sottoscrittore. Tale attribuzione non potrebbe essere giustificata dalla verificazione operata su una copia (…)”.

Diversamente, secondo altro orientamento (Cass. Pen., n. 42938 del 21.11.2011) “Nessuna norma impone che la perizia grafologica su di un documento sospettato di falsità debba necessariamente svolgersi sull’originale e non su di una copia fotostatica”. (conforme, Cass. Pen., n. 7175 del 03.07.1979).

Il diverso approccio metodologico potrà derivare non solo dal modus operandi del consulente grafologo nominato CTU ma anche dalla peculiarità della singola fattispecie (si pensi al caso dell’irreperibilità di scritti di comparazione in originale) e/o dall’impostazione dell’Autorità Giudiziaria investita della questione.

Come orientarsi in caso di contenzioso?

Piuttosto che scegliere a priori di aderire ad una visione o all’altra si ritiene doveroso invitare i consulenti grafologi e le parti in causa a valutare caso per caso la metodologia da adottare assumendo quali parametri di riferimento i seguenti aspetti:

  • Oggetto dell’analisi grafologica (apocrifia del testo, disconoscimento della firma, alterazione del testo, datazione dello scritto, sovrapposizione di grafie, utilizzo di foglio firmato in bianco, etc) al fine di valutare in maniera critica la rilevanza di aspetti quali la pressione oppure di poter utilizzare strumentazioni tecniche che necessitano del documento originale (ad es. nel caso di analisi del supporto, dell’inchiostro, etc);
  • Disponibilità di documenti originali e/o possibilità di visionarli;
  • Affermazioni e contegno difensivo della controparte che potrebbero rendere pacifici alcuni aspetti facendo venir meno la necessità di valutare lo scritto originale (potendo essere sufficiente la fotocopia);
  • In caso di consulenza tecnica di parte (CTP) valutazione del metodo adottato dal CTU.

Gioverà all’indagine grafologica e alla conseguente perizia l’aver preferito l’analisi dei documenti originali.

Al contempo si evidenzia l’importanza di coinvolgere sin da subito il consulente grafologo nell’ambito di un contenzioso al fine di non fargli perdere l’opportunità di visionare e analizzare il documento autentico, di proporre quesiti per il consulente tecnico d’ufficio ed individuare gli scritti utili per la comparazione che l’avvocato potrà richiedere attraverso strategie difensive e/o in sede processuale.

Appare altresì preferibile consentire al consulente tecnico di parte di partecipare alle operazioni del CTU e di poter esprimersi per tempo con un metodo rigoroso.

Infatti, risulterebbe difficile presentare una consulenza di parte basata solo ed esclusivamente su fotocopie a fronte di una consulenza d’ufficio compiuta sugli originali.

Spunti di riflessione critica per i grafologi a beneficio anche dell’eventuale analisi preliminare onde evitare che le valutazioni iniziali debbano essere riviste o smentite alla luce di aspetti rilevabili solo dal documento originale.

Qualora la consulenza grafologica sia stata eseguita su copie occorrerà indicarlo specificando il livello di chiarezza e nitidezza del documento.

Una perizia coerente sotto il profilo logico e utilizzabile in ambito forense dovrà, inoltre, contenere l’indicazione degli aspetti che si sono potuti valutare e comparare lavorando sulle copie nonché le ragioni della possibilità tecnica e gli eventuali dubbi collegati al non aver potuto esaminare il manoscritto.

Il consulente grafologo che per esigenze di tempo o per qualsiasi altra problematica non abbia avuto accesso al documento in originale dovrebbe cautelarsi riservando ogni verifica e approfondimento al momento in cui avrà modo di analizzare l’originale.

In conclusione, un giudizio espresso su una riproduzione non può che avere un peso diverso rispetto al corrispondente giudizio esprimibile su una manoscrittura analizzata in originale.

Gabriele Colasanti

Editoriale. Dialogo aperto tra esperti e lettori.

FOTO%20PATRIZIA%20GRAFOLOGIA22Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni, basti pensare ai politici, i potenti che governano il paese, quando dicono di dichiarare la guerra in nome della pace, oppure, quando sul giornale leggiamo titoli di cronaca dove spesso, assassini, si giustificano dicendo di aver ucciso per “troppo” amore.

Sono due paradossi, ossimori inquietanti che ci accompagnano ormai da troppo tempo, non fanno altro che generare confusione, specialmente nelle menti dei più piccoli o negli adolescenti che si trovano in una fase di per sé difficile.

Un’arma benevola, a disposizione di ciascuno di noi, capace di sciogliere i nodi dell’omertà e della violenza, è la comunicazione.

Saper costruire su basi solide un confronto, riuscire a dialogare in modo costruttivo e gettare le basi per un vivere civile, umano.

Spesso, le persone a me vicine, mi chiedono il motivo per il quale mi sono impegnata in questo progetto editoriale, tanti commenti, non è un impegno aggiuntivo?

Credo nella comunicazione, trasmettere le mie competenze, e non solo, ho tanti compagni di “viaggio” che si alternano, professionisti con i quali condividiamo lo stesso intento.

Avere la possibilità di divulgare un messaggio di positività, ed allo stesso tempo essere di aiuto al prossimo, con articoli ed esempi concreti è una grande gratificazione.

L’altro obiettivo, non meno importante, è quello di poter far conoscere la grafologia, in tutte le sue sfaccettature, le potenzialità, per esempio, come riuscire a capire l’aspetto umano e psicologico di una persona attraverso poche righe, come nel caso di Bossetti e Levato.

Come conoscere meglio i nostri figli attraverso uno scritto, un disegno, i colori che utilizzano, magari se percepiamo in loro un malessere, se non si recano volentieri a scuola, accusando un mal di pancia sospetto, se il loro rendimento è scarso contrariamente al solito.

Se fidarci o meno di colleghi o sottoposti, come collocare la persona giusta per un determinato ruolo, in consulenza aziendale. In perizia giudiziaria saper riconoscere se un testamento olografo è stato scritto proprio dal de cuius attraverso ovviamente scritture comparative, che non devono essere molto datate, la scrittura nel corso degli anni cambia, specialmente se si assumono farmaci,

per patologie significative come ad esempio antidepressivi, oppure a seguito di un lutto, può cambiare dopo una separazione, o addirittura dopo un percorso psico-terapeutico.

Altresì parlare anche dei limiti, come hanno tutte le scienze umane, ad esempio non poter distinguere una grafia maschile da quella femminile a priori, ed a tal proposito ho citato Le Senne, filosofo esperto di caratterologia, oppure non poter eseguire una perizia avendo a disposizione una sola vocale, ci vuole almeno la firma completa.

Tempo fa una signora, non cito il nome per sua espressa volontà, mi ha dato la scrittura del figlio ventenne per sapere l’orientamento sessuale dal momento che il ragazzo non aveva frequentazioni femminili.

Anche in quel caso ho dovuto ribadire il concetto che dalla scrittura non è dato saperlo.

Sicuramente si possono evidenziare difficoltà alla socializzazione, ansia, insicurezza, magari ha un carattere chiuso, non ama condividere la sfera affettiva, ma questo non implica tendenze particolari.

A distanza di sei mesi il bilancio è positivo, molti ci scrivono, per un consiglio, un parere, ed è proprio per questo motivo che abbiamo pensato di pubblicare i vostri quesiti, una rubrica per chi volesse mettersi in contatto con noi.

Il lavoro svolto sino ad ora in questo progetto editoriale, lo considero un punto di partenza e non di arrivo, per questo motivo, si susseguiranno altri professionisti che daranno un contributo importante per una crescita sempre maggiore di “Grafologia Magazine.”

Patrizia Belloni

Analisi della scrittura per conoscere meglio i nostri figli

L’educazione di un figlio è quanto mai complessa e delicata. Una educazione permissiva può generare problemi emotivi per mancanza di direttive ma altresì una impostazione severa può ugualmente crearne a meno che non venga impartita con dolcezza e persuasione. Quindi un compito difficilissimo! E altrettanto difficile per chi voglia cercare di analizzare il rapporto genitori/figli. Infatti, in questo caso, non basta una preparazione psico-pedagogica ma occorrerebbe anche conoscere le eventuali problematiche dei genitori stessi che possono in qualche modo influire nel suddetto rapporto.

Gli eventuali problemi emotivi dei genitori potrebbero togliere obiettività ai loro giudizi. Ecco quindi la necessità di un terzo, estraneo ma competente, che intervenga consigliando i genitori al fine di riportare, per quanto possibile, l’equilibrio emotivo nella famiglia.

Spesso nessuno dei due genitori si rende conto che il proprio comportamento possa in qualche modo influire sull’equilibrio emotivo dei figli. L’intervento del terzo competente è quindi essenziale per verificare quale tipo di rapporto sussista.

Ognuno di noi potrebbe avere dei problemi emotivi i quali possono influire in diversi modi: con disturbi psicosomatici, intellettivi o caratteriali. Sono proprio questi ultimi che possono interferire nel rapporto educativo.

Il consulente si può avvalere di diversi mezzi (colloqui, test, ecc) per valutare il soggetto in questione. Tra i test è da citare anche il test della scrittura che, usato con la dovuta cautela, può aiutare a mettere in luce eventuali problematiche.

Sarebbe meglio, proprio per non incorrere in eventuali deduzioni affrettate, disporre di più scritti e di periodi diversi in modo da valutare con quale intensità e in che periodo si manifestano eventuali problematiche emotive e l’evoluzione delle stesse. In tal modo si avrebbe un quadro più completo che potrebbe essere d’aiuto a quanti sono delegati allo sviluppo ed all’educazione del soggetto in questione.

Claudia Ducci

Perizie grafiche. Intervista con Gianluca Ferrari.

Grafologia Magazine ha intervistato Gianluca Ferrari, dottore di ricerca in arti, letterature e lingue italiana ed europee, ufficiale dei Carabinieri, già Comandante della Sezione di grafica e fonica del RIS di Roma.

Da quanti anni svolge indagini nel campo delle comparazioni grafiche e ci vuole illustrare in cosa consiste?

Il mio approccio all’identificazione della scrittura risale agli anni dell’università. Stiamo parlando dell’a.a. 1992/1993, quando ho iniziato a frequentare la Scuola di Paleografia e Filologia Musicale dell’Università degli Studi di Pavia: dapprima con i corsi di paleografia latina, in seguito con quelli di esegesi delle fonti manoscritte. Il mio interesse per la scrittura e la sua attribuzione hanno trovato un primo e diretto riscontro nell’analisi del carteggio conservato agli Archivi Nazionali di Parigi riguardante Luigi Cherubini e la composizione del testo musicale e letterario di Anacréon ou l’Amour Fugitif, un opéra-ballet del 1803.

Ovviamente, una cosa è attribuire varianti e lezioni al librettista o al compositore; una cosa è identificare la mano di un soggetto che è chiamato a rispondere penalmente o civilmente delle azioni perpetrate tramite la manoscrittura.

L’approccio e il rigore metodologico e tecnico sono identici ma le ripercussioni sono ben diverse: nel primo caso potrà uscire un bell’articolo su una rivista specialistica se non addirittura una monografia; nel secondo è in gioco la libertà personale o interessi di tipo patrimoniale.

Comunque, grazie a queste competenze, sono stato scelto per svolgere il servizio militare come Ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri, e subito impiegato al Centro CC Investigazioni Scientifiche di Roma (poi divenuto RIS). La possibilità di coniugare la ricerca con l’utilità sociale del lavoro identificativo, mi hanno fatto abbandonare il progetto di carriera universitaria e decidere di continuare a prestare servizio nell’Arma dei Carabinieri.

La comparazione grafica è il mezzo grazie al quale è possibile attribuire, in termini positivi o negativi, una scrittura al soggetto che le investigazioni o il contesto documentale hanno fatto emergere come possibile autore. Si tratta, quindi, di un’identificazione non assoluta, ma relativa: è necessario disporre di un campione della grafia del soggetto affinché si possa tecnicamente accertare se sia o non sia colui che ha manoscritto il testo oggetto di interesse giudiziario. Per farlo, è necessario disporre di materiale grafico omogeneo in termini qualitativi (stile, materiali scrittori, etc.) e temporali (requisito della coevità) affinché il responso sia non solo tecnicamente corretto ma anche corrispondente alla verità che il quesito peritale intende appurare.

Può spiegarci, in base alla sua esperienza, quali sono gli errori più frequenti commessi nelle comparazioni grafiche?

Gli errori sono molteplici. Tra questi, quello più diffuso e pericoloso è far discendere direttamente un giudizio di identificazione positiva dalla corrispondenza estetico-formale di caratteristiche grafiche comuni e, per converso, esprimere un giudizio di esclusione di paternità sulla base della mera divergenza estetica e formale della scrittura in verifica da quella naturale e spontanea del presunto autore. Un giudizio d’identificazione positiva, invece, deve scaturire dall’esclusione dell’eventualità che le corrispondenze siano dovute all’eterogenesi (diffusione di caratteristiche di scrittura tra più soggetti nell’ambito della popolazione scrivente di riferimento) o il prodotto di una simulazione. Anche il giudizio di eterografia deve discendere dall’esclusione delle ipotesi concorrenti che, in questo caso sono: dissimulazione e invenzione grafica.

È l’apprezzamento della rarità e della complessità nelle modalità gestuali di realizzazione delle caratteristiche grafiche che deve essere alla base di ogni convincimento peritale. Tutto ciò con una premessa: non tutto è identificabile e non tutto può portare a giudizi estremi di giudizio. L’altro errore frequente, infatti, è quello di esprimersi in termini perentori, indipendentemente dalla consistenza del tracciato grafico da verificare e delle sue (solo sue!) possibilità di essere ricondotto al suo autore. Chi è chiamato ad esprimersi deve considerare la possibilità che, per carenza di elementi efficaci ai fini identificativi, il tracciato non possa essere attribuito. L’inconclusività dell’accertamento è un’ipotesi ben presente in tutta la letteratura scientifica e un’eventualità frequente nell’identificazione di tracciati grafici, specie nelle sigle, ma difficilmente i periti o consulenti si esprimono in tali termini per timore di essere considerati meno bravi. E in effetti, ci sarà sempre qualcuno che, per incapacità, presunzione o interesse, “accontenterà” il cliente, pubblico o privato che sia. Ciò crea, inevitabilmente, una spirale verso il basso, produttiva di effetti negativi sia sulla disciplina in sé, sia sui malcapitati che ne subiscono le conseguenze penali o civili.

Qual è il suo piano di lavoro quando si trova ad esperire una consulenza grafica?

L’indagine grafica volta all’identificazione dell’autore materiale di uno scritto, è un processo discriminativo teso a studiare l’evidenza fisica degli abiti grafici attraverso:

  1. la preliminare verifica della

    natura fisica del tracciato (discriminazione tra scrittura meccanica o manuale),

    – rispondenza della scrittura ai requisiti d’identificabilità;

  2. il rilevamento e l’analisi degli elementi distintivi delle grafie a confronto;

  3. la comparazione degli elementi distintivi;

  4. la valutazione dei dati emersi all’esito dell’analisi diretta e confrontuale.

Quindi, con riferimento a tutti i processi di ricerca scientifica, ritengo che non si possa procedere che attraverso le seguenti fasi:

  1. enunciazione delle ipotesi a priori (autografia naturale e spontanea, simulazione, dissimulazione, invenzione, etc.);

  2. discriminazione preliminare delle ipotesi ritenute superflue rispetto alla natura del documento e al quadro estetico emergente da una verifica preliminare;

  3. individuazione del metodo della ricerca al fine di discriminare le ipotesi ritenute possibili nel caso in esame (se l’ipotesi emergente come possibile è l’autografia, per esempio, devo ricercare elementi identificativi del procedimento di imitazione);

  4. raccolta dei dati della grafia in verifica X;

  5. raccolta dei dati della grafia in comparazione C;

  6. confronto dei dati X – C;

  7. valutazione delle ipotesi a priori alla luce dei risultati comparativi;

  8. bilanciamento delle probabilità di autografia/eterografia in relazione alle ipotesi subordinate;

  9. formulazione della risposta al quesito.

Nell’ambito dei casi effettuati in questi anni, può farci una classifica delle tipologie di reati in cui è stato incaricato come consulente e perito?

La casistica è molto ampia se si considera la tipologia dei documenti che ho avuto modo di verificare: documenti d’identità italiani ed esteri, scritture private, contratti, assegni, testamenti, dipinti, etc. Il primo posto della mia personale classifica è occupato dagli assegni che condividono la posizione con le scritture private. I reati, invece, sono sempre legati alla falsità materiale o all’uso di atto falso. Poi ci sono le “mode” e, tra queste, ormai da qualche anno, parallelamente all’affermarsi della tecnica della profilometria laser che ha permesso di risolvere inequivocabilmente l’ordine di apposizioni di tracciati in incrocio, c’è stata l’impennata delle ipotesi di reato concernenti l’abuso di un foglio firmato in bianco. A questa possibilità di contestazione, spesso si ricorre anche in modo strumentale e al fine di procrastinare le decisioni del Giudice, nel momento in cui la manoscrittura contestata è stata dichiarata autografa.

Patrizia Belloni

Omicidio con enigma grafico. Un caso giudiziario in cui le indagini grafo-grafologiche sono risultate decisive.

Era stato freddato sull’uscio di casa attorno alle ore 23:00, l’aveva stabilito il medico legale, eppure la telefonata alla caserma dei carabinieri per denunciare il rinvenimento del cadavere era arrivata solamente alle 7,00 del mattino seguente. Due colpi di fucile, uno caricato a pallettoni gli aveva perforato lo stomaco e l’altro caricato a palla asciutta, un pezzo di piombo del peso di 35 grammi, gli aveva spezzato il polso prima di conficcarsi nella porta dell’abitazione. In casa viveva da solo ma intorno vi erano diverse abitazioni, ma nonostante le distanze estremamente ridotte tra gli edifici, nessuno quella notte aveva udito il rumore assordante degli spari. Senza testimoni le speranze di risalire all’autore dell’omicidio sembravano alquanto scarse e notoriamente la gente del posto non era solita collaborare con le forze di polizia. Le indagini si concentrarono come accade usualmente in questi casi sulla persona della vittima. Un uomo di 35 anni, di professione geometra, separato dalla moglie da un paio d’ anni che viveva da solo in condizioni economiche di modestissimo livello, incensurato. I familiari più stretti vivevano a circa 100 chilometri di distanza. I vicini di casa lo descrivevano come una persona riservata di poche parole.

In apparenza senza nemici, eppure qualcuno che verosimilmente conosceva l’aveva ucciso con inaudita violenza sparandogli a distanza ravvicinata senza lasciargli via di fuga. Una vera e propria esecuzione dietro la quale si poteva ragionevolmente ipotizzare una vendetta o un regolamento di conti. L’abitazione, gli indumenti ed ogni effetto personale della vittima vennero passati al setaccio per raccogliere quanti più elementi di informazione. Ogni documento o lettera rinvenuti furono esaminati e riesaminati più volte per scoprire amicizie, inimicizie e contatti. All’ennesima rilettura del materiale cartaceo ci si accorse che alcune lettere erano manoscritte ma il linguaggio usato non era l’italiano ne altri idiomi conosciuti e perciò la scrittura non era comprensibile.

Segni grafici privi di significato vergati su di un foglietto in cui compariva la scritta in corsivo “Zmifs poi do zehsddi zn einodi hiedi”. La calligrafia però era diversa da quella riportata su altri fogli pure rinvenuti nel cassetto dello scrittoio collocato nella camera da letto dove una simile scrittura risultava annotata su un piccolo foglio di block notes a quadretti “Ezfi hcldczns do zmi”. Non c’erano dubbi si trattava di un codice ma bisognava trovare la chiave di lettura per capirne il significato e perché si volesse mantenerlo celato. Un segreto che la vittima ed almeno un’altra persona conoscevano visto che i due foglietti sembravano scritti da mani diverse.

La località dove abitava la vittima era una frazione abbastanza isolata sita a circa 700 metri di altitudine con una cinquantina di residenti dove era praticamente impossibile che non venisse notato l’arrivo di un forestiero come altamente improbabile appariva che nottetempo la vittima avesse aperto la porta di casa ad uno sconosciuto. Qualcosa aveva turbato la tranquilla vita degli abitanti di quella frazione ma non c’era la volontà di svelare agli estranei quali erano considerati gli investigatori alcunché. Vennero ascoltati uno ad uno tutti gli abitanti della frazione e presto si capì che un amore clandestino era la ragione del codice al quale facevano ricorso i due amanti.

Infatti dopo vari tentativi si riuscì a trovare la chiave di lettura, quasi banale nella sua semplicità, le lettere usate rappresentavano l’alfabeto italiano al contrario ovvero dove c’era la “Z” si doveva leggere “A” al posto della lettera “V” si doveva leggere la lettera “B” e così via. Sul primo foglietto c’era scritto “Amore mio ti aspetto al solito posto” mentre sull’altro c’era scritto “Sarò puntuale ti amo”. Attraverso l’esame dei saggi calligrafici raccolti con vari stratagemmi si individuò la presunta amante della vittima sul conto della quale a seguito di approfonditi accertamenti emerse che spesso si recava a trovare la sorella che abitava in un comune distante dalla frazione poco meno di ottanta chilometri. La nota gelosia del marito che aveva la disponibilità di due fucili indusse gli inquirenti a effettuare un’ispezione delle armi e ad eseguire il prelievo a mezzo “stub” dei possibili residui della deflagrazione dei colpi d’arma da fuoco sul corpo del coniuge che vennero confermati dall’esame al microscopio elettronico a scansione. Particelle ternarie di piombo, bario e antimonio risultarono presenti sugli indumenti, sulle mani e sul volto. Il cerchio si era chiuso la vittima era stata uccisa dal vicino di casa conoscente da vecchia da data con il quale si frequentavano da tempo e per il quale la moglie aveva preso una sbandata, un tradimento vendicato con il sangue. La moglie messa alle strette e rassicurata che il marito non avrebbe potuto farle più alcun male finalmente rese la confessione liberatoria di quanto accaduto quella notte. Il caso in questione rappresenta un tipico esempio di come gli investigatori possano trarre importantissime indicazioni dalle conoscenze grafico-grafologiche per indirizzare nel verso giusto le indagine soprattutto quando il fattore tempo risulta determinante per acquisire prove che altrimenti potrebbero disperdersi. E’ notorio tra gli addetti ai lavori che il prelievo a mezzo dello “stub” sul corpo del sospettato debba essere eseguito nel giro di poche ore dall’impiego delle armi da fuoco.

Roberto Colasanti

L’impronta della scrittura

René Le Senne nasce a Elbeuf in Francia, nel 1882, professore di filosofia alla Sorbona, è noto soprattutto per il suo trattato di caratterologia, ovvero una branca della psicologia che ha per oggetto lo studio del carattere, che si propone come obiettivo l’applicazione di metodi e mezzi oggettivi per una accurata indagine.

Vista la grande variabilità del genere umano, cerca di stabilirne le costanti generali.

Le Senne prende in considerazione solo quattro fattori che fanno parte del carattere di ciascuno di noi.

L’emotività, l’attività, la risonanza delle proprie emozioni, ed infine l’ampiezza del campo di coscienza.

In base alle svariate combinazioni di queste proprietà Le Senne distingue otto caratteri fondamentali: il nervoso, sentimentale, collerico, passionale, sanguigno, flemmatico non emotivo attivo, amorfo, flemmatico non emotivo non attivo.

Questo studio si è rivelato direi fondamentale per le applicazioni grafologiche, per la sua elevata comprensibilità, oggi è tra le tipologie più usate specialmente dai grafologi francesi e spagnoli.

La parola carattere deriva dal greco e significa impronta, quindi quando scriviamo lasciamo la nostra, e da lì si parte per intraprendere uno studio circa le caratteristiche di una scrittura su basi oggettive, per giungere alla personalità del soggetto in questione.

Le Senne insegna che non si può distinguere una scrittura maschile da quella femminile senza essere a conoscenza del sesso dello scrivente, tanto meno esiste la scrittura dello stupratore seriale piuttosto che del rapinatore, o spacciatore, etc.

Ci sono delle scritture che lasciano una certa impronta ed attraverso uno studio molto accurato ed anche una valutazione delle patologie latenti, che emergono dalla scrittura, possono fornire un orientamento che però come tale rimane.

A tal proposito, per tornare a Le Senne, si afferma il principio che ci sono molti uomini facenti parte della “tipologia” sentimentale e ciò comporta un certo tipo di scrittura, più morbida e accogliente, che emana sentimento e calore. Mentre ci sono donne che appartengono alla “tipologia” collerico, ( lo dice la parola stessa) e la scrittura sarà ovviamente opposta.

In grafologia, come nella vita nulla è scontato, sfatiamo il mito che la scrittura armoniosa, dalla forma rotonda, morbida , che si snoda come un nastro di seta sul rigo faccia parte del genere femminile, mentre quella rigida, angolosa, dall’apparenza aggressiva del genere maschile, a volte è proprio il contrario.

Vi mostro alcuni esempi per dimostrare che è impossibile stabilire il “sesso” della scrittura

SCRITTURA DONNA

SCRITTURA UOMO

La grafologia è una scienza umana, basata sullo studio delle persone attraverso la scrittura, seguendo un percorso psicologico ma anche scientifico, vedasi i temperamenti ippocratici e le ricerche del neurologo Pophal attraverso i vari stadi di tensione e distensione del gesto grafico.

In quanto “umana” è possibile considerare, anche un margine di errore, per questo e tanti altri motivi si devono analizzare bene tutte le caratteristiche di una scrittura e non spettacolarizzare a tutti i costi una professione così impegnativa.

E’ da ritenersi nociva una errata informazione, a livello mediatico, da parte di sedicenti grafologi, che amano andare in televisione affermando concetti del tutto errati, fuorviando l’utente che non conosce questa professione, facendo passare un messaggio quasi di “stregoneria”!

Sicuramente non biasimo chi non conosce la grafologia, il suo significato e di quanto studio e dedizione ci sia per arrivare a tracciare un profilo psicologico avendo a disposizione poche righe di scrittura, o, per quanto riguarda la perizia giudiziaria “ soltanto” una firma.

Ciò che stupisce sono gli “addetti ai lavori o i presunti tali, che in questo modo calpestano o screditano la professione, offendendo la categoria e chi osserva scrupolosamente il codice deontologico, rinunciando, a volte, ad un incarico a favore della chiarezza.

Patrizia Belloni

Le indagini grafico grafologiche nella ricerca della verità

L’indagine grafica mira a determinare attraverso il ricorso alle strumentazioni tecniche ed alle conoscenze scientifiche se le scritture oggetto dell’esame siano riconducibili al medesimo autore.

Tra i metodi più seguiti dai consulenti grafico-grafologi vi è quello conosciuto con il termine grafonomico che consente di analizzare la scrittura nel suo aspetto dinamico ovvero nel momento elaborativo dei vari segni grafici.

Il padre della grafonomica in Italia è stato il professore Salvatore Ottolenghi, medico legale (1861-1934) fondatore della Scuola di Polizia scientifica italiana che intese applicare al campo delle scritture il metodo già utilizzato negli altri settori degli accertamenti di Polizia Giudiziaria basato sull’applicazione dei principi del segnalamento descrittivo alle indagini grafiche” in quanto, come egli stesso scriveva “ogni processo di identificazione è in fondo un’operazione di confronto, di paragone. Esso consiste in quattro operazioni…osservazione, rilievo o segnalazione dei caratteri, confronto dei caratteri stessi, giudizio di identità”. La bontà del metodo scientifico teorizzato dal Prof. Ottolenghi ed applicato tuttora dalla Polizia scientifica ha trovato il suo riconoscimento in campo internazionale nel 1982 in Olanda a Nijmegen, nel corso del primo “International Workshop on Handwriting Movement Analysis”: in cui venne utilizzato il termine “Graphonomics”.

In ambito internazionale con il suddetto termine “Graphonomics” plurale del termine italiano Grafonomia si vuole evidenziare il coinvolgimento di più discipline nello studio delle scritture nelle loro diverse tipologie.

L’investigatore – nel senso più estensivo del termine – volendo comprendere in tale categoria i pubblici ministeri, la polizia giudiziaria, gli avvocati con i loro sostituti e i privati appositamente autorizzati ad espletare attività investigativa è bene pertanto che conoscano i limiti e le possibilità delle indagine grafico-grafologiche al fine di indirizzare la ricerca della verità.

Chi ha esperienza di investigazioni soprattutto nell’ambito del diritto penale è consapevole che l’identificazione degli autori del reato avviene spesso attraverso la composizione di un puzzle in cui lo sforzo principale è quello di raccogliere quanti più elementi di informazione possibile per giungere a completare il quadro d’insieme e avere una chiara visione dell’azione delittuosa e l’identità del colpevole.

Ogni elemento acquisito nel corso dell’indagine andrà esaminato e valutato unitamente ad altri indizi in modo che gli ulteriori accertamenti investigativi possano essere orientati nella giusta direzione.

Una scrittura pubblica o privata o semplicemente una firma possono costituire la tessera di partenza del puzzle che andrà completato cercando di trovare le tessere mancanti nel tempo più breve possibile.

In questa attività di ricerca un ruolo fondamentale sarà ricoperto dal consulente grafico grafologo che nella sua indagine dovrà confrontarsi con due comportamenti tipici nella falsificazione della grafia: l’imitazione e la dissimulazione.

Tentare di riprodurre la scrittura di un’altra persona nella maniera più fedele possibile non è affatto facile ma l’abilità del bravo falsario è tutt’altro che da sottovalutare.

All’opposto con la dissimulazione la persona vuole evitare che la scrittura lasciata possa divenire una traccia grafica di identificazione ed allora lo sforzo sarà quello di modificare il proprio gesto scrittorio privandolo per quanto possibile di quelle particolarità identificative.

L’esperienza maturata sul campo con l’esame di molteplici casi e tipologie di scritture costituisce un bagaglio conoscitivo di sicuro affidamento per la valutazione del nuovo caso e del manoscritto.

Fondamentalmente, l’esperto o consulente grafico dovrà capire se due scritti siano stati generati dalla stessa mano. Un lavoro di confronto che non potrà limitarsi agli aspetti morfologici dei manoscritti redatti, ma in particolare a quelli dinamici, strettamente legati al movimento spontaneo e naturale della mano. Infatti è possibile riconoscere l’autografia o l’eterografia di due scritti, anche nei casi d’imitazione e di dissimulazione, in quanto sopravvivono comunque alcuni movimenti automatizzati, individualizzati e incontrollabili.

Per scoprire una falsificazione, il consulente dovrà individuare nello scritto in esame i punti in cui riemerge la spontaneità grafica del falsario che soprattutto in elaborati grafici di maggiore estensione può incorrere più facilmente in errori nell’azione di falsificazione.

In pratica il consulente grafico grafologo si trova ad affrontare una casistica assai eterogenea e complessa, a titolo esemplificativo ma non esaustivo si possono indicare:

a) la sospetta falsità di firme apposte su assegni, cambiali, contratti e fideiussioni con ripercussioni di carattere penale in relazione al delitto di truffa;

b) l’attribuzione o meno delle disposizioni testamentarie al “de cuius” con conseguente impugnazione del testamento;

c) la simulazione di un suicidio e il ritrovamento di uno scritto falsamente realizzato per motivare il gesto della vittima al fine di sviare le indagini dal compiuto omicidio;

d) i manoscritti anonimi o apocrifi con contenuti: minatori, diffamatori, calunniatori, estorsivi.

L’indagine grafico-grafologica, costituisce quindi sin dall’avvio dell’attività investigativa un valido ausilio nella ricerca della verità in grado di ottimizzare gli sforzi delle parti in causa, sia nel settore penale sia in quello civile. Inoltre basandosi su atti ripetibili non potranno pregiudicare in alcun modo le successive attività peritali sulle quali poi il giudice costruirà il proprio convincimento.

Dr. Roberto Colasanti

Criminalista

Ufficiale Superiore Arma dei Carabinieri