Tratti salienti della scrittura di Martina Levato

Quando il grafologo si trova ad analizzare una scrittura, una delle prime osservazioni, senza entrare subito nello specifico, è quella di rilevare se la scrittura si sviluppi in modo orizzontale o verticale, oppure, e sarebbe auspicabile per il soggetto che entrambi gli assi fossero in equilibrio tra loro. La scrittura verticale o orizzontale, è data dagli allunghi o meno dalle aste o gambe delle lettere destinate ad innalzarsi o a discendere, per esempio, la t, d, l, ed a discendere le gambe della lettera g,q, p. Se in uno scritto non ci sono segni di verticalità , in quanto non ci sono allunghi significativi, ci troviamo di fronte ad una scrittura totalmente orizzontale. E’ una metafora che vuole evidenziare l’evoluzione psicologica del soggetto, paragonandola all’evoluzione posturale di un neonato. Esso vive i primi mesi in una posizione orizzontale, poi man mano viene a contatto con il mondo esterno, iniziando ad assumere una posizione eretta, quindi verticale, e sarà proprio in quel momento che rivendicherà la sua indipendenza ed autonomia.

Nelle scritture orizzontali, “orali” per Freud, come in questo caso, ci troviamo di fronte ad un soggetto che non è riuscito, dal punto di vista psicologico ad evolversi, a stare “sulle proprie gambe”. Ha mantenuto una posizione orizzontale, quindi di dipendenza verso il prossimo proprio come un bambino appena nato dipendente dalla mamma per soddisfare le proprie esigenze nutrizionali ed affettive. Una scrittura con determinate caratteristiche, esprime una difficoltà sul piano affettivo-relazionale,v’è una continua ricerca di protezione, affetto, desiderio di colmare un vuoto affettivo.

Questi brevi cenni  precedono l’analisi  che ho potuto fare dei tratti salienti della scrittura della Levato, quelli che sono emersi dalla pubblicazione  su internet di uno stralcio di lettera.

scrittura levato

Analisi

In un insieme monotono e meccanizzato, la scrittura rigida diventa problematica, emerge una personalità fragile, si reprime ed alle volte possono verificarsi comportamenti imprevedibili. Gli addossamenti (cerchiati) rivelano una componente infantile, un modo per proteggersi dalla propria inquietudine, dall’ansia, e denotano tendenze contrarie, ambivalenza. Questa scrittura manca di libertà, tutto è scandito, misurato, indice di una educazione repressiva, si coglie una scarsa flessibilità di giudizio e comportamento che possono, a volte, dar luogo ad atteggiamenti enfatici. La scrivente accentra ogni interesse su di se, vive un narcisismo che preclude ogni slancio affettivo verso il prossimo, ha interessi limitati e concernono essenzialmente la sua persona. La scrittura di tipo orale è sintomatica di un certo malessere interiore, si richiede affetto ed attenzioni, quelle che probabilmente sono mancate nella fase più importante nella vita di ogni essere umano.

Patrizia Belloni

Meccanismi di difesa

Mi ricollego all’articolo del numero di Agosto “spunti di riflessione sul percorso evolutivo”, dove ho parlato, ricorderete, della casa in costruzione e mi sono soffermata in modo particolare sulla soffitta, luogo dei ricordi e dei sogni, ma anche del futuro e dove tutto è possibile. Lì ci è consentito, anche, di azionare un’attività del tutto inconscia, inconsapevole, scevra da qualsiasi forma di opportunismo o manipolazione. Si tratta del c.d. meccanismo di difesa, di cui si serve la nostra mente (soffitta) per proteggersi durante la lotta, affinché non sia impari, fra ciò che è giusto e quello che non lo è.

I meccanismi di difesa sono indispensabili per difendere e salvaguardare la nostra psiche, sono molteplici ed ognuno di noi ne adotta uno a seconda delle circostanze.

Citerò  quelli più utilizzati, gli altri verranno menzionati nei prossimi numeri di  “Grafologia Magazine.”

La “Rimozione”, si rimuove, si cancella un episodio, un evento doloroso, un trauma subito o procurato, anche da bambini, per impedire il suo accesso nella nostra coscienza. Tutti più o meno ne facciamo ricorso.

“L’identificazione”, incorporazione e introiezione di una caratteristica di un soggetto al fine di assimilarla e di farne un modello a cui ispirarsi.

La “Razionalizzazione”, spiegare, giustificare razionalmente dei nostri comportamenti affettivi a posteriori, ad esempio: se ci comportiamo in modo scorretto con un amico o comunque con una persona a noi vicina affettivamente, per non alimentare i nostri sensi di colpa, quindi per giustificare l’atto, diremo sicuramente che se lo è meritato, trovando le più disparate motivazioni.

La “Negazione” che si differenzia dalla rimozione in quanto non si nega il fatto di per sé ma il suo significato, ad esempio: in occasione di un subito torto o di un tradimento, da parte di un amico, un compagno di vita, si ricorre a questo meccanismo per giustificare il comportamento che arreca frustrazione e delusione ricollegandolo a un condizionamento da soggetti terzi o dagli eventi piuttosto che ammettere la mancanza della persona nella quale era stata risposta fiducia.

Attraverso lo studio della scrittura il grafologo può sicuramente individuare che “tipo” di difesa ha azionato il soggetto di cui si sta analizzando lo scritto. Anche per questo motivo psicologi e psicoterapeuti sovente si rivolgono al grafologo al fine di essere coadiuvati in un progetto di psicoanalisi che a volte una persona intraprende per svariati motivi. Inevitabilmente, appena ci si trova di fronte allo psicoterapeuta, la mente innesca la difesa, non ci si sente a proprio agio, l’ansia prende il sopravvento e spesso la seduta non riesce. Attraverso la scrittura si abbatte questo primo ostacolo e si rende il percorso meno difficoltoso, sia per il paziente che per il terapeuta.

Patrizia Belloni