La scrittura è un’abilità complessa, che richiede la capacità di organizzare in sequenza una serie di movimenti fini. Similmente alla lettura, richiede la gestione superiore di informazioni visive e fonologiche, l’integrazione con i processi cognitivi di alto livello necessari alla produzione scritta, nonché la pianificazione ed esecuzione coordinata di una serie di movimenti che coinvolgono dinamicamente dita, polso, avambraccio e, in generale, l’intera postura.
Eminenti Autori quali il Ferrio ricordano, in proposito, che “la scrittura presuppone un livello mentale sufficiente per la comprensione del simbolismo grafico ed una certa attitudine motoria del tipo delle prassie”, mentre il Lurija sostiene che “il processo di scrittura può svolgersi in modo normale grazie all’integrità di una complessa costellazione di zone corticali, che in pratica corrispondono a tutto l’insieme della corteccia, pur costituendo un sistema funzionale altamente differenziato, ogni componente del quale svolge la sua specifica funzione”.
Nel disturbo della scrittura si devono quindi distinguere la componente motoria, che riguarda i movimenti e gli aspetti propriamente grafici, e quella linguistico-cognitiva, che riguarda la trasformazione dei suoni di una parola o la sua rievocazione mentale nella corretta sequenza delle corrispondenti lettere scritte.
E’ necessario pertanto che il grafoanalista sia messo a conoscenza dell’anamnesi patologica dello scrivente al fine di cogliere le caratteristiche e le peculiari alterazioni che possono riflettersi nella sua grafia e dedurne contributi in merito soprattutto alla capacità di intendere e di volere del soggetto. La grafopatologia può considerarsi dunque una branca della grafologia finalizzata a cogliere, attraverso l’analisi della grafia manoscritta, segni di alterazione psichica o somatica. Le correlazioni fra la scrittura e la presenza di determinate affezioni non sono del resto qualcosa di alieno alla medicina, specie in ambito di psicopatologia forense.
Le alterazioni di interesse grafologico, a tal fine, sono prevalentemente di carattere neurologico e psichiatrico, ma non vanno trascurate altre affezioni produttive di difficoltà e irregolarità di movimento quali, ad esempio, l’artrite reumatoide, o le minorazioni sensoriali di interesse oculistico.
Premesso che il confine fra soma e psiche, fra disfunzioni motorie organiche e alterazioni delle funzioni cerebrali superiori, e pertanto fra la sfera di competenza neurologica e quella puramente psichiatrica è spesso labile, ancor più in tale ambito di indagine, cercheremo di schematizzare alcune anomalie ricollegabili alle affezioni del sistema nervoso centrale ed alle disfunzioni psichiche, rammentando, come premesso, la possibilità che le une sfumino talora nelle altre, con ampie zone di “grigio” e coesistenza di alterazioni grafiche e di contenuti di pensiero che denunciano evidente obnubilamento del sensorio o disfunzione cognitiva.
Per quanto attiene le prime, quelle di pertinenza neurologica, esse sono spesso produttive di alterazioni nella trasmissione dell’impulso motorio e quindi della manualità, risultandone anomalie del movimento e andamento grafico e variazioni del relativo percorso. Fra tutte, il morbo di Parkinson, in cui si ravvisano all’analisi la bradicinesia ed i tremori tipici originati dalla compromissione del sistema extrapiramidale ed una certa tendenza alla riduzione dei caratteri (micrografia), i tremori essenziali o senili, le mioclonie di varia genesi, i distiroidismi, in particolare gli stati tireotossici, le encefaliti infettive, le encefalopatie metaboliche ed in particolare quella porto-sistemica (in fase terminale di disfunzione epatica), con caratteristica irregolarità grafica che simula il c.d. “colpo d’ala” (flapping wings), il gruppo di affezioni connotate da alterazione del tono muscolare con spasticità (sclerosi multipla, SLA, paralisi spinale spastica, paralisi cerebrale infantile, etc), in cui la scrittura può denotare la debolezza o rigidità del tratto, l’emiballismo, per alterazioni del nucleo subtalamico basale, con ipercinesia, oscillazioni involontarie e movimenti connotati da ampiezza, violenza e particolare slancio, la corea di Huntington, patologia ereditaria causata dalla degenerazione neuronale in specifiche aree cerebrali, che può determinare movimenti involontari anche delle dita e conseguentemente una grafia sussultante con ampie escursioni, l’atetosi, altra affezione extrapiramidale che induce movimenti lenti, sinuosi, incoordinati, serpeggianti o tentacolari.
Il complesso gruppo delle agrafie e disgrafie include disordini neurologici e neuropsicologici che non possono rigidamente e univocamente inquadrarsi in senso organicistico o psicogeno. Fra tutte, rammenteremo l’agrafia spaziale, disturbo neurologico di espressione grafica riconducibile ad un danneggiamento nella percezione visuospaziale conseguente a lesione nell’emisfero dominante non linguistico. E’ caratterizzata da un uso scorretto dello spazio, ripetizione o omissione di tratti e lettere, inclinazione delle linee verso l’alto o il basso, minor uso del lato sinistro del foglio e tendenza a scrivere in stampatello. Sono stati riportati anche cambiamenti della calligrafia. Nell’epilessia, al di là delle più o meno frequenti crisi, laddove è improbabile che il soggetto scriva, non si apprezzano particolari o tipiche alterazioni della grafia, a meno che non concomiti una evoluzione in deterioramento cognitivo.
Particolarmente rilevante, ai fini di un parere sulla capacità di intendere e di volere e di testare, è il gruppo delle demenze, nelle quali, prima ancora dell’aspetto grafico, è spesso eclatante il disordine semantico e sintattico che riflette la disgregazione del patrimonio linguistico dell’afasico: quella che viene spesso definita una vera “insalata di parole”. Dunque incoerenza dei contenuti, perifrasi anche fonemiche, turbe paragrafiche, omissioni o trasposizioni di lettere, nomi, verbi, fonemi, parole incomprensibili e neologismi, stereotipie, illogicità storico-concettuale e testo afinalistico, bizzarrie, ripetizioni più o meno frenetiche di frasi, vocaboli, sillabe (ecolalie e polilalie), punteggiatura casuale. A volte si assiste ad una regressione alla struttura calligrafica infantile. Può cogliersi una progressione temporale, e quindi uno stadio di maggiore o minore gravità del decadimento, che va da una iniziale compromissione mnesica (tipica l’“afasia nominum”), ad un successivo obnubilamento, poi ad un franco disorientamento spazio-temporale, ed infine al marasma con dissoluzione globale dell’originaria identità, anche grafica, culminante nei casi estremi, nell’”impossibilité de signature”. La grafia presenta un vasta gamma di alterazioni e, in generale, si presenta antiestetica, disarmonica, involuta, disomogenea, stentata, disorganizzata, incerta, esitante, rallentata fino all’inceppamento, al blocco, all’interruzione. Il tracciato può discostarsi dal rigo ideale, spesso in discendenza o caduta, o assumere andamento pluridirezionale, tortuoso, a sbalzi. Frequenti le deformazioni di caratteri e le distorsioni dimensionali con squilibrio grafico e sproporzioni della larghezza delle lettere, dello spazio tra le lettere, tra le parole, tra scrittura e rigo (quadruplice larghezza), così come le alternanze di calibro tra le singole lettere con aspetti micro/macrografici. Compaiono talora “liaisons”, ricalcature, correzioni, sottolineature, scrittura uncinata, raggomitolata o a colonna. La pressione può essere disomogenea, più spesso leggera per ipostenia generale, senza escludere tratti calcati e netti. La prevalenza di ipocinesia o di ipercinesia condiziona l’ampiezza e la regolarità del movimento e dell’assetto, determinando tremori, scoordinamento, escursioni di ampiezza variabile, sbavature di stacco e attacco.
Per le alterazioni più propriamente psicogene, ma non di rado sottese da un substrato organico, rammenteremo come, prima ancora addentrarci nell’ambito francamente patologico, la scrittura possa essere influenzata dallo stato emotivo del suo autore, con tremori delle mani e delle dita, derivandone una difficoltà di discriminare alterazioni emozionali “normali” e contingenti da stati ansiogeni stabilizzati. L’oscillazione marcata delle righe è sicuramente un segno importante di ansia.
Ovviamente stati di eccitazione/depressione psicomotoria, con conseguenti riflessi sulla grafia possono derivare dall’assunzione di farmaci come l’adrenalina, l’anfetamina, l’efedrina o da condizioni di vera e propria tossicodipendenza. Possono aversi tremori, in particolare, derivanti dall’assunzione di cocaina, morfina, bromuri, eccesso di caffeina, effetti collaterali di vari farmaci.
Le depressioni endogene o reattive e gli stati maniaco-depressivi si traducono in alcune alterazioni del grafismo nelle sue componenti, e quindi del tratto, forma, ritmo, movimento, spazio. Il rallentamento psico-motorio, l’adinamia e la gestualità impoverita, la fluenza coartata si riprodurranno in un grafismo privo di fantasia, monocorde, laddove l’“élan vital” è spento e inaridito. La depressione endogena trapela sovente da un tratto affievolito, con linee discendenti e cadenti, slivellamenti di parole, affossamenti che richiamano lo sprofondamento nell’abisso del “mal de vivre”. Il predominio dilagante del bianco-vuoto o, meno spesso, aree oscurate evocanti tenebre, sembrano esprimere il desiderio di assenza, naufragio, annullamento. Il carattere è spesso di calibro ridotto, avvolto, ripiegato come a voler scomparire, involuto, appiattito sulla riga, quasi schiacciato dal peso sull’anima di chi scrive, la spazialità compromessa da ampi spazi vuoti, talora omissioni di lettere o sillabe, interruzioni, inceppamenti, espressioni quasi di anergia e silenzio interiore. Il movimento è scoordinato, anelastico, carente di vibrazioni vitali. Il ritmo denota staticità e lentezza del tracciamento, riflettendo nell’immobilità il senso di morte e la fatica del vivere nelle minime azioni. E naturalmente tutta una gamma di tremori, torsioni, spasmi, quasi a simboleggiare il dolore mentale dell’angoscia, dell’abbandono, della perdita. Talora grafemi affastellati, quasi a reciproco sostegno in un’estrema resistenza. Negli stati maniacali, viceversa, oltre la tipicità delle tematiche, la scrittura evidenzia uno stato di esaltazione psichica, con caratteri grafici grandi, diseguali, disomogenei, talora fantasiosi. Nelle sindromi bipolari, ovviamente potrà riscontrarsi una ciclica alternanza delle rispettive caratteristiche sopra enunciate.
Vasta la gamma delle connotazioni psicotiche, accenneremo solo alle alterazioni della senso-percezione con deliri e allucinazioni tipiche della schizofrenia, laddove possono ravvisarsi simbolismi e richiami mistico-esoterici e cabalistici, nonché alla ripetitività esasperata delle psicosi ossessive, con maniacali stigmate consistenti in personali e stabili modificazioni di alcune lettere, alle sistematiche omissioni di taluni caratteri nelle psicosi fobiche.
Antonello Pastorini
Medico Legale – CTU Tribunale di Roma
Professore a.c. Università “Sapienza” di Roma – C.d.L. in Scienze Infermieristiche
con la collaborazione di Antonella Pastorini, laureanda in medicina e chirurgia