Cosa si intende per “identificabilità” della scrittura

Non tutte le grafie sono identificabili e quando lo sono, non tutte possono essere identificate con il massimo grado di confidenza. Se anche il campione biologico può essere degradato e non consentire l’identificazione del soggetto che l’ha lasciato, così anche la scrittura… anzi la scrittura, diversamente dal DNA, prestandosi ad essere simulata e dissimulata, presenta ulteriori condizioni che incidono sulle reali possibilità di identificazione. Senza considerare tali ipotesi, anche la scrittura naturale e spontanea non sempre è identificabile e prima di procedere all’analisi comparativa, è necessario qualificare la scrittura in verifica per definire, ex ante, il suo grado di identificabilità. Da questo discende il livello di giudizio a cui il tecnico può accedere nel momento in cui dovesse verificare la corrispondenza di tutte le caratteristiche rilevanti tra termine in verifica e termini comparativi. Per farlo è necessario accertare il grado di rarità e di complessità sia degli allografi utilizzati, sia delle modalità di realizzazione (modalità del movimento, dei cambi direzionali e degli incroci di linea…), e questo a livello tridimensionale, cioè con riferimento anche all’andamento pressorio. Per esempio, una scrittura elementare, che ripropone le forme e le modalità di realizzazione tipiche dell’apprendimento scolastico e che non presenta particolari anomalie pressorie (elementi di differenziazione rispetto agli standard), indipendentemente dalla volontà di chi l’ha apposta, non è identificabile e il giudizio che potrà scaturire dalla comparazione, anche nella corrispondenza di tutte le caratteristiche, non potrà che essere inconclusivo.1 Tali corrispondenze, infatti, potrebbero essere il frutto di eterogenesi (riproposizione delle stesse modalità di scrittura da parte di un soggetto generico X nella popolazione scrivente di riferimento) o di simulazione. Un altro esempio frequente nel panorama identificativo forense è rappresentato dalle sigle: se il movimento gestuale che la caratterizza non è complesso e l’ipotesi di simulazione non è escludibile, la sigla non è identificabile e a nulla valgono le corrispondenze rilevabili tra la scrittura in verifica e le comparative. Quindi l’identificabilità della scrittura in verifica deve essere determinata in termini assoluti prima di procedere con la comparazione.
Gianluca Ferrari
1: M. Pulver, in Intelligenz im Schriftansdruck, Orell-Fussli, Zurigo, 1949, distingue la scrittura in autentica, impropria e falsa, individuando la seconda come quella «osservante del modello scolastico, dunque controllata e calligrafica, come tale impersonale» e, quindi -aggiungo io- non identificabile; traduzione da B. Vettorazzo, Grafologia giudiziaria e perizia grafica, Giuffré Editore, II ed. 2004, pag.154.

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