Grafologia Magazine

Periodico telematico registrato presso il Tribunale di Roma il 19-05-2015 al nr. 94/2015. Editore e direttore responsabile: Patrizia Belloni

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Posted on Maggio 30, 2025 by admin

L’identikit di una scrittura

Identificare una persona analizzando la sua scrittura eseguita a mano, un esempio pratico è il classico testamento olografo, si tratta, in realtà di una procedura molto complessa, perché sono numerose le parti costitutive del grafismo che devono essere prese in esame e successivamente utilizzate per realizzare una attenta e scrupolosa analisi.
Nell’attività intellettuale volta allo studio della Grafologia Forense, si sono susseguiti svariati criteri di valutazione e quindi interpretativi diversi tra loro, ma con l’intento di migliorare la fondatezza e conseguentemente l’affidabilità dei risultati ottenuti.
Si è inizialmente basati sul criterio di confronto morfologico delle lettere valutando essenzialmente le forme delle singole lettere ed anche la dimensione, e questo criterio (purtroppo) viene utilizzato ancora oggi da alcuni periti senza considerare la velocità della scrittura oppure di una firma perché la maggiore velocità con cui si scrive tende a rimpicciolire la dimensione o calibro delle lettere.
Successivamente si è tentato di valutare le caratteristiche, le peculiarità espressive che derivano dalla formazione della grafia, precisamente dal movimento scrittorio nella successione dinamica, quindi equilibrio tra movimento e spazio, e secondo Klages questa alternanza determina il ritmo, che è un elemento interiore di potenzialità che non ha nulla a che vedere con i comportamenti sociali, etici o culturali della persona che scrive ma verte esclusivamente sulla sua energia psichica, anch’esso molto utile al consulente quando esamina un manoscritto o testamento olografo, perché il movimento e di conseguenza il ritmo sono unici, come unica è la grafia, nessuna uguale ad un’altra.
In un manoscritto o firma si dovrà valutare l’energia vitale che trova espressione nella stessa grafia, inoltre considerare la possibile variabilità grafica dovuta sovente a cause naturali (patologie, assunzione di farmaci, anzianità etc.) oppure artificiose come spesso mi capita di accertare in un testamento olografo quando non è autentico.
Per valutare la suddetta variabilità grafica o viceversa la coerenza di stile grafico mantenuta anche nel corso di svariati anni, occorrono scritture e firme di comparazione sia coeve che antecedenti, scritture eseguite in passato, purché siano certe e coerenti, omogenee ossia dello stesso genere (corsivo con corsivo numeri con numeri etc.) ed anche chiare e leggibili, si intende fotocopie di qualità.
La grafologia Giudiziaria ha permesso di fare molti passi avanti in materia grafologica, perché utilizza tutti i metodi utilizzati nel corso degli anni da tutti i capi scuola della grafologia, come Crepieux, Klages, Pulver, Saudek, Moretti, che hanno fornito il loro contributo interpretativo del movimento scrittorio, del ductus, (il gesto grafico inteso nella sua interezza come traccia lasciata visibile ed aerea quindi non visibile viene denominato ductus) dell’importante valutazione circa la naturalezza e spontaneità, (metodo grafologico) qualità rilevanti che si devono riscontrare in un manoscritto o firma quando sono autentici.
Il Ruolo del C.T.P (consulente tecnico di parte)
Il CTP è considerato un difensore tecnico ed ha compiti simili al CTU (consulente tecnico d’Ufficio e viene nominato dal Giudice) e come quest’ultimo ha come obiettivo la ricerca della verità che a mio modesto avviso, si alimenta attraverso la chiarezza, il CTP di parte privata, integra con la propria consulenza (parere pro – veritate) la difesa che l’Avvocato non può elaborare perché è una materia che esula dalla Sua competenza, ed i rapporti professionali con il legale di parte che l’ha nominato devono essere basati sulla sincerità e fiducia, inoltre il consulente di parte non deve mai lasciarsi influenzare dai racconti dal cliente, ma soltanto il proprio lavoro, che consiste nello studio delle scritture o firme di comparazione, deve scaturire il convincimento se ci sono i presupposti per proseguire ed accettare l’incarico oppure no.
Molto spesso accade che quando vengo contattata dal privato cittadino, spesso anche da Avvocati, mi chiedono la “perizia” ed io ogni volta devo chiarire il concetto che personalmente rivesto il ruolo del CTP e quindi è una consulenza tecnica di parte, la perizia (consulenza tecnica d’ufficio in sede civile) la svolgerà il CTU una volta acquisiti i documenti originali, con le operazioni peritali disposte dal Giudice, alle suddette operazioni parteciperanno il CTP della parte attrice (chi promuove la causa) il CTP della parte convenuta (chi subisce l’accusa di aver prodotto un falso) con il CTU presso gli uffici di competenza o studi Notarili quando si è svolta la consulenza su un testamento olografo.
A tal proposito “racconto” un episodio che ultimamente mi sono trovata a dover gestire, un fatto alquanto increscioso, ovvero che dopo un paio di settimane dalla consegna della mia consulenza di parte, questa persona mi ricontatta chiedendomi, avanzando delle insistenti pretese una “perizia giurata”.
Premesso che la consulenza di parte è una opinione, un convincimento (anche se corroborato da una infinita serie di elementi, quali uno studio approfondito, esperienza, etc.) che si fa il CTP dopo aver esaminato e studiato tutti i documenti forniti dai parenti del “De Cuius” in questo caso infatti si trattava di un testamento olografo, la perizia spetta ad un organo “super partes” ovvero il CTU nominato dal Giudice ed è già giurata perché quando si accetta l’incarico viene svolta una “cerimonia di giuramento”.
In ogni rapporto professionale che sia Consulente – Avvocato; Consulente – privato cittadino, ci vuole chiarezza ed onestà intellettuale, soprattutto fiducia reciproca, e se quella persona avesse espresso la sua intenzione sin da subito gli avrei risposto seduta stante che non è possibile giurare su un proprio convincimento, in modo tale che saremmo stati liberi entrambi di non intraprendere alcun tipo di discorso professionale.
La Grafologia non è una scienza esatta bensì umana, nonostante oggigiorno con tutti gli studi effettuati grazie anche alla Grafologia Forense, con l’applicazione del metodo grafologico che consiste di avvalersi di tutti i metodi studiati nel corso di questi anni, e non tralasciando, anzi prendendo in considerazione anche la psicologia della scrittura, si è raggiunto un alto livello di certezza, ma rimane comunque sempre un margine di errore specialmente se il perito non ha la giusta preparazione, esperienza, professionalità e scrupolo, che consiste anche nell’andare a fondo e non accontentarsi del “colpo d’occhio”, che molto spesso conduce a valutazioni errate, l’apparenza molto spesso inganna.

Patrizia Belloni
Grafologa Giudiziaria e Giornalista
Specializzata in analisi e comparazione di testamenti olografi
www.patriziabelloni.it

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Posted on Marzo 11, 2025 by admin

Schizofrenia e scrittura – riflessioni grafologiche

Grafologia e limiti
La grafologia è una scienza umana, psicologi e psicoterapeuti utilizzano l’analisi grafologica come strumento per far emergere oltre i nodi nevrotici di ciascun essere umano, anche i meccanismi di difesa (ovvero le strategie impiegate dall’inconscio per difendersi da stati d’animo che potrebbero provocare angoscia), ansie e aggressività attraverso i mutamenti della scrittura di una persona. Ma come tale ha i suoi limiti, e “Quando l’indagine si applica alla natura dell’uomo, questa assume un aspetto che sfugge all’oggettivazione delle scienze esatte, ma si articola in una dimensione di umanità che oltrepassa i suoi paradigmi scientifici permeandosi di luci ed ombre, spesso insondabili dell’anima” (da Eugenio Borgna – “Noi siamo un colloquio” – Psichiatra e saggista italiano). L’analisi grafologica non rivela né il sesso né l’età dello scrivente, nemmeno aspetti che riguardano la sessualità: pedofilia, deviazioni, ecc., non può diagnosticare malattie organiche, i grafologi con le proprie competenze hanno l’opportunità di studiare soltanto, e secondo me non è poco, l’anima e la psiche attraverso la scrittura e quindi “psicologia della scrittura”. Una breve introduzione all’argomento che tratterò in questo articolo, ma che preferisco sempre definire “racconto grafologico” anch’esso tratto da una esperienza professionale realmente accaduta, e per questa volta smetterò i panni della Grafologa Giudiziaria per affrontare un caso di psicopatologia, cioè la schizofrenia, ed appurare se vi sia un riferimento scientificamente provato tra patologia e scrittura, e per questo dovrò ricorrere ai maestri della psicologia e psichiatria. Recentemente sono stata contattata da un avvocato penalista del foro di Roma, il quale per l’appunto mi ha sottoposto per una valutazione grafologica i diari di un soggetto “imputato” chiedendomi se fosse possibile attraverso svariati manoscritti in suo possesso individuare questa patologia. Si tratta di un caso di omicidio, così mi ha raccontato che il soggetto in questione ha ucciso un familiare e la difesa, come spesso accade ultimamente, ha chiesto la perizia psichiatrica dove le è stata diagnosticata questa psicosi. In particolare, la questione dibattuta è se la persona affetta da schizofrenia possa aver premeditato il delitto omicidiario e l’analisi dei pensieri espressi sui diari si ritiene possa essere utile. In tale contesto, i familiari della vittima si sono rivolti all’avvocato sopra citato fornendogli svariati scritti, tra cui alcuni diari dove l’odierno omicida, prima del delitto, descriveva le sue giornate e dopo uno studio attento su tutto questo materiale non ho potuto fornire una risposta esauriente, nei tanti manoscritti vi sono tracce di ambivalenza ovvero quando in una sola parola a volte anche soltanto nel nome di battesimo che contiene due lettere uguali vengono eseguite in modo differente, ma è abbastanza frequente anche nelle persone non affette da questa patologia, addirittura ci sono persone che scrivono in modo dissomigliante il proprio nome e cognome tanto dissimile da sembrare due persone diverse, inoltre anche alcuni segni grafici che denotano aggressività ma sono poco rilevanti.
La Schizofrenia
La struttura schizofrenica è quella che ha origini più arcaiche di tutte le strutture, sembra che sia determinata da frustrazioni precoci, già dai primi mesi di vita (fase orale di Freud), non è diffusa in un ceto sociale particolare, ma gli studiosi affermano, attraverso l’eziologia che è la parte della scienza che si occupa di ricercare le cause che provocano determinati fenomeni, secondo la quale è proprio lo squilibrio ambientale – affettivo a provocare determinate patologie. Schizofrenia significa “dissociazione”; dal greco “skhizein” cioè dividere, e “phren” ovvero mente, trattasi di dissociazione, ancor meglio discordanza fra le varie componenti della personalità: intellettuale, affettiva e motoria, e come per tutte le psicosi, nella schizofrenia non esiste più il senso della realtà. Il nome “schizofrenia” è stato introdotto da Eugen Bleuler Psichiatra Svizzero (1857 – 1939) nel 1911 e mette l’accento sul concetto di ambivalenza – cioè la presenza simultanea di due elementi opposti: amore – odio; affermazione – negazione, (anale di Freud) fu uno dei più importanti Psichiatri Europei di ogni tempo e apportò contributi fondamentali alla moderna psicopatologia, ridefinendo clinicamente la schizofrenia e l’autismo di cui coniò anche i relativi termini. La schizofrenia si riscontra presto, tra i 15 e i 35 anni, più spesso nell’adolescenza e per questo motivo fu chiamata “demenza precoce”, le manifestazioni iniziali della malattia sono varie e l’evoluzione può durare tutta la vita, molto difficile da diagnosticare perché può somigliare ad altri disturbi patologici, come ad esempio lo stato depressivo, ed i sintomi tipici sono: le fughe, le automutilazioni, il crimine immotivato.
Schizofrenia e Grafologia
Le psicosi non si possono identificare in astratto nella scrittura in quanto il soggetto, totalmente avulso dalla realtà, non si serve più della scrittura come mezzo di comunicazione, nella scrittura si possono rilevare al massimo le “strutture” di personalità quali: paranoide; isteroide; ossessiva e le nevrosi in genere, uno studio condotto negli anni 60 ha potuto rilevare che su 100 scritture di schizofrenici ospedalizzati soltanto 25 avevano alcuni indici che potessero ricondurre alla schizofrenia ciò significa che ad oggi la diagnosi della malattia attraverso la scrittura non ha riscontri scientifici.

Patrizia Belloni
Grafologa Giudiziaria e Giornalista
Specializzata in analisi e comparazione di testamenti olografi
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Posted on Febbraio 20, 2025 by admin

Editoriale – Grafologia Magazine compie 10 anni

 

Quest’anno “Grafologia Magazine” compie i suoi primi dieci anni di vita, tutto è iniziato appunto nel 2015 quando ho considerato la possibilità di avere, attraverso una testata giornalistica on- line, uno spazio che fosse in grado di coniugare la mia passione per la scrittura unitamente a quella della grafologia.

All’inizio di questo percorso più volte mi sono espressa con il termine “avventura editoriale”, non perché avessi scarsa fiducia nel progetto, anche perché sapevo che avrei potuto contare sulla collaborazione di “penna” di professionisti qualificati quali, Avvocati, Psicologi, colleghi Grafologi, e ciascun professionista ha fornito un contributo in base alle proprie competenze.

Un sostegno essenziale che riguarda una materia, appunto la grafologia, che suscita un grande interesse teorico ed una vasta richiesta pratica perché è una scienza importante, sia socialmente che giuridicamente, specifica per identificare gli autori delle scritture eseguite a mano, giacché ha come unico obiettivo l’identificazione del soggetto che ha redatto un manoscritto, pertanto finalità non descrittive come nella grafologia generale, bensì capace di identificare, attraverso una tecnica specifica l’autore di un manoscritto, con le dovute scritture e firme di comparazione.

La Grafologia Giudiziaria richiede necessariamente l’impiego contemporaneo di tutte le metodologie, ed è appunto il metodo grafologico da me utilizzato, che comprende l’intero panorama di tutti i metodi di indagine, che via via nel corso degli anni e della storia che riguarda la  Grafologia Peritale hanno contribuito a dare maggiore valenza ad una perizia, da tenere ben presente che anche il sostegno della psicologia applicata alla scrittura è  ormai è un contributo indispensabile per arrivare alla verità.

Ed è anche grazie a tutti coloro che mi hanno supportata in questi anni ed ancora oggi lo fanno, i miei cari “amici di penna”, che mi aiutano a portare avanti questo progetto, e non pensavo che avrei avuto così tanta approvazione sia dagli addetti ai lavori ma soprattutto dalle tante persone che non si occupano di queste tematiche, ma che mi seguono da molto tempo leggendo “Grafologia Magazine”.

Oggi a distanza di tanto tempo mi accorgo che dieci anni fa ho utilizzato un termine inesatto, che è molto di più di “un’avventura editoriale” per me, ma anche per i tanti che accettano, accolgono un consiglio e si conformano ad un suggerimento, è un vero e proprio cammino verso la consapevolezza che attraverso le mie esperienze professionali che racconto, mettendo a disposizione di chi legge, sia le problematiche ma anche la risoluzione ad un problema che riguarda tante famiglie.

In molti hanno la possibilità di riconoscersi nei miei articoli, e da lì nasce la condivisione, invero mi scrivono perché così si sentono meno soli, chiedendomi se vi sia la possibilità di trovare una soluzione per quanto concerne la difficile tematica dei lasciti testamentari.

Nei miei tanti articoli – che preferisco definire storie grafologiche – perché in questi anni mi sono sempre ispirata a fatti realmente accaduti, in qualità di Grafologa Giudiziaria, esperienze professionali che hanno lasciato un segno anche sotto il profilo umano, ho raccontato storie di vita vera, di famiglie che si sono disgregate a causa di una eredità, in conflitto da molto tempo e probabilmente lo saranno per tutta la vita.

Ho trattato pochi anni or sono un caso di una donna vittima di anonimo – grafia da parte del coniuge soltanto per vendetta, attraverso scritti diffamatori che fortunatamente sono riuscita a risolvere, ma anche di persone che si approfittano dei più fragili ma certamente abbienti,  facendogli firmare deleghe o addirittura assegni per acquistare beni di lusso, testamenti olografi falsificati da figli oppure dal coniuge, come è accaduto ultimamente, insomma un panorama piuttosto variegato dove noi grafologi professionisti troviamo spazio per fare in modo che tutto vada nella giusta direzione.

Patrizia Belloni
Grafologa Giudiziaria e Giornalista
Specializzata in analisi e comparazione di testamenti olografi
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  • avv. Stefano Gallandt su Redazione e contatti
  • Dott.M.Roman su Deduzioni medico legali in grafopatologia – A cura del prof. Antonello Pastorini medico legale
  • admin su Perizie grafiche. Intervista con Gianluca Ferrari.
  • paola su Perizie grafiche. Intervista con Gianluca Ferrari.
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