A cura di Patrizia Belloni
Grafologa giudiziaria
La consulenza tecnica grafologica, in ambito forense, è una attività che viene svolta da un esperto in materia, al fine di accertare l’autenticità o meno di uno scritto, oppure di una firma, attraverso scritture o firme di comparazione.
Una breve introduzione sull’argomento prima di entrare nel vivo della questione, una premessa per dire che, purtroppo o per fortuna, non basta asserire che la firma non è la propria, quando si vuole sostenere la propria estraneità, ovvero disconoscere una firma, magari apposta su un contratto di locazione, piuttosto che una fideiussione bancaria ecc.
In tali circostanze, occorrono prove certe, riscontri oggettivi, che si fondano sulle firme comparative, (discreta quantità) della persona che richiede una perizia grafologica, che siano certificate da un pubblico ufficiale, coeve, e possibilmente originali.
Nell’ambito della perizia giudiziaria, ciò che conta, riguarda esclusivamente il metodo di ricerca degli elementi grafici di uno scritto, firme da verificare, quindi, affinché tutto ciò abbia luogo, occorrono inevitabilmente, scritture o firme di comparazione che, in ambito civile saranno fornite dal cliente, al grafologo di sua fiducia, prima di intraprendere qualsiasi azione legale.
In ambito penale la procedura è alquanto più complessa e delicata, considerato che, è in gioco, spesso, la libertà personale del cliente.
In questi casi è bene che il prima possibile, si instauri una stretta sinergia tra il grafologo giudiziario CTP, ed il legale di fiducia, che potrà valutare al meglio come coinvolgerlo nell’ambito del procedimento penale in corso.
Per esemplificare, nel caso di una persona colpita dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, sarà l’avvocato del proprio assistito che, nell’ ambito delle indagini difensive potrà fornire al grafologo eventuali manoscritti o firme di comparazione, al fine di uno studio preliminare che potrà servire a comprenderne l’utilità in chiave difensiva.
Quindi in ogni caso, si rende indispensabile la collaborazione tra avvocato e grafologo.
Il compito del CTP, sia in ambito civile che penale, rappresenta una fonte di persuasione molto importante, soprattutto per il Giudice, infatti, la necessità di una perizia nasce proprio dall’esigenza di valutare, ovvero, prendere in considerazione anche una indagine, puramente tecnica.
La perizia grafologica in ambito penale è piuttosto complessa, infatti, esaminare un fascicolo processuale è difficile, occorre l’autorizzazione del Giudice, spesso ci sono soltanto copie fotostatiche, inoltre, accade raramente che sia d’accordo nel sottoporre ad una attenta valutazione degli atti dai periti, spesso per il timore che l’acquisizione di informazioni possa influire sul giudizio del consulente di parte.
Ho esaminato pochi giorni fa, dei documenti che mi sono stati inviati da una persona indagata, ed ho potuto riscontrare che si tratta di un caso di dissimulazione di firma.
La dissimulazione avviene quando una persona, dovendo necessariamente apporre il proprio nome e cognome, su qualsiasi tipologia di documento, tenta, in maniera conscia, di scriverlo in maniera diversa dal suo solito, al fine di rendersi apparentemente irriconoscibile, quindi, consapevole che in futuro dovrà disconoscere la propria firma.
In questo caso specifico, la persona, ha dovuto firmare su un contratto più volte di seguito, in maniera subitanea, con la infelice conseguenza che, ogni firma appare, evidentemente diversa, l’una dall’altra, pur avendola apposta nel giro di pochi secondi.
Secondo Klages, psicologo, grafologo di fama internazionale, “i segni che più facilmente possono essere modificati sono le lettere maiuscole, minuscole, i tratti finali ed iniziali, ma anche i valori angolari, cioè l’inclinazione, chi ha la grafia inclinata la raddrizza, chi l’ha dritta la rovescia”.
Ciò accade quando si vuole dissimulare la propria grafia, ma non essendo naturale, ovvero che fa parte della natura dello scrivente, in un certo senso si tenta di “migliorare” il falso di volta in volta, aggiungendo tratti superflui che non fanno altro che portare il grafologo alla conclusione di mascheramento intenzionale.
Per concludere, il mio messaggio, rivolto a tutti coloro che mi seguono attraverso “grafologia magazine”, è che, non sempre ci sono i presupposti per stilare una perizia a favore di chi la richiede.
Quando mi vengono mostrate, firme o scritti da verificare, la prima richiesta, da parte mia, è che mi vengano fornite scritture o firme di comparazione, ovvero di confronto, certe, che non vi siano dubbi sulla originalità.
Naturalmente, mi prendo del tempo per valutare, pochi giorni, ma, necessari per studiare tutto il materiale a disposizione, non è sufficiente la valutazione “empirica”, cioè quella che si basa esclusivamente sulla esperienza, affidandoci soltanto al “colpo d’occhio”, sicuramente molto utile, come primo approccio, ma poi, saranno necessari strumenti di natura tecnologica per valutare al meglio tutta la documentazione da esaminare.