Qualche anno fa iniziai questo percorso, lungo e difficile, che ancora ovviamente continua, per avvicinarmi allo studio della grafologia, scienza umana che analizza l’ atto dello scrivere.
Ma cos’è scrivere?
Scrivere è parlare di sé. Noi , raccontiamo in un gesto che appare automatico, ed in parte lo è, un segno di ciò che siamo. E’ un’esigenza che l’essere umano, da sempre, ha avvertito: lasciare un’impronta a testimonianza del proprio passaggio in questa vita.
Tale esigenza viene manifestata fin dalla più tenera età, quando per la prima volta, con gioia e con stupore, si afferra, si impugna, una matita, un colore, un pastello ed ecco che appaiono i primi segni grafici, le prime titubanti ed ancora acerbe parti del nostro essere, parti che esprimiamo al di fuori di noi.
In questo momento storico che stiamo vivendo dove la tecnologia appare sempre più soppiantare le attitudini umane, parlare di calligrafia può sembrare anacronistico, fuori tempo. Ma è proprio ora, invece, che si avverte l’esigenza , soprattutto per i bambini ed i ragazzi, di tornare a curare il gesto grafico poiché molti di essi, e anche qualche giovane adulto, trovano difficoltà a comporre con fluidità e scioltezza quei gesti che poi nel foglio compongono la nostra calligrafia. Alcuni di questi bambini e ragazzi devono infatti tornare a “reimparare” la scrittura ed i gesti che occorrono per comporla.
Anche io ho avuto occasione di aiutare un ragazzo, quasi adolescente, a cercare di capire come comporre con scioltezza i gesti grafici.
Abbiamo ripercorso, insieme, un sentiero all’indietro nel tempo, ricominciando con i colori, con le matite, con i pastelli a comporre prima semplici gesti (cerchi, onde, ghirlande) poi nel tempo gesti sempre più legati per portarlo poi a comporre intere parole.
E’ stata una bellissima esperienza vedere questo ragazzo riprendere contatto con la carta, con i colori, con le sensazioni del braccio e della mobilità della mano che si risvegliavano attraverso un un percorso sensoriale.
Nel corso delle esercitazioni l’allievo si è sporcato con i colori – i suoi colori preferiti che lo rappresentavano – ha sentito il rumore prodotto dalla matita sulla carta paragonandolo ad un ritmo dolce e distensivo, ha sentito lo spessore della carta, la sua ruvidezza o la sua patinatura.
Di conseguenza, sono stati sollecitati tutti i sensi, risvegliandoli e percependo, in tal modo, sensazioni, emozioni che forse si erano assopite. Tutto ciò ha portato ad una maggiore sensibilità e ad affinare doti e qualità forse non ancora scoperte che vanno ad aumentare il nostro potenziale, il nostro tesoro nascosto che, soprattutto in una personalità in via di sviluppo, può essere fonte di grandi energie.
Ecco perché vale la pena scrivere!
Claudia Ducci
Grafologa ed esperta dell’età evolutiva