STALKING E GRAFOLOGIA

A cura di Patrizia Belloni

Quella che sto per raccontarvi è una storia vera fatta di comportamenti persecutori, ripetuti ed intrusivi, messi in atto da una persona sconosciuta, una storia come tante altre, di quelle che riempiono le pagine di quotidiani ormai da troppo tempo e chissà per quanto ancora, che occupano un grande spazio nei vari telegiornali. Purtroppo sto parlando di “stalking”.

I reiterati fatti di questa tipologia di reato, che da troppo tempo ci accompagnano come fosse una normale  realtà quotidiana, ci hanno abituato, purtroppo, a convivere con quella che personalmente considero una “piaga sociale” dove spesso le donne sono vittime di un ex troppo presente.

Atti ossessivi e persecutori, quelli che fanno male al corpo e all’anima, un accanimento malevolo, verso chi ha condiviso un percorso di vita, che sia stato breve oppure no, fatto spesso anche di sacrifici e rinunce, aver cresciuto dei figli in nome e per amore della famiglia.

Questa volta però, l’epilogo è diverso

Una giovane donna, separata, con due bambini piccoli ad un certo punto della sua vita inizia a trovare sul parabrezza della sua auto dei biglietti anonimi, scritti in stampatello, ma con riferimenti non casuali.

Al momento decide di non dare troppa importanza al fatto, ma ciò che rende tutto molto inquietante è che ovunque lei vada, anche nei luoghi e nelle ore più impensate, al momento di salire in auto il solito biglietto, l’ennesimo, scritto su solito foglio di quaderno era lì ad attenderla, al solito posto.

Decide dopo mesi di rivolgersi a me per chiedere aiuto, un bisogno smodato di sapere la verità, conoscere l’identità di questa persona, per potersi proteggere, sapere contro chi dovrà combattere per difendere la sua tranquillità, porre fine a queste minacce continue, uno stillicidio estenuante che le sembra non poter avere mai fine.

Non posso negare che in un primo momento ascoltando tutto il racconto e non avendo visto ancora le missive anonime, ho pensato al suo ex marito, sicuramente geloso della nuova vita di colei che lo aveva reso padre due volte, condividendo tanti momenti belli ed irripetibili, che ora rappresentavano soltanto un lontano ricordo sbiadito dal tempo.

Ho così deciso di aiutarla, di tendere una mano ad una donna in seria difficoltà. Non riusciva più a lavorare, a prendersi cura dei suoi bambini e soprattutto non usciva più da casa, l’unico luogo dove si sentiva al sicuro, protetta. Aveva paura di ciò che sarebbe potuto accaderle, dell’ignoto, di non avere gli strumenti per combattere chi le stava procurando tanto dolore.

Un giorno mi ha consegnato tutti i biglietti anonimi, poche righe, ma erano davvero molti, scritti tutti dalla stessa mano, stessa modalità: in stampatello e con la tecnica del “ripasso”, ovvero ripassare con la penna dove si è già scritto, una forma di insicurezza, purtroppo tipica spesso delle donne.

Ripassare più volte con la penna sulla stessa parola, ribadire il concetto, a volte anche per l’ansia di non essere capiti.

Un girotondo ossessivo e compulsivo sulle lettere affettive, ( sono le lettere  a- o- ma anche quelle che hanno la “pancia” tipo la d-q-p)  tanto da accentuarne la pressione, così da apparire forte e sicura.

Come seconda ipotesi ho preso in considerazione il fatto che potesse trattarsi di una persona “infantile”, rimasta all’età pre-adolescenziale magari per il rimpianto di non aver vissuto pienamente quella fase della propria vita. Può succedere infatti che i bambini delle classi elementari a volte ripassino con la penna o la matita su ciò che hanno già scritto oppure disegnato, un semplice gesto che denota insicurezza, del tutto normale nei bambini, ma un campanello di allarme se a compiere questo “rituale”   si tratta di persone adulte.

 

Che fare…

Una volta accantonata in me l’ipotesi del suo ex marito, ho chiesto alla giovane vittima di procurarsi degli scritti di tutte le persone che fanno parte della sfera amicale o parentale, farle scrivere magari con un pretesto, oppure scritti del passato, tipo lista della spesa, rubriche telefoniche, un biglietto di auguri, in modo da poter confrontare le varie scritture, anche in corsivo, spesso nello stampatello si ritrovano le stesse specie grafiche. Infatti, se una persona scrive con una modalità di scrittura “bassa”, specie grafica del genere “ dimensione”, dove le lettere che dovrebbero prolungarsi sia in alto che in basso come la p-q-t-l ecc… restano molto vicine al corpo centrale della lettera che precede o segue la parola, ebbene, questa persona quando scriverà in stampatello userà la stessa, identica modalità, risulterà uno stampatello “schiacciato”.

Le ho consigliato di non confidarsi con amici e parenti che si era rivolta al grafologo giudiziario, ciò è fondamentale sia per salvaguardare la propria privacy, ma anche per fare in modo di far scrivere le persone che pensavo potessero essere gli autori delle lettere anonime senza destare sospetto.

A volte si guarda troppo lontano, magari erroneamente si pensa ad un ex, al collega di lavoro, magari al vicino di casa, purtroppo molto spesso questi atti di vigliaccheria vengono compiuti proprio dalle persone che ci sono più vicine, da parenti molto stretti, a volte anche dai propri genitori.

In questo caso specifico si trattava proprio della sorella della vittima, vecchi rancori, una gelosia patologica mai superata che risale addirittura all’infanzia. L’intrusa che le ha rubato l’amore e le attenzioni dei genitori, una sorella non voluta e sicuramente mai amata.

Ho narrato questa storia vera, naturalmente con il consenso della vittima, perché credo, anzi sono convinta del fatto che si debbano raccontare anche situazioni così drammatiche, per dare una speranza a chi ha vissuto o sta vivendo una situazione simile a questa.

La soluzione sicuramente esiste, l’importante è aprirsi, farsi aiutare da persone qualificate.

La grafologia giudiziaria è in grado di dare un importante contributo per lo svolgimento delle indagini, per quanto riguarda l’anonimografia.  La tecnologia e la strumentazione giusta, tipo microscopio ad alta definizione, infrarossi, ecc…ci consentono di identificare al meglio anche scritture anonime, sempre, ovviamente con scritti comparativi di chi pensiamo possa esserne l’autore.

Molti, erroneamente, sono convinti che scrivere una lettera anonima in stampatello sia la garanzia di rimanere nell’oscurità, invece nella maggior parte dei casi fortunatamente non è così.

Sicuramente le due sorelle intraprenderanno un percorso di psicoterapia, da loro stesse richiesto, per differenti motivazioni, ma necessario.

Forse, con il tempo riusciranno a costruire un rapporto del tutto nuovo, sincero e duraturo che potrà poggiarsi su solide basi.

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