Dalla parte della grafologia

Sono trascorsi moltissimi anni dalla sua nascita, molti studiosi da svariate parti del mondo si sono dedicati a questa materia, attraverso la ricerca.
Basti pensare alla Francia, ancora oggi considerata la “culla” della grafologia a livello mondiale.
Fu proprio Jean Hippolyte Michon, il fondatore storico della grafologia, ad elaborare un sistema al fine di classificare i segni grafici abbinandoli ad un determinato significato caratteriale.

Proprio a Michon si deve il merito di aver coniato il termine grafologia, e nel 1871 fondò la nota rivista “La Graphologie” che ancora oggi viene pubblicata.
Nel XIX secolo anche scrittori e poeti del calibro di Goethe affermavano che: “Non esiste alcun dubbio che la scrittura abbia rapporto con il carattere e l’intelligenza.”

Ed ancora, in Germania lo psichiatra Meyer ed il fisiologo Preyer con i loro primi esperimenti su alcuni scritti eseguiti con mano destra, sinistra, piedi e bocca.
Sono molti i nomi illustri da poter elencare, ma sarebbe veramente troppo lungo.

Ho fatto questo preambolo, per affermare che nonostante tutto ciò, a tutt’oggi non è del tutto scomparsa l’errata convinzione, di cui la grafologia è stata vittima sin dalla sua nascita, ovvero che attraverso essa si possa sapere tutto, ma proprio tutto dell’essere umano.
Come qualsiasi scienza umana anche la grafologia ha i suoi limiti, una buona dose di umiltà da parte del professionista, dovrebbe, uso il condizionale perché non sempre è così, fare in modo che non si invadano altri campi, come quello della medicina o psichiatria.

In grafologia come nella vita quando si ha a che fare con l’animo umano nulla si può dare per scontato, ma purtroppo con grande rammarico devo ammettere che, anche in questa professione ci sono i cosiddetti sedicenti “scienziati”, che pur di apparire, attraverso interviste televisive, ma anche in rete, purtroppo, fanno circolare delle informazioni errate che disorientano l’utente.

Alcuni si fregiano di poteri che non abbiamo come grafologi, e ciò a scapito della categoria stessa, danneggiando il professionista “serio”, che non genera inutili aspettative, creando false illusioni.
Quando si analizza una scrittura piuttosto che una firma, dobbiamo tenere conto che non si tratta di una macchia d’inchiostro sul foglio, considerare che v’è una mano a guidare la penna, e questa appartiene ad un essere umano, con una mente ed un’anima.

Ognuno di noi non è uguale ad un altro, ciò vale anche per la scrittura, mezzo di comunicazione indispensabile per conoscersi e farsi riconoscere.
Dalla scrittura non si può assolutamente capire l’età dello scrivente, né l’orientamento sessuale.

Detto ciò per rispondere al quesito della Sig. Luisa C. di Roma che voleva sapere attraverso la scrittura l’orientamento sessuale del proprio figlio.
Anche al Sig. A.D che mi ha scritto pochi giorni or sono, ho dovuto comunicargli la “triste” notizia, ovvero che dalla scrittura non si capisce l’età del soggetto.

Non sempre con l’avanzare dell’età la scrittura si modifica, ovvero subisce una involuzione se parliamo di anziani, molti di essi rimangono coerenti al loro stile grafico fino alla fine, mentre ci sono giovani, i cosiddetti adultescenti, che non si evolvono dal punto di vista grafico, non si affrancano dal modello scolastico, una coperta di “Linus” che li accompagna molto spesso anche fino alla vecchiaia.

A tal proposito vi mostro due scritture che secondo me possono valere più di tante parole.

Uomo, 65 anni

 

Uomo, 65 anni

 

Dunque, come possiamo asserire con assoluta certezza l’età dello scrivente?
E’ vero che ci sono grafologi che dicono il contrario, come ci sono quelli che asseriscono che possono riconoscere la scrittura maschile da quella femminile, la scrittura del maniaco, del killer seriale, dello spacciatore, la scrittura delle persone di colore, se ne sentono veramente di ogni!
Ho avuto modo nel corso di questi anni, e lo sto ancora facendo, di analizzare parecchie scritture, anche quelle di persone anziane, ultra ottantenni, inclusa quella di mio padre, e posso assicurarvi che in molti casi, non ho trovato alcun segno grafico o tremori che possano far pensare ad una persona così avanti con gli anni.
Infatti i “dotti” o saccenti danno per scontato che la persona anziana, debba necessariamente avere un certo tipo di scrittura, non è sempre così, entrano in gioco molti altri fattori, sia psicologici che fisici, culturali ed ambientali.
Le scritture di persone giovani ed anche molto giovani, alle volte, se intervengono agenti esterni, come ad esempio uso di alcool o sostanze che creano dipendenza, non avranno sicuramente una scrittura fluida, apparirà tremolante ed incerta, frammentata, in questo caso, mi chiedo, se un grafologo, non sapendo a priori l’età, potrà affermare con assoluta certezza che si tratti di un soggetto di venti o trenta anni?
Ci sono tre tipologie di tremore, orizzontale quando si tratta di patologie del sistema nervoso tipo Parkinson, verticale di chi è dedito all’alcool o comunque a sostanze che creano dipendenza, tremore misto, sia orizzontale che verticale alla vecchiaia.
L’aspetto più inquietante secondo me, è che anche in ambito di perizia giudiziaria, molti grafologi usano la stessa presunzione che spesso va di pari passo con una buona dose di incompetenza.
Ora fin quando si tratta di esprimersi, a parole, per animare un dibattito, si può anche accettare, ognuno ha le proprie opinioni, condivisibili o meno.
Ma spesso questi scienziati hanno ruoli come CTU e CTP e non si rendono conto di quanti problemi possono creare al prossimo e non mi riferisco “soltanto” al danno economico, ma soprattutto a livello morale, di autostima.
Vedersi diseredati da un genitore crea stati di depressione inimmaginabili, per questo noi grafologi abbiamo una grande responsabilità, non ci dobbiamo fermare alle apparenze, studiare il caso a fondo, specialmente quando si tratta di testamenti, sgombrando il campo da pregiudizi e da convincimenti personali.
Soffermarsi troppo sulla forma della scrittura, è errato, non è altro che un “disegno”, ciò che vogliamo mostrare e non è detto che corrisponda a ciò che siamo veramente, ci sono tante altre specie grafiche che riescono ad “intercettare” l’autore vero dello scritto.
Se il grafologo esercita la professione in modo competente ed onesto, è già un ottimo risultato.
Riuscire a dare un aiuto a chi lo chiede, rendendolo consapevole attraverso la realtà, secondo me è già una vittoria comunque vada.

a cura di Patrizia Belloni

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