La firma, espressione dell’io più profondo, l’identità sociale che ci svela e ci rivela, ma non soltanto.
E’ la rappresentazione autentica del nostro essere.
Quando apponiamo la firma su un documento, che sia passaporto o carta d’identità – non a caso si chiama così, perchè lo autentichiamo insieme alla foto – dichiariamo di esserne l’autore, ci assumiamo la responsabilità di fronte alla legge in primo luogo ma anche al cospetto della società civile.
Nella firma si può trovare un duplice significato: personale, sentito come il nostro nome che ci appartiene e ci identifica sin dalla nascita; sociale, perchè ha il sapore dell’ufficialità.
La firma scaturisce nella fase adolescenziale, quindi in un epoca evolutiva più avanzata rispetto all’apprendimento scolastico della scrittura. Possiamo considerarla un’acquisizione tardiva, che avviene quando esiste già una fluidità del gesto grafico.
Dapprima, nella fase pre adolescenziale si tenta di riprodurre quella del genitore, non soltanto per poterla apporre sul libretto delle giustificazioni, ma proprio come modello attraverso il quale identificarsi, tentare di imitare la firma del papà per i maschi o della mamma per le bimbe. E’ un traguardo molto ambito e da dover raggiungere anche a costo di provare per ore ed ore…
Più avanti, superata quella fase, attraverso la personalizzazione della firma si è alla ricerca di una propria affermazione sociale e del proprio “io”più intimo e sentito.
Si vuole esprimere il raggiungimento di un fine attraverso un percorso di crescita individuale, la firma è ricca di simboli, attraverso questa possiamo veramente esprimere ciò che siamo veramente.
E’ capitato sovente di dover analizzare alcuni scritti con la grafia tipo “script” o stampatello, una scrittura-maschera dove non si vuol far capire il proprio carattere, la vera essenza che ogni essere umano ha dentro di se.
Una grafia camaleontica (mimetizzarsi per non scoprirsi del tutto), però al momento di dover firmare queste persone hanno avvertito la necessità di mostrarsi per ciò che sono realmente, attraverso un percorso grafico, seppur breve, ma autentico e spontaneo.
La firma, quindi, è un test molto attendibile anche nel campo della perizia giudiziaria.
Una firma falsificata o dissimulata ad arte può essere facilmente identificata, anche se un soggetto tenta di imitare la firma di un’altra persona, o dissimulare la propria, non vi riuscirà mai fino in fondo perchè ci sono delle specie grafiche che fanno parte di noi.
Come già spiegato in altre circostanze, l’atto che si compie quando scriviamo è dettato da un impulso psico-motorio che sfugge al controllo della razionalità. E’ come il nostro incedere. Quando camminiamo, la postura è nostra, e rivela la nostra unicità.
In questi giorni si fa un gran parlare delle famose firme false, ancora una volta i politici tornano a stupirci, non favorevolmente, purtroppo.
Senza voler entrare nello specifico (preferisco rimanere nel mio settore di grafologa giudiziaria), sono fermamente convinta che si arriverà alla soluzione di questo intricato caso.
Attraverso i vari notiziari televisivi si è sentito parlare di “saggio grafico”. Questo lascia ben sperare, vuol dire che c’è la volontà di arrivare ad una verità oggettiva, ovvero attraverso firme eseguite in modo certo.
Il “saggio grafico” infatti, è una procedura che si svolge spesso, sia in tribunale ma anche nello studio di un legale, e consiste nel far scrivere diverse volte il proprio nome e cognome, ma anche frasi contenenti le lettere da verificare della persona “indagata o quantomeno sospettata di aver falsificato una firma.
Tutto ciò dinanzi al giudice, oppure al CTP (consulente tecnico di parte) o CTU (consulente tecnico di ufficio nominato dal giudice), dipende dai casi, quando le firme o scritture di comparazione prodotte dalla persona in questione si ritengano non idonee sia per qualità che per quantità con lo scritto o firma “incriminata”, quindi da verificare.
Semprechè il soggetto accetti di sottoporsi al saggio grafico…
E’ accaduto anche svariate volte che ci sia stato un rifiuto, che la persona non abbia accettato questa procedura.
Certo questo non è indice di colpevolezza, ma sicuramente fa capire che non ci sia spirito di collaborazione, sicuramente è un primo campanello di allarme.
Una volta espletata la procedura del “saggio grafico”, qualora sia stato effettuato, i consulenti procederanno con l’analisi oggettiva degli scritti, attraverso l’uso, ma non solo, di strumentazioni di ultima generazione, di alto livello come: microscopio, lampada di wood, infrarossi, ecc…E grazie anche a queste tecniche, la perizia grafologica in ambito giudiziale ha raggiunto una lunga serie di successi.
Naturalmente, oltre alla professionalità indiscussa, ci vuole anche rispetto, ed avere il coraggio oppure l’onestà professionale di fare un passo indietro quando non sussistono le condizioni idonee per poter lavorare in assoluta trasparenza.