Omicidio con enigma grafico. Un caso giudiziario in cui le indagini grafo-grafologiche sono risultate decisive.

Era stato freddato sull’uscio di casa attorno alle ore 23:00, l’aveva stabilito il medico legale, eppure la telefonata alla caserma dei carabinieri per denunciare il rinvenimento del cadavere era arrivata solamente alle 7,00 del mattino seguente. Due colpi di fucile, uno caricato a pallettoni gli aveva perforato lo stomaco e l’altro caricato a palla asciutta, un pezzo di piombo del peso di 35 grammi, gli aveva spezzato il polso prima di conficcarsi nella porta dell’abitazione. In casa viveva da solo ma intorno vi erano diverse abitazioni, ma nonostante le distanze estremamente ridotte tra gli edifici, nessuno quella notte aveva udito il rumore assordante degli spari. Senza testimoni le speranze di risalire all’autore dell’omicidio sembravano alquanto scarse e notoriamente la gente del posto non era solita collaborare con le forze di polizia. Le indagini si concentrarono come accade usualmente in questi casi sulla persona della vittima. Un uomo di 35 anni, di professione geometra, separato dalla moglie da un paio d’ anni che viveva da solo in condizioni economiche di modestissimo livello, incensurato. I familiari più stretti vivevano a circa 100 chilometri di distanza. I vicini di casa lo descrivevano come una persona riservata di poche parole.

In apparenza senza nemici, eppure qualcuno che verosimilmente conosceva l’aveva ucciso con inaudita violenza sparandogli a distanza ravvicinata senza lasciargli via di fuga. Una vera e propria esecuzione dietro la quale si poteva ragionevolmente ipotizzare una vendetta o un regolamento di conti. L’abitazione, gli indumenti ed ogni effetto personale della vittima vennero passati al setaccio per raccogliere quanti più elementi di informazione. Ogni documento o lettera rinvenuti furono esaminati e riesaminati più volte per scoprire amicizie, inimicizie e contatti. All’ennesima rilettura del materiale cartaceo ci si accorse che alcune lettere erano manoscritte ma il linguaggio usato non era l’italiano ne altri idiomi conosciuti e perciò la scrittura non era comprensibile.

Segni grafici privi di significato vergati su di un foglietto in cui compariva la scritta in corsivo “Zmifs poi do zehsddi zn einodi hiedi”. La calligrafia però era diversa da quella riportata su altri fogli pure rinvenuti nel cassetto dello scrittoio collocato nella camera da letto dove una simile scrittura risultava annotata su un piccolo foglio di block notes a quadretti “Ezfi hcldczns do zmi”. Non c’erano dubbi si trattava di un codice ma bisognava trovare la chiave di lettura per capirne il significato e perché si volesse mantenerlo celato. Un segreto che la vittima ed almeno un’altra persona conoscevano visto che i due foglietti sembravano scritti da mani diverse.

La località dove abitava la vittima era una frazione abbastanza isolata sita a circa 700 metri di altitudine con una cinquantina di residenti dove era praticamente impossibile che non venisse notato l’arrivo di un forestiero come altamente improbabile appariva che nottetempo la vittima avesse aperto la porta di casa ad uno sconosciuto. Qualcosa aveva turbato la tranquilla vita degli abitanti di quella frazione ma non c’era la volontà di svelare agli estranei quali erano considerati gli investigatori alcunché. Vennero ascoltati uno ad uno tutti gli abitanti della frazione e presto si capì che un amore clandestino era la ragione del codice al quale facevano ricorso i due amanti.

Infatti dopo vari tentativi si riuscì a trovare la chiave di lettura, quasi banale nella sua semplicità, le lettere usate rappresentavano l’alfabeto italiano al contrario ovvero dove c’era la “Z” si doveva leggere “A” al posto della lettera “V” si doveva leggere la lettera “B” e così via. Sul primo foglietto c’era scritto “Amore mio ti aspetto al solito posto” mentre sull’altro c’era scritto “Sarò puntuale ti amo”. Attraverso l’esame dei saggi calligrafici raccolti con vari stratagemmi si individuò la presunta amante della vittima sul conto della quale a seguito di approfonditi accertamenti emerse che spesso si recava a trovare la sorella che abitava in un comune distante dalla frazione poco meno di ottanta chilometri. La nota gelosia del marito che aveva la disponibilità di due fucili indusse gli inquirenti a effettuare un’ispezione delle armi e ad eseguire il prelievo a mezzo “stub” dei possibili residui della deflagrazione dei colpi d’arma da fuoco sul corpo del coniuge che vennero confermati dall’esame al microscopio elettronico a scansione. Particelle ternarie di piombo, bario e antimonio risultarono presenti sugli indumenti, sulle mani e sul volto. Il cerchio si era chiuso la vittima era stata uccisa dal vicino di casa conoscente da vecchia da data con il quale si frequentavano da tempo e per il quale la moglie aveva preso una sbandata, un tradimento vendicato con il sangue. La moglie messa alle strette e rassicurata che il marito non avrebbe potuto farle più alcun male finalmente rese la confessione liberatoria di quanto accaduto quella notte. Il caso in questione rappresenta un tipico esempio di come gli investigatori possano trarre importantissime indicazioni dalle conoscenze grafico-grafologiche per indirizzare nel verso giusto le indagine soprattutto quando il fattore tempo risulta determinante per acquisire prove che altrimenti potrebbero disperdersi. E’ notorio tra gli addetti ai lavori che il prelievo a mezzo dello “stub” sul corpo del sospettato debba essere eseguito nel giro di poche ore dall’impiego delle armi da fuoco.

Roberto Colasanti