PREVENZIONE GRAFOLOGICA E DIFFUSIONE GIORNALISTICA DI NOTIZIE

APPROFONDIMENTO
A cura di Patrizia Belloni

Il termine “femminicidio”, è ormai in gran voga, di cui sentiamo spesso parlare, nei vari notiziari televisivi, per descrivere, purtroppo, l’efferatezza messa in atto da alcuni uomini, nei confronti delle proprie mogli o compagne.
Personalmente questa locuzione mi lascia perplessa.
Viviamo nell’era della tecnologia, dei social, della modernità più sfrenata ed ancora si deve udire questo vocabolo, generico, quindi usato soprattutto nel mondo animale.
In un tempo, per fortuna ormai lontano, la parola femmina, veniva usata da una certa tipologia di uomini, che fossero padri, fratelli o mariti, per rimettere “a posto”, ricondurre sulla retta via una donna.
Sei soltanto una femmina, come se fosse un disvalore, e con ciò mi viene in mente il decadentismo.
Una corrente letteraria, sviluppatasi a partire dalla seconda metà dell’ottocento, fino ad inizio del novecento, che si contrapponeva alla razionale positività.
Lo stesso Petrarca, con sfumatura negativa, in uno dei suoi cantici: “Femmina è una cosa mobile per natura”.
La malafemmina, una canzone struggente, scritta ed interpretata dal principe Antonio De Curtis, in arte Totò, che aveva dedicato ad una donna, naturalmente, rea, di averlo abbandonato.
Tornando ai nostri giorni, mi viene in mente la nota serie televisiva, il celeberrimo commissario Montalbano, dove ogni qualvolta si parli di “ fimmina”… appare sempre una donna molto procace, appariscente, con abiti molto succinti, che puntualmente provoca il “povero” poliziotto.
Ad esempio, in India e Cina si eliminano più bambine di quelle che nascono in America ogni anno, il paese in cui nascere “femmina” può costare la vita.
Tuttavia, questo termine è deliberatamente usato, anche in modo del tutto volontario e disinvolto, ancora oggi, ma quando apprendiamo che è stato commesso un omicidio, nei confronti di essere umani, che siano donne, uomini o bambini non c’è differenza.
Rimane comunque un atto esecrabile, che suscita indignazione, un sacrilegio nei confronti dell’umanità.
Catalogare un assassinio, crimine di chi sopprime vite umane, nel caso specifico di donne, incasellarlo come “femminicidio”, è come, in un certo senso attribuire una specializzazione, seppur malevola, all’omicida.
Comprendo che questo possa suscitare, nei confronti di chi leggerà questo articolo, un certo disappunto, ma…
Nelle menti disturbate di taluni soggetti, purtroppo, anche questi reati così efferati, gli autori di questi atroci delitti si sentono al centro dell’attenzione, magari quella che è mancata nell’infanzia.
Si impossessano così della ribalta, finalmente vengono notati, in qualche modo, e le loro “gesta” hanno una risonanza davvero eclatante.
Personalmente disapprovo la reiterazione esagerata, esasperante, della stessa notizia, ogni volta “arricchita” di particolari sempre più inquietanti.
E’ pur vero che l’informazione è fondamentale, essere sempre al corrente di ciò che accade, va bene, ma disapprovo il sensazionalismo ad ogni costo, e spesso, purtroppo proprio per questo motivo vengono diffuse notizie del tutto infondate.
Dobbiamo pensare che…
Quando si fa informazione, enfatizzare con racconti particolareggiati, immagini a volte agghiaccianti, si potrebbe favorire un meccanismo perverso, nella mente di chi ha già una predisposizione caratteriale, patologica, verso determinati comportamenti.
In questi ultimi giorni, si sente parlare molto spesso, della giovanissima Noemi, aveva soltanto sedici anni, uccisa dal fidanzato coetaneo.
Mi astengo dal fare commenti sul biglietto, scritto dal ragazzo, peraltro in stampatello, ed anche sulla lettera che ha scritto lo scorso anno.
Vorrei invece soffermarmi, sull’importanza della prevenzione, aspetto determinante, per “tentare” di fare in modo che questi delitti accadano sempre più raramente, sino allo scomparire del tutto.
La grafologia offre degli strumenti inimmaginabili.
Ad esempio, attraverso la scrittura di una persona si può rilevare lo psichismo personale, da cui dipendono i vari processi funzionali: sentimenti, rapporti sociali, reazioni… insomma la condotta personale, anche di ragazzi molto giovani, con una particolare attenzione verso gli adolescenti.
Ognuno di noi ha il proprio modo di reagire di fronte agli stimoli, proprio come un circuito attivato dalla corrente elettrica, così lo psichismo personale è stimolato da un “movente”.
La persona collerica, che per un futile motivo, può scatenare una eccessiva aggressività…
Ciò avviene perché ha una “resistenza” psichica molto bassa, se avesse una normale resistenza, la forza del movente dovrebbe essere di gran lunga maggiore per dar luogo alla collera.
Tutto questo, e molto altro, si può capire attraverso la scrittura, prendendo in esame le “psicopatologie”.
Credo fermamente nei campanelli di allarme, un genitore attento può tranquillamente percepire, se il proprio figlio è vittima di qualche disagio psicologico, e fare finta che il problema non esista, o addirittura giustificarlo, certamente non lo aiuta.