Considerazioni sulla variabilità grafica e sulla metodologia peritale

a cura di Patrizia Belloni  Grafologa Giudiziaria

La scrittura intesa come mezzo di comunicazione non verbale per esprimere i nostri pensieri ad esempio su un diario oppure per lasciare le proprie ultime volontà attraverso un testamento olografo è molto vulnerabile, spesso patisce le conseguenze di una non buona condizione di salute dello scrivente infatti se non si trova in uno stato psico-fisico ottimale la scrittura può alterarsi se non addirittura modificarsi anche per quanto riguarda un testo scritto in maniera del tutto spontanea, ovvero con la volontà di scrivere senza alcuna pressione interna (sensi di colpa) o esterna (persone terze).

Uno dei tanti fattori può essere ad esempio lo stress provocato dal difficile momento che stiamo vivendo tutti a causa del Covid, ma anche dopo un lutto, una separazione oppure durante una cura farmacologica, o nelle persone molto anziane e debilitate a causa di una grave malattia pertanto anche se due scritti sono vergati dalla stessa persona possono presentare delle significative diseguaglianze e le cause sono i molteplici fattori che si possono verificare nel corso dell’esistenza di ciascun essere umano, tutto ciò può essere l’artefice della variabilità grafica, quindi variabilità secondo il dizionario Treccani “suscettibile a modificazione”.

Imperniare una perizia grafica esclusivamente con il metodo calligrafico, ovvero sulla morfologia delle singole lettere attenendosi dunque soltanto alla “forma” è spesso, oserei dire quasi sempre, insufficiente senza l’aiuto di una accurata interpretazione grafologica.

Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha stabilito che “La perizia grafica eseguita con il metodo calligrafico non può ritenersi attendibile” (Sez. 5; Sent. 15852 del 29/11/1990; Riv. 185897).

Un caso recente Pochi giorni fa vengo contattata via e-mail da un Signore il quale mi chiedeva alcune informazioni circa una perizia grafologica su due testamenti olografi, quindi costo – tempi, in poche parole la procedura da seguire in questi casi, naturalmente rispondo tenendo ben presente tutti i passaggi da seguire al fine di ottenere il miglior risultato, quindi scritture e firme di comparazione, il tempo intercorso tra la stesura dei due testamenti, grado di istruzione, età, patologie in atto al momento qualora ve ne fossero, ed eventuali cure farmacologiche etc. naturalmente tutto ciò al fine di poter eseguire uno studio preliminare per accertarmi se vi fossero state le premesse necessarie per un eventuale parere “pro-veritate”.

Il Signore mi scrive nuovamente in tarda serata intorno alla mezzanotte, facendo presente che gli serviva una risposta con “unica soluzione” (testuali parole) ovvero se i due testamenti scritti a distanza di alcuni anni da una persona piuttosto anziana e con patologie pregresse, appartenevano “si o no” alla “stessa mano” senza ovviamente fornirmi alcuna scrittura di comparazione né tantomeno altri importanti dati indispensabili per un adeguato lavoro grafologico.

Spesso si abusa del termine “stessa mano” in modo superficiale senza tener conto che la mano non è uno strumento a se stante, come la penna per scrivere ma è un arto guidato dal cervello – come lo sono le gambe che ci consentono di correre, saltare o ballare, le scarpe indossate adatte per ciascuna disciplina sono lo strumento che ci consente ad esempio di fare jogging in sicurezza in quanto studiate appositamente, quindi per maggiore correttezza espositiva al fine di essere il più chiara possibile tutto il sistema nervoso e neuromuscolare è responsabile della scrittura, in poche parole è il risultato della psicomotricità più o meno efficiente di una persona, in questo caso specifico del testatore.

Naturalmente non ho visionato i due testamenti in quanto la persona che mi ha contattato era “in cerca di altro” però ciò che mi interessa divulgare attraverso il mio giornale è che se non si svolge un lavoro grafologico in modo corretto e coscienzioso a monte – anche se il cliente sarà indubbiamente soddisfatto momentaneamente se trova qualche professionista in grado di esaudire i propri desideri – in seguito si troverà ad affrontare tutta una serie di problematiche di natura legale con conseguenti costi non indifferenti, se la persona deciderà di impugnare il secondo testamento sulla base di un parere superficiale.

RIFLESSIONI

Prima ipotesi

Seguiranno poi le operazioni peritali con la presenza dei consulenti di parte e del CTU per prendere visione dei testamenti originali presso gli studi Notarili di competenza, visione dei cartellini dei vari documenti di identità e poi si darà luogo alla perizia vera e propria, un duello tra i consulenti di parte e  ognuno ovviamente dovrà perorare la causa del proprio assistito, poi il CTU trarrà le proprie conclusioni dopo aver eseguito un attento esame degli scritti in verifica e poi il verdetto finale spetterà al Giudice che naturalmente si affiderà al CTU da lui nominato.

Seconda ipotesi

In tal caso il povero Sig. X rinuncerebbe ad impugnare il testamento e quindi a far valere i suoi diritti, oppure potrebbe rivolgersi ad altri consulenti sperando di trovare qualcuno disposto a soddisfare le sue richieste, spendendo altro denaro altro tempo…

ESEMPI PRATICI RELATIVI ALLA FORMA DELLA SCRITTURA

Scrittura numero 1: Uomo dopo una separazione coniugale
Si tratta di una scrittura di un calibro esagerato (compensazione – poca fiducia nelle proprie possibilità), arcuata – arrotolata su se stessa  ( le doppie “s” nella parola possibile) le lettere “m” ed “n” sono cosiddette ad arco (difesa).
Scrittura numero 2 della stessa persona della scrittura n. 1
La stessa persona che scrive a distanza all’incirca di 4 anni grafia di dimensioni ridotte la staticità del movimento che si riscontra nella precedente si è mutata in scioltezza, maggiore fiducia di se e delle proprie capacità. Le lettere “m” ed “n” sono cambiate ora sono a ghirlanda (come lettera “u”) a conferma di una apertura verso il prossimo.
Scrittura numero 3: Donna
Questa scrittura di dimensione medio – grande anche se nel corso del tracciato grafico varia, a laccio (captazione – desiderio di essere amata). Stessa persona che scrive a distanza di 7 anni dopo un percorso di psicoanalisi, la grafia appare molto più semplice, non si evidenziano tratti superflui, buon ritmo di base.
Scrittura numero 4 redatta dalla stesa persona della scrittura n. 3 a distanza di 7 anni
Questi esempi per far meglio comprendere a chi segue il mio giornale è che molto spesso senza scritture di comparazione sia coeve ma anche nel corso degli anni ed una anamnesi del testatore è difficile redigere un parere grafologico corretto. Secondo voi se una persona mi fa visionare due scritture come la numero 1 e la 2 oppure la 3 e la 4 e mi chiede se provengono dalla stessa persona si o no risposta secca senza alcuna ulteriore informazione cosa dovrei rispondere?

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