I disturbi dell’attenzione in età scolare: un contributo grafologico

Troppo vivaci, disattenti, maleducati, svogliati: così vengono spesso definiti dagli insegnanti gli alunni il cui comportamento è caratterizzato da livelli di disattenzione elevati per l’età e non di rado associati ad impulsività ed iperattività. Questi comportamenti si manifestano con particolare frequenza a scuola, un ambiente in cui viene richiesta una elevata concentrazione per raggiungere un buon livello di apprendimento. Generalmente questi alunni non portano a termine i compiti scritti ; in particolari situazioni sembrano non seguire o addirittura non voler ascoltare chi parla e, se interrogati, forniscono risposte “ a vanvera” . Anche i rapporti sociali con i coetanei possono venire danneggiati, proprio a causa di queste difficoltà comunicative a cui talvolta si aggiunge uno scarso rispetto delle regole nei giochi e dei turni nelle varie attività scolastiche, e, più in generale, emergono comportamenti impulsivi di tipo egocentrico e quindi poco rispettoso dei diritti degli altri. Prevale la scelta di giochi non strutturati e l’impulsività può creare situazioni pericolose. Questi comportamenti evidenziano una bassa tolleranza alle frustrazioni, scarsa stima di sé che causano umore variabile accompagnato anche da esplosioni improvvise di collera.

In tempi recenti ricercatori nelle discipline mediche e psicologiche hanno individuato e diagnosticato, per alcuni casi specificamente definiti, in cui appaiono queste modalità di comportamento in maniera continuativa o eccessivamente frequente, un disturbo da deficit di attenzione e iperattività , diagnosi che per brevità viene denominata con la sigla DDAI o con l’acronimo inglese ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Psicologi e psicoterapeuti, neurologi e psichiatri hanno descritto, ciascuno per il proprio ambito disciplinare, le caratteristiche del disturbo, sulla base di indagini specifiche, allo scopo di evitare valutazioni approssimative e quindi soggette più facilmente ad errore. Numerosi studi hanno evidenziato che il fattore patogenetico fondamentale del disturbo può essere costituito da un deficit delle capacità di inibizione delle risposte impulsive mediate dalla corteccia frontale (Schachar e Logan 1990; Barkley 1997) con conseguente difficoltà di autocontrollo, non soltanto motorio, ma anche di elaborazione dei processi mentali che portano all’autoregolazione nell’esecuzione di un compito. E’ importante però sottolineare che la disattenzione, con o senza impulsività, nei bambini non è automaticamente segno di DDAI, anzi i casi di questo specifico evento sono sicuramente in numero molto limitato e comunque la diagnosi deve essere affidata a specialisti del settore.

Come grafologa dell’età evolutiva, mi sono particolarmente interessata al problema ed ho potuto constatare attraverso l’esame delle scritture di bambini con caratteristiche comportamentali di tipo DDAI, o similare, la presenza di un livello medio o medio-grave di disgrafia, ossia di una difficoltà evidente di scrivere producendo segni grafici corrispondenti al modello insegnato; in altre parole questi bambini o questi adolescenti scrivono in maniera poco chiara, talvolta quasi illeggibile, non rispettano le distanze spaziali tra le parole o tra le righe, i margini risultano irregolari, le singole lettere risultano malformate, talvolta troppo grandi o troppo piccole, con ammaccature e schiacciamenti, i segni curvi sono spesso sostituiti da angoli e la loro conduzione risulta faticosa con frequenti interruzioni o sovrapposizioni. Un esempio è la scrittura di M. qui di seguito riportata

disturbi attenzione

Quando scrive questo testo libero M. ha 11 anni, è al termine delle quinta elementare; il suo percorso scolastico è stato alquanto accidentato a causa dei suoi comportamenti aggressivi , sia con le parole che con i fatti, verso i compagni e anche verso gli insegnanti. Solo la sensibilità dell’insegnante di italiano ha permesso a M. di esprimere le sue qualità intellettive di notevole livello cercando di sostituire le prove scritte con quelle orali, evitando così al bambino la mortificazione di dover esporre le sue difficoltà nella scrittura. L’esame infatti della scrittura di M., eseguito con la scala di Ajuriaguerra per la disgrafia, denota un disturbo disgrafico piuttosto elevato. E’ chiaro che non spetta al grafologo fare diagnosi di DDAI, tuttavia dalla grafologia può arrivare un utile contributo sia per gli specialisti del settore, sia ai genitori e soprattutto per gli insegnanti che possono così evitare l’errore di considerare questi bambini e questi adolescenti come ‘svogliati’, ‘poco studiosi’, ’maleducati’, e indurli invece a cercare soluzioni didattiche adeguate.

Interessanti sono le osservazioni del dott. B. Favacchio, specialista in Psicopatologia dell’apprendimento, che nel suo articolo “La disgrafia”(in rivista ‘GRAFOLOGIA’ n. 29, a.2005, ed. CESGRAF) si esprime come segue: “ La ricerca italiana, esaminando la relazione tra DDAI e difficoltà nel controllo percettivo motorio in 150 bambini di scuola elementare, ha rilevato che i bambini con DDAI (…….) hanno prestazioni percettivo-motorie e di apprendimento significativamente peggiori dei gruppi di controllo, in special modo si nota scarsa coordinazione e difficoltà nel controllo ‘fine’ del movimento”. Vi è quindi la conferma che la disgrafia appare con notevole frequenza in associazione con il DDAI in cui l’equilibrio neuromotorio sembra essere deficitario e causare quindi difficoltà nel controllo dei movimenti necessari per scrivere per cui l’analisi grafologica consente di far emergere elementi specifici di conferma, quali una disarmonia complessiva, una difficoltà nel procedere della scrittura, una pressione variabile, una spazialità irregolare, forme diseguali e mal tratteggiate, un movimento poco fluido talvolta contratto talaltra poco controllato o troppo rilasciato e lento.

Vorrei comunque sottolineare ancora che i bambini disattenti e disgrafici non sono automaticamente affetti da sindrome DDAI, anzi spesso le cause sono di altro genere, come una lieve immaturità nello sviluppo psicoaffettivo o intellettivo, un disagio sociofamiliare , o altri motivi di ordine ambientale anche scolastico.

disturbi attenzione 2

La dimensione è molto grande rispetto all’età, ancora decisamente legata al modello scolastico (a 9 anni i bambini cercano già di personalizzare la propria scrittura, magari imitando quella degli adulti o di ragazzi più grandi…); la progressione è piuttosto lenta , il tratto e la pressione poco affermati. Questa scrittura evidenzia una immaturità che probabilmente rende la vita scolastica di F. piuttosto faticosa, con difficoltà a tenere a lungo la concentrazione e quindi ad essere spesso disattento; se richiamato si dimostra offeso e talvolta diventa permaloso e ha reazioni di stizza. L’analisi della scrittura con la scala di Ajuriaguerra permette di rilevare una disgrafia di medio livello, confermata anche dallo psicologo che segue F. da qualche mese su segnalazione dell’insegnante. La diagnosi della disgrafia in questo caso non porta affatto ad ipotizzare una diagnosi di DDAI, ma piuttosto verso la presenza di una lieve immaturità globale. Anche in questo caso il profilo grafologico di F., stilato dopo una attenta analisi di più scritture e disegni eseguiti in diversi periodi dal bambino, può favorire un adeguato intervento pedagogico a casa e a scuola.

Le considerazioni emerse dagli esempi esposti consentono di comprendere l’apporto che la grafologia è in grado di fornire nell’individuazione di possibili difficoltà comportamentali dei ragazzi nel periodo dell’età evolutiva, compresi i disturbi di attenzione con o senza iperattività. Ritengo perciò fondamentale che vengano superati i pregiudizi che tuttora gravano sulla disciplina grafologica per coglierne invece le concrete possibilità di applicazione anche in campo psicopedagogico. E’ proprio attraverso lo scambio di idee e di esperienze, in un rapporto di aperta e autentica collaborazione paritetica tra discipline, che si potrà realizzare l’acquisizione e la messa in opera di nuove conoscenze: la grafologia è pronta a dare il suo contributo.

Elisabetta Agnoloni