L’importanza della psicologia della scrittura nella perizia grafologica

a cura di Patrizia Belloni

Grafologa giudiziaria

In ciascun essere umano, vi è una parte non visibile, nascosta, è quella parte, dove aspetti ambientali, culturali, religiosi, hanno contribuito alla formazione del carattere ed a strutturare la personalità di ogni individuo, quella zona “franca” che custodiamo gelosamente, dove ogni tanto ci si rifugia, dove riappaiono i ricordi.

Anche l’interiorità, la parte più profonda diognuno di noi, che viene custodita gelosamente, può diventare comprensibile, decifrabile,
grazie anche alla scrittura, alla traccia che si lascia sul foglio bianco.

Il linguaggio scritto, rappresenta una impronta personale, unica, che  attraverso uno studio ricercato, può rivelare l’identità dello scrivente, infatti, attraverso il percorso, o tracciato grafico, si possono capire sia gli aspetti caratteriali, ovvero, il temperamento, il tipo di intelligenza, l’affettività che una persona è in grado di dare ma anche di ricevere, il grado di socialità, inclinazioni dal punto di vista lavorativo.

Chi si occupa, come me, di grafologia giudiziaria, sa bene quanto la perizia grafotecnica sia importante, la possiamo definire “l’arma” legale, una significativa risorsa che permette di risalire all’autore, ad esempio, di una lettera anonima, oppure della falsificazione di un testamento, addirittura di un biglietto lasciato sul luogo di un delitto.

Altresì, la grafologia giudiziaria, impone una rigorosa applicazione della metodologia, che, unitamente all’ausilio della psicologia della scrittura, rendono un contributo necessario per la ricerca della verità.

Il termine “perizia” deriva dal latino, e significa, come molti di voi sapranno, conoscenza acquisita con esperienza, capacità, abilità, ed il termine deriva dal verbo perire, che in parole semplici, significa andare al di là, oltre le apparenze.

Andare oltre le apparenze… vuol dire, per un grafologo giudiziario, non soffermarsi sulla morfologia, ovvero sulla forma delle lettere, ma vedere, e non guardare soltanto, tutti gli altri aspetti grafici, che sono molti, per giungere ad una conclusione, possibilmente quella giusta.

Anche se, viene insegnato che la forma è il genere grafico tra i più importanti, nella scala gerarchica, infatti i generi della scrittura sono otto, e la forma insieme alla dimensione, ovvero al calibro della lettere, è quella collocata ai primi posti.

D’altro canto però, non deve essere esaminata come un prodotto statico, ma, valutata nella sua dinamicità, scorrevolezza, fluidità ma soprattutto spontaneità, infatti, nessuna specie grafica dovrebbe essere valutata in modo isolato ma contestualizzata, presa in esame per quello scritto specifico.

L’applicazione statica, dei criteri inerenti alla morfologia, che esercitano alcuni periti grafici, li porta ad una valutazione spesso errata di omografia, ovvero, la conclusione: lo scritto è il frutto della mano di…

Fortunatamente si tratta di un metodo superato, che viene applicato non molto di frequente, in quanto produce non pochi danni, specialmente quando ci si trova a dover analizzare un testamento olografo, scritto da una persona anziana.

Il grafologo giudiziario, se professionista attento e scrupoloso, oltre ad  osservare l’aspetto morfologico, deve essere in grado di capire se quel testamento, pur essendo stato scritto effettivamente dal “de cuius”, ciò si capisce grazie alle scritture di comparazione, possibilmente coeve, (nelle persone anziane la scrittura cambia, si modifica, più velocemente rispetto ad un soggetto giovane)  cioè il più vicino possibile alla data del testamento, sia  effettivamente, frutto della sua volontà.

Spesso i testamenti olografi, sono il prodotto di una coercizione, costrizione di natura psicologica, (ricatto morale) oppure il risultato ottenuto  guidando la mano” del testatore, ed ancora…a volte il testo viene dettato da qualcuno.

Purtroppo, ci sono individui, che per far scrivere un testamento ad un anziano che sia parente o conoscente, gli somministrano alcoolici, o tranquillanti.

Tutte anomalie della scrittura che si palesano, o attraverso tremori diversi dallo stato naturale, dovuto all’età dello scrivente, infatti, i tremori dovuti alla vecchiaia sono diversi dai tremori di chi fa uso di sostanze che creano dipendenza, alcool o droghe, tremori dovuti all’incertezza di chi sta falsificando, oppure a lettere e parole frammentate, incerte, esitanti, soste ingiustificate specialmente nella firma.

Se all’interno di una scheda testamentaria, troviamo delle frasi sconnesse, per cui si evince una confusione della sfera cognitiva, e poi, magari troviamo che vengono citate date di nascita – luogo, giorno, mese ed anno-
di perfetti sconosciuti, ai quali è stato lasciato tutto ciò che la persona possedeva, allora, forse, un “piccolo” campanello di allarme si dovrebbe accendere.

Non mi stancherò mai di dire, che il compito che siamo chiamati a svolgere, è molto delicato, fare in modo di dare voce a chi non c’è più, far rispettare le sue vere volontà, non è cosa di poco conto, ma, con la superficialità con cui spesso si ha a che fare, vengono procurati molti danni, materiali e soprattutto morali alle famiglie di chi non c’è più.

ANONIMOGRAFIA

Vale la pena ricordare, a chi segue questo giornale on-line, che gli scritti anonimi – o anonimografie – sono spesso il frutto di persone non propriamente normali, per cui, lo studio della grafopatologia potrà essere senz’altro molto utile ai fini dell’individuazione dell’autore.

In questi ultimi anni, sempre più spesso si ricorre al grafologo esperto in perizia grafotecnica per potere individuare anche un presunto autore di scritti anonimi, da un lato perché, (purtroppo) questa pratica è sempre più diffusa e, dall’altro, perché oggi, con le attuali tecniche esplorative e con le capacità d’indagine scientifica, si è acquisita una lunga esperienza in questo settore.

Ciò consente non solo, attraverso una comparazione di scritti, di individuarne l’autore, (qualora si abbia un sospetto verso qualcuno in particolare) ma spesso, anche a capire e spiegare i motivi che spingono certi individui a ricorrere a mezzi talmente poco trasparenti per dire ciò che pensano. Spesso si tratta di soggetti – uomo – donna-  convinti di aver subito un torto; spesso, il tema è ricorrente, trattasi di delusioni amorose, magari un rifiuto, un ripensamento dovuto al comportamento del “corteggiatore”. Pertanto, chi si sente offeso, vuole creare un fastidio verso chi ha destato loro tanta sofferenza, che spesso si protrae nel tempo, sconfinando nello stalking.

Scrivere biglietti, lettere, od inviare mail anonime, gratifica quei soggetti affetti da psicopatologie, come accade sotto altro aspetto per la cleptomania; per loro significa avere una occupazione che gli consenta di esprimersi, seppur in incognito, e di liberarsi così dalle proprie frustrazioni.

L’anonimografia occasionale – invece

E’ tutta la restante e variegata produzione anonima del singolo responsabile, dettata da una particolare circostanza, o da uno scopo ben preciso, che costituisce nella sua vita un episodio sporadico e, comunque, non abitudinario.

Ultimamente, mi sono occupata di un caso piuttosto spiacevole di anonimografia

Una giovane donna, separata dal coniuge da circa tre anni, con una bambina in età pre-adolescenziale, improvvisamente, ha iniziato a ricevere sul suo telefono cellulare privato una serie di chiamate piuttosto inquietanti.

Offerte di denaro in cambio di prestazioni occasionali a sfondo sessuale: “no guardi, ha sbagliato numero” ripeteva la signora. Finché un giorno viene contattata da un soggetto, con numero non celato, il quale diceva, a seguito di una spiegazione richiesta dalla mia assistita – dal momento che le telefonate erano aumentate- che aveva trovato il suo numero scritto sul muro del bagno degli uomini in un certo Autogrill, naturalmente con una frase di accompagnamento.

Il caso ha voluto che questo signore, una volta capita la situazione e volendo aiutare la vittima, ha fatto una foto dal suo cellulare della scritta e l’ha inviata alla signora, che non appena ha visto la grafia ha da subito nutrito un forte sospetto nei confronti del suo ex marito. A quel punto si è rivolta a me, quale grafologa giudiziaria, per avere un parere obiettivo, pro-veritate, al fine di potersi rivolgere ad un legale e, di conseguenza, sporgere una denuncia ai danni del persecutore.

Naturalmente mi ha fornito una serie infinita di documenti olografi ed il caso, oppure la fortuna, ha voluto che questo “signore” avesse l’abitudine di scrivere in stampatello proprio come la scritta sul muro in Autogrill; non ha nemmeno tentato di “camuffare” il proprio modo di scrivere, come invece spesso accade, evidentemente tranquillo che non sarebbe stato scoperto.

Anche nella scrittura a stampatello, nonostante strutturalmente sia più schematica e meno personalizzata di quella in corsivo, comunque permangono peculiarità individualizzanti della mano dell’autore scrivente, specialmente quando è stato vergato – come nel caso in questione- in modo del tutto naturale e spontaneo.

Questo è stato un episodio, seppur riprovevole e condannabile, dettato da un momento di rabbia, un atto isolato, e sapere che, è stato proprio questo “signore” a lasciare moglie e figlia, da un giorno all’altro, per un’altra donna, fa pensare che abbia dei seri problemi.

E’ proprio il caso di dire che: nella vita tutto può succedere, da un probabile, eventuale “cliente”, la signora ha trovato colui che le ha consentito di mettere fine a quella continua tortura. 

Scritte anonime nei bagni pubblici. Un incubo per le vittime da cui è possibile difendersi

Le pareti dei bagni pubblici, ovunque questi si trovino, presentano il comune fenomeno delle scritte anonime, lasciate da diversi autori e con vari intenti che confidano di rimanere nella totale oscurità, in ragione della più assoluta riservatezza del luogo.

 Insomma una zona franca dai sistemi di  videosorveglianza e da altre forme di vigilanza diretta.

Si tratta di un vero fenomeno sociale che non risparmia alcuna area territoriale da nord a sud, da est a ovest.

In alcuni casi la scritta o il disegno per quanto volgari e censurabili per l’evidente danno arrecato ai  rivestimenti dei servizi igienici, non sono destinati ad offendere qualcuno in maniera mirata, rimanendo quale testimonianza di malcostume e inciviltà.

In altri casi l’autore dell’anonima scrittura, ben consapevole di poter arrecare un serio danno al bersaglio prescelto, lascia in una o più occasioni, in uno o più bagni pubblici, frasi ingiuriose dell’altrui reputazione.

Questi ultimi casi rivestono, senza alcun dubbio,  rilevanza penale e le conseguenze per la vita delle vittime delle scritte diffamatorie, possono andare ben oltre al danno alla reputazione e all’immagine della persona.

A chi non è capitato, viaggiando in auto, di doversi fermare in  un’area di servizio, per fruire dei servizi igienici e di trovare scritte vergate a mano, in cui si fa credere che il diretto interessato, abbia lasciato un proprio annuncio pubblicitario, per prestazioni di carattere sessuale, con l’indicazione del recapito telefonico per essere contattato?

Solo una visione superficiale, può liquidare la questione come uno scherzo di pessimo gusto.

No, non si può pensare di definire il fatto così sbrigativamente, perché tra le migliaia di persone che si serviranno di quella toilette, ve ne saranno immancabilmente alcune che chiameranno quel numero, ritenendo di trovarsi di fronte ad un annuncio, lasciato dall’intestatario dell’utenza telefonica.

Lo dimostrano alcune delle vicende giudiziarie sviluppatesi in seguito alle denunce di simili episodi, approdate sino ai giudici della Corte di Cassazione.

Le vittime perloppiù donne, dopo la comparsa dell’anonimo annuncio a sfondo sessuale, sono state contattate ripetutamente, da uomini che senza alcun problema gli hanno riferito di aver trovato il recapito telefonico, in un bagno pubblico posto all’interno di un’area di servizio.

Ma ci si può difendere efficacemente da simili fatti? Ed è possibile risalire al colpevole?

Proverò a fornire delle risposte che possano tornare utili in caso di bisogno.

E’ bene chiarire che scrivere falsi annunci in forma anonima sulle pareti dei bagni pubblici, facendo credere  che l’intestataria dell’utenza telefonica sia una prostituta o una persona dedita ad altre attività licenziose, integra diverse ipotesi di reato, quali la diffamazione, art. 595 c.p.; il trattamento illecito di dati, art. 167 codice privacy; gli atti persecutori, art. 612 bis c.p.; molestia o disturbo alle persone, art. 660 c.p.

Da quanto detto ne deriva che la persona offesa anche da uno solo dei suddetti reati può rivolgersi all’Autorità giudiziaria per chiedere l’identificazione e la punizione del responsabile.

Gli  atti tipici previsti dal codice di procedura penale per mettere in moto il sistema giudiziario, attraverso le indagini preliminari, sono la denuncia e la querela che la parte offesa può presentare direttamente o per tramite di un procuratore speciale, presso la Procura della Repubblica territorialmente competente o in qualsiasi commissariato della polizia di Stato o comando Stazione carabinieri.

La proposizione della denuncia o della querela è l’unico modo per ottenere dei risultati concreti per evitare il protrarsi dello stato di impunità agli autori delle telefonate moleste, individuare esattamente il luogo ove sono comparse le scritte diffamatorie, acquisirle come elemento di prova e rimuoverle in maniera definitiva.

La localizzazione delle scritture anonime e la loro acquisizione è di fondamentale importanza nella ricerca del responsabile del reato, risultando risolutivo in alcuni episodi in cui oltre alle scritture anonime, si è potuto disporre delle scritture comparative, appartenenti al sospettato che spesso coincide, con la persona con la quale  si è avuta una relazione sentimentale o di amicizia, conclusasi negativamente.

Come citato, poc’anzi, l’acquisizione della scrittura anonima può consentire ad un grafologo giudiziario di poter dare un nome al suo autore, a condizione di avere  scritture comparative di una o più persone sospettate.

                                                                                                   Roberto Colasanti  

Criminologo investigativo e della sicurezza

Genuinità del testamento olografo. L’importanza degli indizi extragrafici

a cura di Roberto Colasanti 

Criminologo investigativo e della sicurezza

Il testamento olografo rappresenta come è noto la volontà di chi in vita vuol disporre del proprio patrimonio in previsione della morte seppure con i  limiti imposti dal codice civile. Le disposizioni testamentarie infatti non possono ledere la quota di legittima ovvero quella parte del patrimonio che per legge spetta agli eredi legittimari quali il coniuge, i figli e in mancanza di questi ultimi ai genitori. La quota  disponibile può variare secondo i casi dal 25 al 50 per cento del patrimonio del de cuius, ma non può riguardare l’intera massa ereditaria.

Totalmente libera è la facoltà di disporre del testatore in assenza dei suddetti  eredi legittimari anche in presenza di eredi legittimi quali fratelli, sorelle, zii, cugini e nipoti, sino al 6° grado di parentela. Nella realtà succede spesso che un fratello, una sorella, uno zio o una zia deceduti senza l’esistenza  in vita di coniuge, figli e genitori, abbia lasciato un testamento olografo in favore di soggetti estranei alla cerchia degli eredi legittimi che senza quel testamento sarebbero stati chiamati all’eredità nelle percentuali previste dal codice civile. In quest’ultima ipotesi il testamento olografo diviene a seguito della pubblicazione del notaio, titolo idoneo al trasferimento di proprietà di beni mobili e immobili dal de cuius all’erede ivi nominato.

La casistica degli eredi nominati per testamento olografo ed estranei alla cerchia della parentela ovvero degli eredi legittimi è piuttosto varia ed in alcuni casi il filo che lega il defunto all’erede nominato è alquanto labile se non addirittura invisibile per cui sorge altrettanto spontaneo il sospetto da parte degli eredi legittimi che il testamento olografo sia totalmente  o parzialmente falso oppure il frutto di altre illecite azioni.

Esprimersi sull’autenticità di un testamento olografo che rammentiamo per essere valido deve essere stato interamente manoscritto dal de cuius – in caso di contenzioso – è compito del giudice che si avvale di consulenti tecnici esperti di grafologia giudiziaria. La consulenza grafologica in questi casi si sviluppa attraverso la comparazione tra il testamento olografo in verifica e le scritture comparative acquisite nel corso delle operazioni peritali, da cui si potrà giungere ad una conclusione utile alla decisione della causa in un senso o nell’altro. Questo breve premessa serve per introdurre quegli elementi  che usualmente rimangono ai margini della consulenza grafologica. Stiamo parlando degli indizi extragrafici che costituiscono per chi indaga sia in ambito penale sia in campo civile, preziosi elementi per la ricerca della verità. Proviamo ad esemplificare per maggiore praticità.  Prendiamo il caso di un’anziana di oltre ottanta anni deceduta senza eredi legittimari che, apparentemente, un testamento olografo in favore di due estranei nominandoli unici eredi, escludendo in toto gli eredi legittimi.

Il primo indizio emerso dalla lettura del testamento è stato l’indirizzo di residenza indicato sull’atto che non coincide con quello risultante storicamente all’anagrafe e con la realtà dei fatti. Per quale ragione l’anziana signora avrebbe dovuto indicare un indirizzo di residenza diverso da quello reale rispetto alla data di sottoscrizione? Nessuna, perché l’indirizzo di residenza non è un elemento essenziale per la validità del testamento. Una logica spiegazione potrebbe essere che il testamento sia stato redatto successivamente all’avvenuto trasferimento della signora nella nuova residenza da persone che non avevano l’esatta cognizione della data di avvenuto cambio di residenza. Indagare ulteriormente su tale punto diventa quindi fondamentale.

Il secondo indizio ci viene fornito dalla seguente affermazione “…nelle mie piene facoltà mentali e fisiche e senza alcuna pressione nomino miei eredi…”  Si tratta di una formulazione non richiesta dalla legge per la validità del testamento ma che è stata inserita  per fugare i dubbi degli eredi legittimi sulle condizioni fisiche e mentali della de cuius e per salvaguardare esclusivamente i beneficiari a sorpresa dell’eredità. L’anziana signora avrebbe potuto motivare la sua scelta con maggiore raziocinio utilizzando una frase del tipo “nomino miei eredi universali i signori A e B perché sono gli unici che mi sono stati vicini nel sostenermi nelle difficoltà di questi ultimi anni”. Indagando su questo punto è stato possibile accertare che i due eredi hanno pubblicato il testamento pochi giorni dopo la morte della loro benefattrice senza porsi troppi problemi, dopo sette anni dalla presunta consegna del documento. Ma di fronte alla prospettiva di una quasi scontata reazione degli eredi danneggiati di impugnare il documento davanti all’Autorità Giudiziaria perché la signora in accordo con i due futuri eredi non ha deciso di fare un testamento segreto affidandolo ad un notaio? In questo caso il razionale lascia il campo all’irrazionale oppure dobbiamo ragionevolmente dubitare sulla genuinità del testamento. Anche la frase “senza pressione alcuna” deve alimentare il sospetto non avendo alcun senso per una persona libera nella persona e sana di mente. Gli unici che avrebbero potuto  esercitare pressioni sulla signora sono proprio i futuri beneficiari del testamento, ma in tale ipotesi  la signora avrebbe potuto denunciarli o  più semplicemente provvedere a redigere un nuovo testamento in data successiva, tale da rendere inefficace quello nelle loro mani.

Il terzo elemento di sospetto scaturisce dalla mancata indicazione nel testamento del patrimonio oggetto dell’eredità. La signora alla data di sottoscrizione del suddetto atto non aveva beni immobili ma solo il ricavato della vendita di un’abitazione che aveva versato sul suo conto corrente, ma di tutto ciò stranamente non vi era alcuna menzione.

Quello che è certo, è che dopo sette anni i due eredi nell’arco di sei giorni dalla notizia della morte della signora pubblicano il testamento accettando l’eredità senza ricorrere al beneficio dell’inventario, talmente erano sicuri dell’attivo patrimoniale. Infatti con l’accettazione dell’eredità non solo i crediti ma anche i debiti si trasferiscono agli eredi e si fa fatica a credere che degli estranei siano così idioti da rischiare di pagare il conto al defunto. Anche questo indizio ci induce a dubitare fortemente della genuinità del testamento ivi compresa la data di sottoscrizione.

Il quarto elemento di sospetto viene fornito ancora dalla lettura del testamento ove si legge che “..è l’unico ultimo atto con il quale si annullano i precedenti qualora fossero stati scritti”. Tale affermazione appare illogica e incoerente con quella precedente in cui dichiara il pieno possesso delle facoltà mentali e fisiche. Siamo di fronte a frasi incomprensibili se riferite ad una persona peraltro in possesso di un livello di istruzione superiore alla media. E’ notorio infatti che qualora una persona abbia scritto più testamenti nel corso della propria esistenza, l’ultimo in ordine cronologico sarà quello valido ed efficace per cui precisare qualcosa di superfluo serve solo per conferire una forza apparente ad un atto privo di una qualsiasi ragione di esistere.

Il quinto indizio   è costituito dai numerosi errori  di ortografia che non si addicono al livello di istruzione della de cuius e che soprattutto potevano essere eliminati riscrivendo il testamento su di un altro foglio, atteso che la signora non era in fin di vita, ne in precarie condizioni di salute.

In conclusione ritenendo di aver aperto una finestra sull’ampio panorama offerto dagli indizi extragrafici  è altrettanto opportuno rammentare come questi vadano letti e utilizzati in perfetta sintonia con il responso del grafologo giudiziario. Infatti una consulenza grafologica che attesti con assoluta certezza l’autenticità delle disposizioni testamentarie ovvero che siano state scritte di proprio pugno dal de cuius e la contemporanea presenza della tipologia di indizi sopra descritti dovrà indurre ad orientare le indagini in altre direzioni quali ad esempio i delitti di circonvenzione d’incapace ed estorsione.

riflessioni sul testamento olografo

A cura di Patrizia Belloni

Anche in questo numero di Dicembre, ho scelto di parlare del testamento olografo, vale a dire, quello vergato interamente dalla mano di un soggetto –testatore – che decide in autonomia, e nel pieno delle proprie facoltà fisiche e mentali ( elementi imprescindibili per la validità della scheda testamentaria) di scrivere le proprie ultime volontà.

Il tema mi è stato suggerito dalle tante richieste di perizie su testamenti olografi

Purtroppo, sempre più persone tentano di imitare la scrittura di un parente, genitore, o conoscente benestante, attraverso una emulazione pedissequa della forma delle singole lettere.

La forma, infatti, è l’aspetto più appariscente della scrittura, ma, niente più di un disegno.

Quando si falsifica un manoscritto, dare forma alle lettere,non è più un gesto spontaneo, un movimento dettato dalla libertà, dove non si riscontra niente di rigido e stereotipato, ma diventa una solida “costruzione”,quindi, avremo una conformazione rigida e sclerotizzata, non trasportata da un gesto scrittorio fluido e scorrevole.

Saranno evidenti i numerosi arresti e riprese, tremori nelle lettere che si innalzano, tipo la “t” “l”, la scrittura dell’imitatore diverrà più grande rispetto a quella originale, gli spazi tra le parole e le righe saranno più ampi, e tanti altri aspetti da valutare nel corso dell’analisi grafologica.

Anche se i falsari puntano molto sull’aspetto morfologico della scrittura, lo studio scrupoloso, del grafologo esperto, consentirà di far emergere una serie di elementi grafici, sfuggiti alla mano di chi sta falsificando un documento, poiché è molto difficile reprimere del tutto le proprie abitudini scrittorie, che emergeranno inevitabilmente via via, nel percorso grafico.

Come ad esempio i gesti “fuggitivi”

Sono quei segni graficirientra in questa categoria anche la firma, che sfuggono al controllo, infatti vengono vergati d’istinto, come ad esempio apporre un accento, oppure mettere i puntini sulle lettere “i”, virgole ed apostrofi, non tutti li eseguono allo stesso modo, di conseguenza sono un segno distintivo.

Vi è ad esempio, chi al posto del punto, al termine di una frase o periodo, appone un trattino, oppure chi non apostrofa, un altro elemento, di grande importanza che non può sfuggire al grafologo esperto, è l’impostazione spaziale, cioè come viene gestito lo spazio nel foglio, rapporto bianco-nero- tracciato grafico.

La firma sul testamento, è di fondamentale importanza, spesso,il falsario appone la firma, dove è abituato, ad es: se di solito colloca la sua firma in basso a destra, continuerà a farlo anche se sta falsificando, mentre invece, il testatore ad esempio era abituato a scriverla a sinistra del foglio e non tanto in basso.

Per chi analizza un manoscritto, specialmente se trattasi di testamento olografo, quelli sopra elencati, sono elementi di fondamentale importanza, perché, anche da tutto ciò si riesce a capire se il testo è originale, autentico, quindi spontaneo e naturale, oppure ci troviamo di fronte ad una falsificazione.

Naturalmente, per arrivare ad una conclusione certa di autografia o apocrifia, sono inevitabili le scritture di comparazione, indispensabili, per poter effettuare un confronto, che saranno fornite da chi decide di impugnare il testamento.In questo modo fornirà al grafologo la possibilità di sapere come scrive il soggetto in questione, non possiamo attribuire uno scritto, per esempio a Giovanni se non conosciamo la scrittura di Giovanni.

Immagino che tale precisazione potrà apparire superflua, ma purtroppo non lo è sempre.

Questi documenti, o schede testamentarie, per legge, devono essere scritti interamente dal testatore, non vi possono essere interferenze ,ovvero correzioni, aggiustamenti, da una mano diversa, a volte anche un numero, una data, una piccola frase, possono far invalidare un testamento se vergati da una mano estranea.

Tutti i miei articoli, come ho già ricordato, sono il frutto di esperienze professionali, la mia preparazione grafologica e successivamente peritale, come di molti altri colleghi, consente di risolvere casi, a volte anche difficili, spinosi, dove, soltanto con il confronto della forma delle singole lettere, difficilmente si arriva alla corretta conclusione.

La preparazione grafo-psicologica della scrittura è indispensabile, specialmente quando dobbiamo analizzare un testamento olografo redatto da una persona molto anziana, magari con gravi patologie, ma grazie a queste conoscenze, quindi non soltanto tecniche, possiamo veramente conoscere la vera essenza del soggetto, e capire se il testamento è autentico oppure no.

Concentrarsi troppo, soltanto sulla forma –  è innegabile che sia uno degli otto generi della scrittura molto importante – ma deve essere contestualizzata, non ci si può fossilizzare soltanto sull’aspetto esteriore, come un bell’abito, può risultare un lavoro superficiale e per molti versi lacunoso.

Non si può svolgere una perizia giudiziaria, rilevando delle piccole analogie, con un altro scritto di comparazione, sottovalutando le divergenze importanti, quindi, ignorando le disomogeneità dinamiche, le differenze nella continuità, che spesso sono la prova di falsità, specialmente se ci sono soste e riprese nella firma, che è per eccellenza il gesto grafico più naturale e spontaneo.

Infatti, la prima valutazione, la prova “regina”, va condotta alla ricerca della naturalezza e spontaneità del tracciato grafico di un testamento, ancor prima di procedere con il confronto di altri scritti della persona in questione, partendo dal presupposto che, la presenza di questi due elementi, è già una premessa utile al fine della dimostrazione di autenticità, oppure, in caso contrario di apocrifia.

Sono in molti a pensare che naturalezza e spontaneità siano la stessa cosa, ma non è così, la scrittura naturale significa che fa parte di noi, della nostra naturalità, ma si può scrivere in modo naturale anche se in qualche modo si è vittima di pressione da parte di persone terze, quindi da un condizionamento esterno, in quel caso la scrittura sarà naturale ma non spontanea.

Spontanea, invece significa scrivere senza alcun tipo di condizionamento, né esterno, ovvero da terze persone, né interno, cioè di natura soggettiva, psicologica come i sensi di colpa.

Spesso, le persone anziane benestanti sono il bersaglio di qualcuno che esercita su di loro una circonvenzione, ovvero che vengono compiute azioni disoneste per procurarsi un illecito profitto, come ad esempio far scrivere all’anziano, ovviamente facoltoso, un testamento sotto la minaccia di percosse, purtroppo avviene anche questo.

Tutto ciò, il grafologo è in grado di scoprirlo, attraverso uno studio attento e scrupoloso, scevro da altri condizionamenti, avendo come unico obiettivo, quello di far valere le ultime vere volontà di chi non c’è più.

Dalla grafologia suggerimenti per la tutela delle persone anziane in difficoltà

a cura di Roberto Colasanti 

Criminologo investigativo e della sicurezza

 Colonnello dei carabinieri in congedo

Alcuni casi giudiziari di cui mi sono occupato in qualità di consulente forense hanno riguardato le disposizioni testamentarie di persone ultraottantenni che in seguito al decesso sono state impugnate da parte degli eredi perché ritenute false o lesive della quota di legittima.  In un caso si trattava di un testamento pubblico in cui le volontà erano state dettate direttamente al notaio che le aveva ricevute e dattiloscritte lasciando al testatore il compito di firmarle per conferma, in un altro caso si trattava di un testamento olografo quindi interamente manoscritto dalla mano del presunto testatore e successivamente pubblicato dal notaio a richiesta dell’erede. Per entrambi i testamenti la valutazione del grafologo giudiziario è stata di falsità ovvero di non riconducibilità degli scritti e/o delle firme al de cuius e ciò in virtù di un approfondito e particolareggiato studio effettuato sulle scritture e firme comparative del defunto.

Ma è proprio dall’esame delle scritture autentiche delle due persone ultraottantenni che il consulente grafologo ha colto gli indici sintomatici dello stato di sofferenza fisico e/o psichico, rilevabili dalle componenti del gesto scrittorio, successivamente confermati da informazioni acquisite in seno alla cerchia familiare. Continua a leggere

Grafologia magazine compie tre anni

A cura di Patrizia Belloni
Direttrice Grafologia Magazine – Grafologa giudiziaria

E’ un tempo molto importante, i primi tre anni sono fondamentali, nella formazione del carattere, di ciascun essere umano, secondo il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, ma anche per elaborare un lutto, per ricominciare dopo una delusione…tre anni.
Considero questa testata giornalistica, on-line, la mia creatura.
Nata dopo una mia esperienza giornalistica “cartacea”, durata un decennio, e dal momento che siamo nell’era del digitale, ed internet è un mezzo veloce e mirato, ho scelto di farne parte con questo progetto editoriale, stare al passo con i tempi, io la considero una evoluzione, non il contrario. Continua a leggere

Vantaggi del testamento segreto

A cura di Patrizia Belloni
Grafologa giudiziaria

Da un punto di vista squisitamente pratico, oltre che psicologico, redigere un testamento olografo, ovvero scrivere il testo personalmente, dà al testatore, una sicurezza in più, come abbiamo già detto, ovvero l’impressione di poter meglio esprimere e salvaguardare le proprie volontà, avere la possibilità di poterlo cambiare, modificare, correggere ecc.
D’altro canto, anche al grafologo, in questo caso, viene offerta l’occasione di effettuare una perizia, qualora venga richiesta, attraverso un campo di azione molto più ampio.
Infatti, tramite la grafia si può tracciare il profilo psicologico dello scrivente, fare una attenta anamnesi, prendendo in considerazione le informazioni extragrafiche, che si rivelano, determinanti, in molte circostanze. Continua a leggere

Consulenza tecnica grafologica e indagini difensive per una simbiosi vincente

A cura di Roberto Colasanti

Gli odierni studi legali di successo conoscono molto bene l’importanza delle indagini difensive e se ne avvalgono oramai con assiduità tale da costituire il loro normale “modus operandi”.

Molti altri studi legali invece risultano meno inclini all’utilizzo delle indagini difensive in tutti i loro molteplici aspetti, anche in ragione del conseguente aggravio economico  da far sopportare al cliente, ritenendo di potervi ovviare con il solo studio degli atti a disposizione. Continua a leggere