L’editoriale di Agosto

Gentili lettori,

La nostra testata giornalistica anche in questo periodo estivo è in rete.

Ci scrivete in tanti ponendo quesiti, curiosità , e  man mano, anche attraverso i nostri articoli, cerchiamo di dare delle risposte.

Tante sono le persone interessate al mondo della grafologia, anche per conoscere meglio gli ambiti dove può trovare applicazione.

E’ vero che è l’osservazione grafica a costruire la base dell’interpretazione della personalità, ma è anche vero che, senza l’analisi delle ripercussioni dell’ inconscio sul conscio, (pertinenza psicologica ) tali deduzioni sarebbero incomplete.

E’ innegabile che attraverso la grafia si può capire l’intera personalità di chi scrive, e fa emergere aspetti sconosciuti anche a se stesso.

Per questo motivo, è fondamentale avere un colloquio preliminare con chi intende far analizzare la propria scrittura al fine di un profilo psicologico.

Conoscere la persona e, attraverso un dialogo, capire se è pronta ad accettare ciò che si rileverà dall’analisi – non soltanto gli aspetti positivi – è molto importante, risparmierà cattive sorprese a noi grafologi ma soprattutto alla persona che si è sottoposta, se pur in modo del tutto spontaneo.

Se la motivazione ha origini profonde, ovvero, se è il primo passo verso un percorso di conoscenza della propria sfera psicologica, allora la persona sarà pronta ad “accettare”;  ma se viceversa, è soltanto curiosità “tanto per provare”, allora ci sarà un rifiuto: si innescherà inevitabilmente un meccanismo di difesa che spingerà il soggetto a dire che abbiamo sbagliato. E’ accaduto.

D’altro canto, non possiamo consegnare un profilo “compiacente”, non sarebbe deontologicamente corretto e sicuramente deleterio per chi lo riceve.

In grafologia non esistono particolari segni che ci parlano di un disturbo specifico, ma come ho già spiegato in altri articoli, esistono scritture che possono far prevedere un determinato rischio.

Il nostro compito principale è quello di conoscere a fondo i meccanismi di funzionamento della psiche, ma non possiamo diagnosticare, piuttosto dedurre.

Analizzando una scrittura, dobbiamo capire se chi scrive, trovandosi di fronte ad un conflitto, sarà in grado di porre rimedio servendosi degli adeguati meccanismi di difesa senza rimanervi coinvolto in modo irrimediabile.

Trattare un argomento così complesso in modo semplice, con esempi accessibili anche ai non addetti ai lavori, sta avendo un discreto successo.

Sono consapevole che non tutti sono pronti a “recepire” questo tipo di informazione, ci sono persone che rifiutano l’idea che la loro mente utilizzi delle difese, quasi come se fosse un atto di debolezza e non di forza come in effetti è.

I meccanismi di difesa, sebbene inconsciamente, ci salvano da molte nevrosi. Avere una mente al nostro servizio che all’occorrenza sia in grado di “usare”, a seconda delle situazioni un diverso meccanismo, è un bene. Rifiutare questo pensiero ne innesca inevitabilmente un’altro.

Per ribadire un concetto da me già espresso, tutti noi ne facciamo uso, indipendentemente dalla professione che svolgiamo o dall’estrazione sociale, dalla cultura ecc…

La finalità di questo progetto editoriale è proprio quella di divulgare dei concetti, fare informazione al fine di rendere possibile tutto ciò anche alle persone “lontane” dal mondo della grafologia e della psicologia.

D’altro canto, non possiamo sapere i limiti della grafologia, scienza umana dove la ricerca è sempre in via di sviluppo.

Quando è la natura dell’uomo ad essere “esaminata”, questa assume una modalità che non è chiaramente paragonabile alle scienze esatte, in quanto si svolge in una dimensione dove ci sono luci ed ombre, spesso inesplorabili dell’anima.

Patrizia Belloni

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