Proiezione

Uno dei meccanismi di difesa pù utilizzati è la Proiezione, ovvero l’Io che espelle il problema.

Ciò che la persona non vuole accettare di se, per tanti motivi, personali, sociali, ecc…. e lo trasferisce su di un soggetto esterno.

Si proiettano le proprie paure, le ansie, i sensi di colpa, la propria aggressività magari repressa, coloro che utilizzano questo meccanismo di difesa, avvertono la necessità di “scaricare” o meglio, “appioppare” ad un’altra persona ciò che avvertono come un loro difetto.

Possiamo in questo modo spiegare il fenomeno del cosidetto “capro espiatorio”

Trasferire ciò che genera malessere, consente di conservare intatta la stima verso se stessi.

E’ un meccanismo di difesa che presuppone l’esistenza di un Super-Io piuttosto ingombrante, la severità e l’intolleranza di chi adotta che questo tipo di difesa è accompagnata dalla medesima severità contro se stesso.

L’effetto della “Proiezione” è la rottura del legame tra ciò che è inaccettabile da parte del soggetto e l’Io.

Per fare meglio capire di cosa stiamo parlando, mi viene in mente un antico ma attuale proverbio, quello del “bue che dice cornuto all’asino”

Già ai tempi di Aristotele, nel trecento a.C. si parlava di questo problema, anche all’epoca c’era la tendenza di trasferire i propri difetti su altre persone!

I tempi sono cambiati, la tecnologia ormai fa parte della nostra vita, si va nello spazio… tante scoperte, molte malattie sono state debellate, oggi è possibile guarire da ciò che alcuni decenni or sono era causa di morte, eppure… se ci pensiamo, i vecchi detti, i proverbi degli antichi sono ancora oggi pura attualità.

Allora una riflessione si fa strada…

Mi viene in mente la psicologia analitica di Jung, psichiatra, psicoterapeuta, allievo di Freud, il quale ha sviluppato un pensiero filosofico legato alla crescita ed all’evoluzione dell’individuo

Mentre per Freud l’inconscio, è rappresentato esclusivamente da contenuti rimossi della nostra personale storia, per Jung, oltre a questo aggiunge contenuti universali.

Ovvero, gli “archetipi”, dal greco – archè – antico,- tipi – ovvero modelli.

Coloro che giacciono nel profondo dell’inconscio collettivo fanno parte ancora del nostro presente.

Dunque, probabilmente possiamo dare una spiegazione logica a tutto ciò, passano gli anni, millenni ma la mente umana di fondo è sempre la stessa, malgrado tutto… perchè siamo influenzati da antichissimi modelli universali, non soltanto quelli facenti parte della nostra sfera parentale, affettiva più prossima.

Il conscio , diceva Jung, “altro non è che un’isoletta che emerge dal mare immenso della psiche che abbraccia tutto il mondo”.

Patrizia Belloni

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